This work is a report and, under certain profiles, a review of Essay by Paolo Sidoni and Paolo Zanetov titled "Pentiti, secret story of Criminals become justice collaborators "and aimed to show the reasons Psychological and opportunism of those sichophants, already present in the judicial system Of classical Greece, which are more and more often the protagonists of the events Judiciary of contemporary Italy. Authors are questioning the reasons why "a person who has undertaken The road of illegality decides to collaborate. "1 Abstraction of the case, dating And probably unique, of Leonardo Vitale, a mafioso of Altarello's thigh Baida, whose repentance was dictated by reasons of conscience or religious, the experience Contemporary day shows how such a decision is predominantly dictated From the most cynical utilitarianism. Typically, that decision matures when you end up Jails and you have few prospects of "a quick exit": by collaborating, or Pretending to cooperate, as in most cases (think of the case of Izzo or the case Torture, which will be said later), in fact, you get protection for yourself and yours Family, economic benefits and, most importantly, freedom. To this you can add other different psychological dynamics, such as Mental pathology, mythomania, thirst for vengeance. The authors of the volume also pay attention to the historical reasons of the book Manifest itself of this phenomenon. First, limiting the talk to Italian history Contemporary, the authors have been moving since the late 1960s, When our country was invested in forms of political crime: the spread Of the facts of terrorism and the phenomenon of seizures in person forced the Legislator to introduce appropriate measures to overcome those that were defined by them "Years of lead". At the end of the seventies a treatment was introduced Differentiated legislation that provided for a law enforcement service for those who cooperated with justice and severe measures for those who were charged with the same crimes did not Same collaborative attitude. It was a featured instrument By exceptionality and that is why there was a proliferation of crime figures Associative until the nineties, based on the conviction that this A penal response would have allowed an expansion of the collaborative phenomenon And, as a result, a more efficient fight against organized crime. The position of Sidoni and Zanetov initially focused on a speech Tendering valuation, as the authors themselves claim is openly Criticizes: "We initially intended to abstain from expressing our opinion Regarding the true sincerity of repentance cases being reviewed, so To leave a broad discretion to the reader. However, some things are so Abnormal and disturbing that it was not possible to treat them aseptically "2 The following chapters will not cover all cases taken Consideration from the book, nor will it be traced back to the itineraries, except for brief notes Criminals constituting the antecedent of the collaborative option, even if the book Reviewed, however, devotes many pages to future criminals' careers collaborators. In fact, the focus will be on the anthropological, psychological and socioeconomic profiles It is not to be said, criminological that connotates the shape of the sichophant.
Questo lavoro costituisce una relazione e, sotto certi profili, una recensione del saggio di Paolo Sidoni e Paolo Zanetov intitolato "Pentiti, storia segreta dei criminali diventati collaboratori di giustizia" e volto a mostrare i motivi psicologici e l' opportunismo di quei sicofanti, già presenti nel sistema giudiziario della Grecia classica, che sempre più spesso sono protagonisti delle vicende giudiziarie dell' Italia contemporanea. Gli Autori s' interrogano sulle ragioni per le quali "una persona che ha intrapreso la strada dell' illegalità decide di collaborare".1 Fatta astrazione del caso, risalente e probabilmente unico, di Leonardo Vitale, un mafioso della cosca di Altarello di Baida, il cui pentimento fu dettato da motivi di coscienza o religiosi, l' esperienza quotidiana contemporanea mostra come tale decisione sia dettata prevalentemente dal più cinico utilitarismo. In genere tale decisione matura quando si finisce in carcere e si hanno poche prospettive di "un' uscita rapida": collaborando, o fingendo di collaborare, come in gran parte dei casi (si pensi al caso Izzo o al caso Tortora, di cui si dirà oltre) si ottengono, infatti, protezione per sé e la propria famiglia, vantaggi economici e, cosa più' importante, la libertà. A tutto ciò si possono aggiungere altre differenti dinamiche psicologiche, come la patologia mentale, la mitomania, la sete di vendetta. Gli autori del volume pongono la loro attenzione anche alle ragioni storiche del manifestarsi di tale fenomeno. Dapprima, limitando il discorso alla storia italiana contemporanea, gli autori prendono le mosse dalla fine degli anni sessanta, quando il nostro Paese fu investito da forme di criminalità politica: il diffondersi dei fatti di terrorismo e del fenomeno dei sequestri di persona costrinsero il legislatore ad introdurre misure idonee per superare quelli che furono definiti gli "anni di piombo". Alla fine degli anni settanta fu introdotto un trattamento differenziato che prevedeva una normativa premiale per chi collaborava con la giustizia e misure severe per chi, imputato dei medesimi delitti, non prestava il medesimo atteggiamento collaborativo. Si trattava di uno strumento caratterizzato da eccezionalità ed è per questo che si ebbe un proliferare di figure di reato associativo fino agli anni novanta, basandosi sulla convinzione che questa risposta penalistica avrebbe consentito un' espansione del fenomeno collaborativo e, come risultato, una più' efficiente lotta alla criminalità organizzata. La posizione di Sidoni e Zanetov inizialmente orientata verso un discorso tendenzialmente avalutativo, come asserito dagli Autori stessi è apertamente critica: "inizialmente intendevamo astenerci dall' esprimere il nostro parere riguardo l' effettiva sincerità dei casi di pentimento passati in rassegna, in modo da lasciare ampia facoltà di giudizio al lettore. Tuttavia alcune vicende sono così anomale e inquietanti che non è stato possibile trattarle asetticamente"2 Nei capitoli che seguono non si ripercorreranno tutti i casi presi in considerazione dal libro, né si ripercorreranno, se non per brevi cenni, gli itinerari delittuosi costituenti l' antefatto dell' opzione collaborazionistica, anche se il libro recensito dedica, invece, molte pagine alle carriere criminali dei futuri collaboratori. L' attenzione sarà, infatti, concentrata sui profili antropologici, psicologici e, ça va sans dire, criminologici che connotano la figura del sicofante.
