We are now in the midst of the "European Digital Decade," a period during which the European Union has committed to decisively addressing the challenges posed by the technologies of the new millennium. While their widespread adoption has brought enormous economic benefits, facilitated access to information, and broken down geographical barriers, it has also introduced significant threats, particularly to European fundamental rights. Privacy, personal data security, freedom of expression, and consumer protection have been jeopardized by the uncontrolled expansion of digital platforms and their increasing influence on people's lives. In response to this scenario, in recent years the European Union has made a series of legislative efforts to fill regulatory gaps and address inconsistencies across Europe in protecting its citizens from these threats. Among the many, we can highlight the General Data Protection Regulation (GDPR), the Cybersecurity Act, the AI Act, the Digital Markets Act (DMA), and, central to this study, the Digital Services Act (DSA). The latter, with its full enforcement starting from February 2024, will provide a comprehensive regulatory framework to ensure, within Europe, a digital environment capable of adequately managing content moderation, targeted advertising, child protection, and algorithmic transparency. These efforts represent, in many ways, an unprecedented global initiative, contrasting with another approach, typically American, which, fearing that excessive regulation could stifle innovation and limit freedom of expression, grants companies much more freedom to self-regulate. These concerns are further amplified by the rapid pace of technological advancement, making it inevitable that previous regulations must be constantly updated, replaced when they become obsolete, and recalibrated when proven ineffective. The driving idea behind this study is that the more interventionist approach pursued by the EU represents an opportunity to become a global leader in defending online rights. However, achieving this outcome requires rigorous oversight of its progress. This paper aims to contribute to this effort by analyzing the legislative package and the issues it seeks to address, but above all, by examining its critical points to foster a constructive dialogue that can prevent, or at least limit, the potential side effects feared by the American approach.
Siamo ormai nel pieno del “decennio digitale europeo”, il periodo in cui l'Unione europea ha dichiarato di voler affrontare con decisione le sfide poste dalle tecnologie del nuovo millennio. La loro diffusione capillare ha generato enormi benefici economici, facilitato l'accesso alle informazioni e abbattuto barriere geografiche, ma ha portato con sé anche significative minacce, in particolare per i diritti fondamentali europei. La privacy, la sicurezza dei dati personali, la libertà di espressione e la tutela dei consumatori sono state messe a rischio dall'espansione incontrollata delle piattaforme digitali e dalla loro crescente rilevanza nella vita delle persone. Di fronte a tale scenario, negli ultimi anni, l'Unione europea ha avanzato una serie di sforzi legislativi per colmare alcune lacune normative e disomogeneità sul territorio europeo nella protezione dei cittadini europei dalle suddette minacce: tra i molti, il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), il Cybersecurity Act, l’AI Act, il Digital Markets Act (DMA) e, al centro di questo studio, il Digital Services Act (DSA). Quest’ultimo, con la sua piena applicazione a partire da febbraio 2024, fornirà un articolato quadro normativo atto a garantire, sul suolo europeo, una sfera digitale capace di gestire adeguatamente la moderazione dei contenuti, la pubblicità mirata, la protezione dei minori e la trasparenza algoritmica. Questi sforzi rappresentano, sotto molti aspetti, un’iniziativa inedita a livello mondiale, in contrapposizione a un altro approccio, tipicamente statunitense, che, temendo che una regolamentazione eccessiva possa soffocare l'innovazione e limitare la libertà di espressione, concede alle aziende molta più libertà di autoregolamentarsi. Queste preoccupazioni sono rafforzate dai ritmi serrati dell’avanzamento tecnologico, che rendono fisiologico il costante aggiornamento delle normative precedenti, le quali si trovano ad essere sostituite quando diventano obsolete e ricalibrate quando si dimostrano inefficaci. L’idea che muove questo studio è che l'approccio più interventista perseguito dall’UE rappresenti un’opportunità per diventare un’eccellenza mondiale nella difesa dei diritti online, ma tale esito richiede una rigorosa supervisione sul suo avanzamento. L’elaborato intende contribuire a questo sforzo, analizzando il pacchetto legislativo e le tematiche che affronterà, ma anche e soprattutto i suoi punti critici, al fine di favorire un dialogo costruttivo che prevenga, o almeno limiti, gli effetti collaterali temuti dall'approccio statunitense.
La tutela dei cittadini europei nell'era digitale: uno sguardo critico al Digital Services Act
BURRONI, DONATO
2023/2024
Abstract
Siamo ormai nel pieno del “decennio digitale europeo”, il periodo in cui l'Unione europea ha dichiarato di voler affrontare con decisione le sfide poste dalle tecnologie del nuovo millennio. La loro diffusione capillare ha generato enormi benefici economici, facilitato l'accesso alle informazioni e abbattuto barriere geografiche, ma ha portato con sé anche significative minacce, in particolare per i diritti fondamentali europei. La privacy, la sicurezza dei dati personali, la libertà di espressione e la tutela dei consumatori sono state messe a rischio dall'espansione incontrollata delle piattaforme digitali e dalla loro crescente rilevanza nella vita delle persone. Di fronte a tale scenario, negli ultimi anni, l'Unione europea ha avanzato una serie di sforzi legislativi per colmare alcune lacune normative e disomogeneità sul territorio europeo nella protezione dei cittadini europei dalle suddette minacce: tra i molti, il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), il Cybersecurity Act, l’AI Act, il Digital Markets Act (DMA) e, al centro di questo studio, il Digital Services Act (DSA). Quest’ultimo, con la sua piena applicazione a partire da febbraio 2024, fornirà un articolato quadro normativo atto a garantire, sul suolo europeo, una sfera digitale capace di gestire adeguatamente la moderazione dei contenuti, la pubblicità mirata, la protezione dei minori e la trasparenza algoritmica. Questi sforzi rappresentano, sotto molti aspetti, un’iniziativa inedita a livello mondiale, in contrapposizione a un altro approccio, tipicamente statunitense, che, temendo che una regolamentazione eccessiva possa soffocare l'innovazione e limitare la libertà di espressione, concede alle aziende molta più libertà di autoregolamentarsi. Queste preoccupazioni sono rafforzate dai ritmi serrati dell’avanzamento tecnologico, che rendono fisiologico il costante aggiornamento delle normative precedenti, le quali si trovano ad essere sostituite quando diventano obsolete e ricalibrate quando si dimostrano inefficaci. L’idea che muove questo studio è che l'approccio più interventista perseguito dall’UE rappresenti un’opportunità per diventare un’eccellenza mondiale nella difesa dei diritti online, ma tale esito richiede una rigorosa supervisione sul suo avanzamento. L’elaborato intende contribuire a questo sforzo, analizzando il pacchetto legislativo e le tematiche che affronterà, ma anche e soprattutto i suoi punti critici, al fine di favorire un dialogo costruttivo che prevenga, o almeno limiti, gli effetti collaterali temuti dall'approccio statunitense.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/9036