Il filo che tiene assieme questo lavoro, che presenta a tratti una metodologia e narrazione ¿eterodosse¿ rispetto al tradizionale ¿canone¿ accademico ¿ constatazione che non vuol essere una excusatio non petita ma una rivendicazione di un modus operandi ragionato e al contempo (provvisoriamente) identitario ¿, è, appunto, l'identità e l'idea di 'biblioteca pubblica'. Per dipanare questo filo ci si è mossi ¿a cono¿, muovendo dal macro al micro, dall'alto verso il basso, dalla storia generale delle biblioteche alla storia particolare di una biblioteca, di una biblioteca ¿eccezionale¿. Dogliani, la biblioteca ¿Luigi Einaudi¿ che abita il centro del piccolo paese delle Langhe sud-occidentali, ci è parso il caso, il modello, il luogo ideale dove indagare le persistenze, le evoluzioni, lo ¿stato dell'arte¿ delle biblioteche pubbliche italiane; Dogliani, la prima public library realizzata in Italia, il modello, la biblioteca-modello ¿ come fu ¿auto-incensata¿ all'epoca dai promotori del progetto ¿ sulla cui traccia impiantare nei piccoli-medi comuni italiani una rete di biblioteche pubbliche, e allo stesso tempo problematicamente popolari; su cui, come auspicava Giulio Einaudi ¿ il dominus di quel progetto ¿ si sarebbe potuto intravedere, finalmente, un nuovo e radioso avvenire; una nuova stagione culturale basata sul rinascimento del libro in Italia, nella sua duplice veste, editoriale e bibliotecaria. Ma com'è stata ideata la biblioteca di Dogliani? Che ne è stato delle ¿grandi speranze¿ di Giulio Einaudi e dell'editoria italiana? Che ne è stato dell'esportazione del modello-Dogliani? E che cos'è, oggi, Dogliani? Per poter provare a rispondere a tali quesiti abbiamo deciso di utilizzare uno sguardo ravvicinato, di prossimità, ai luoghi e ai loro vissuti, un'ottica microstorica riaggiornata e integrata dall'uso di fonti orali, o meglio, di una fonte orale basata su due testimoni, due conoscitori, per ruoli ricoperti nel passato e nel presente, della realtà doglianese: l'ex sindaco Giuseppe Martino, e l'attuale bibliotecaria Monica Porasso. Le loro parole sono il racconto della Dogliani di oggi e di ieri; parole, quelle di ieri, che mentre descrivono un mondo che non c'è più vivono, abitano, risentono il mondo dell'oggi, del ¿dopo¿, del post; parole, quelle di oggi, che provano a gettare uno sguardo oltre la siepe, oltre quel ¿dopo¿, quel mondo ¿post-contemporaneo¿ che è la contemporaneità. In conclusione, l'approccio microanalitico basato su fonti orali ci è sembrato particolarmente adatto a comprendere, una volta calato sul nostro terrain, la felice ed efficace formula utilizzata nel recente saggio firmato da Wayne A. Wiegand che, per descrivere il forte radicamento sociale e popolare del sistema bibliotecario statunitense, ha parlato di biblioteche come istituti, luoghi, spazi di discussione, confronto, costruzione di un comune senso civico oltre che di un'attitudine mentale propensa al rispetto e alla comprensione dell'alterità; luoghi del quotidiano, così importanti, per senso e percezione comuni, da diventare ¿ ecco la formula di Wiegand ¿ Part of Our Lives. Rispetto al nostro terreno d'indagine ci chiediamo, allora: la biblioteca di Dogliani è diventata ¿parte della vita¿ dei doglianesi? È diventata Part of Their Lives? E se sì come? Mantenendo la sua identità di 'biblioteca pubblica' e saldandosi con un comune sentire e percepire circostanti, oppure dovendosi adattare all'humus, al contesto locale, nazionale, oltre che, più in generale, allo spirito del tempo? E ancora, che cosa racconta Dogliani? È e rimane un ¿modello¿, un caso eccezionale, nella sua ideazione ed evoluzione storica, oppure è, pur a suo modo, espressione di un contesto, di un retaggio storico e socio-culturale più generale e ¿normale¿? Insomma, Dogliani, public library? O Dogliani, Italia?