Fenomenologia dei collaboratori di giustizia
CORTESE, STEFANIA
2016/2017
Abstract
Questo lavoro costituisce una relazione e, sotto certi profili, una recensione del saggio di Paolo Sidoni e Paolo Zanetov intitolato "Pentiti, storia segreta dei criminali diventati collaboratori di giustizia" e volto a mostrare i motivi psicologici e l' opportunismo di quei sicofanti, già presenti nel sistema giudiziario della Grecia classica, che sempre più spesso sono protagonisti delle vicende giudiziarie dell' Italia contemporanea. Gli Autori s' interrogano sulle ragioni per le quali "una persona che ha intrapreso la strada dell' illegalità decide di collaborare".1 Fatta astrazione del caso, risalente e probabilmente unico, di Leonardo Vitale, un mafioso della cosca di Altarello di Baida, il cui pentimento fu dettato da motivi di coscienza o religiosi, l' esperienza quotidiana contemporanea mostra come tale decisione sia dettata prevalentemente dal più cinico utilitarismo. In genere tale decisione matura quando si finisce in carcere e si hanno poche prospettive di "un' uscita rapida": collaborando, o fingendo di collaborare, come in gran parte dei casi (si pensi al caso Izzo o al caso Tortora, di cui si dirà oltre) si ottengono, infatti, protezione per sé e la propria famiglia, vantaggi economici e, cosa più' importante, la libertà. A tutto ciò si possono aggiungere altre differenti dinamiche psicologiche, come la patologia mentale, la mitomania, la sete di vendetta. Gli autori del volume pongono la loro attenzione anche alle ragioni storiche del manifestarsi di tale fenomeno. Dapprima, limitando il discorso alla storia italiana contemporanea, gli autori prendono le mosse dalla fine degli anni sessanta, quando il nostro Paese fu investito da forme di criminalità politica: il diffondersi dei fatti di terrorismo e del fenomeno dei sequestri di persona costrinsero il legislatore ad introdurre misure idonee per superare quelli che furono definiti gli "anni di piombo". Alla fine degli anni settanta fu introdotto un trattamento differenziato che prevedeva una normativa premiale per chi collaborava con la giustizia e misure severe per chi, imputato dei medesimi delitti, non prestava il medesimo atteggiamento collaborativo. Si trattava di uno strumento caratterizzato da eccezionalità ed è per questo che si ebbe un proliferare di figure di reato associativo fino agli anni novanta, basandosi sulla convinzione che questa risposta penalistica avrebbe consentito un' espansione del fenomeno collaborativo e, come risultato, una più' efficiente lotta alla criminalità organizzata. La posizione di Sidoni e Zanetov inizialmente orientata verso un discorso tendenzialmente avalutativo, come asserito dagli Autori stessi è apertamente critica: "inizialmente intendevamo astenerci dall' esprimere il nostro parere riguardo l' effettiva sincerità dei casi di pentimento passati in rassegna, in modo da lasciare ampia facoltà di giudizio al lettore. Tuttavia alcune vicende sono così anomale e inquietanti che non è stato possibile trattarle asetticamente"2 Nei capitoli che seguono non si ripercorreranno tutti i casi presi in considerazione dal libro, né si ripercorreranno, se non per brevi cenni, gli itinerari delittuosi costituenti l' antefatto dell' opzione collaborazionistica, anche se il libro recensito dedica, invece, molte pagine alle carriere criminali dei futuri collaboratori. L' attenzione sarà, infatti, concentrata sui profili antropologici, psicologici e, ça va sans dire, criminologici che connotano la figura del sicofante.File | Dimensione | Formato | |
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