"L'ASTRONAVE È CALATA SULLE SPONDE DEL REA": ANALISI MICROSTORICA SU FONTI ORALI DELLA BIBLIOTECA "LUIGI EINAUDI" DI DOGLIANI

DEL FABBRO, ALBERTO
2016/2017

Abstract

Il filo che tiene assieme questo lavoro, che presenta a tratti una metodologia e narrazione ¿eterodosse¿ rispetto al tradizionale ¿canone¿ accademico ¿ constatazione che non vuol essere una excusatio non petita ma una rivendicazione di un modus operandi ragionato e al contempo (provvisoriamente) identitario ¿, è, appunto, l'identità e l'idea di 'biblioteca pubblica'. Per dipanare questo filo ci si è mossi ¿a cono¿, muovendo dal macro al micro, dall'alto verso il basso, dalla storia generale delle biblioteche alla storia particolare di una biblioteca, di una biblioteca ¿eccezionale¿. Dogliani, la biblioteca ¿Luigi Einaudi¿ che abita il centro del piccolo paese delle Langhe sud-occidentali, ci è parso il caso, il modello, il luogo ideale dove indagare le persistenze, le evoluzioni, lo ¿stato dell'arte¿ delle biblioteche pubbliche italiane; Dogliani, la prima public library realizzata in Italia, il modello, la biblioteca-modello ¿ come fu ¿auto-incensata¿ all'epoca dai promotori del progetto ¿ sulla cui traccia impiantare nei piccoli-medi comuni italiani una rete di biblioteche pubbliche, e allo stesso tempo problematicamente popolari; su cui, come auspicava Giulio Einaudi ¿ il dominus di quel progetto ¿ si sarebbe potuto intravedere, finalmente, un nuovo e radioso avvenire; una nuova stagione culturale basata sul rinascimento del libro in Italia, nella sua duplice veste, editoriale e bibliotecaria. Ma com'è stata ideata la biblioteca di Dogliani? Che ne è stato delle ¿grandi speranze¿ di Giulio Einaudi e dell'editoria italiana? Che ne è stato dell'esportazione del modello-Dogliani? E che cos'è, oggi, Dogliani? Per poter provare a rispondere a tali quesiti abbiamo deciso di utilizzare uno sguardo ravvicinato, di prossimità, ai luoghi e ai loro vissuti, un'ottica microstorica riaggiornata e integrata dall'uso di fonti orali, o meglio, di una fonte orale basata su due testimoni, due conoscitori, per ruoli ricoperti nel passato e nel presente, della realtà doglianese: l'ex sindaco Giuseppe Martino, e l'attuale bibliotecaria Monica Porasso. Le loro parole sono il racconto della Dogliani di oggi e di ieri; parole, quelle di ieri, che mentre descrivono un mondo che non c'è più vivono, abitano, risentono il mondo dell'oggi, del ¿dopo¿, del post; parole, quelle di oggi, che provano a gettare uno sguardo oltre la siepe, oltre quel ¿dopo¿, quel mondo ¿post-contemporaneo¿ che è la contemporaneità. In conclusione, l'approccio microanalitico basato su fonti orali ci è sembrato particolarmente adatto a comprendere, una volta calato sul nostro terrain, la felice ed efficace formula utilizzata nel recente saggio firmato da Wayne A. Wiegand che, per descrivere il forte radicamento sociale e popolare del sistema bibliotecario statunitense, ha parlato di biblioteche come istituti, luoghi, spazi di discussione, confronto, costruzione di un comune senso civico oltre che di un'attitudine mentale propensa al rispetto e alla comprensione dell'alterità; luoghi del quotidiano, così importanti, per senso e percezione comuni, da diventare ¿ ecco la formula di Wiegand ¿ Part of Our Lives. Rispetto al nostro terreno d'indagine ci chiediamo, allora: la biblioteca di Dogliani è diventata ¿parte della vita¿ dei doglianesi? È diventata Part of Their Lives? E se sì come? Mantenendo la sua identità di 'biblioteca pubblica' e saldandosi con un comune sentire e percepire circostanti, oppure dovendosi adattare all'humus, al contesto locale, nazionale, oltre che, più in generale, allo spirito del tempo? E ancora, che cosa racconta Dogliani? È e rimane un ¿modello¿, un caso eccezionale, nella sua ideazione ed evoluzione storica, oppure è, pur a suo modo, espressione di un contesto, di un retaggio storico e socio-culturale più generale e ¿normale¿? Insomma, Dogliani, public library? O Dogliani, Italia?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/89812