Rationality represents the pivotal element of a trial, since it guides the judge in the reconstruction of the elements of a criminal phenomenon, allowing him to arrive at a verdict. Sentencing, in fact, is based on the rule of judgement inherent in the principle of ‘beyond reasonable doubt’ through which it emerges that a defendant is convicted when there is absolute procedural certainty of his guilt. The trial truth does not faithfully reconstruct the historical truth, since the reality being tried is a past reality of which the judge had no direct experience. Because of this, there are innumerable errors that can be made during the trial stages and that can therefore contaminate the genuineness of the outcome of the trial. Errors may occur at different times and may be committed by different figures. In this regard, declarative evidence is traditionally considered the queen proof, i.e. the most widely used means of reconstructing facts, but research in the field of psychology has revealed the vulnerability of this source of knowledge. The psychological study of cognitive processes relating to memory, attention, perception and emotion shows how human beings are highly influenced by external sources, especially if these are perceived as strongly authoritative. The suggestion exercised by trial actors can be such as to generate phenomena such as false recognition, false confession and false memory. Specifically, by false recognition we mean the erroneous recognition of the guilty to the detriment of an innocent person, by false confession we refer to the attribution of guilt by an innocent person, while, by false recollection, we mean the generation of a recollection ex novo, or the contamination of the recollection through the inclusion of elements that are not peculiar to the event whose re-enactment is requested. These phenomena are at the root of the generation of a miscarriage of justice, which occurs when a defendant is convicted of a crime he did not commit, since the reconstruction of the truth at trial does not coincide with the historical truth of the facts. Its relevance is such thanks to the enactment of the Italian Constitution of 1948, i.e. the text that embodies fundamental values such as the ‘right to defence’ inherent in Article 24, which categorises the reparation of miscarriage of justice within the sphere of personal defence. Judicial errors are thus a symptom of an imperfect justice system, which, in turn, is vulnerable to external pressures. In fact, the criminal trial with a high social interest has to contend with the media process that forms in parallel. The demands of the media and the clamour of public opinion may be such that investigations are terminated as quickly as possible, and this is done to appease the collective anxiety that is generated due to the need to obtain answers in relation to heinous crimes that shock public morality. In this regard, neuroscience, i.e. the complex of disciplines that study the functional and morphological aspects of the nervous system, can make a fundamental contribution to avoiding cases of miscarriage of justice. The use of traditional psychiatric investigations combined with neuroscience can in fact provide data in relation to the assessment of legal questions concerning the imputability, social dangerousness and reliability of the accused.
La razionalità rappresenta l’elemento cardine di un processo, poiché guida il giudice nel percorso di ricostruzione degli elementi di un fenomeno criminale, permettendo di giungere a sentenza. La sentenza, infatti, si fonda sulla regola di giudizio insita nel principio di “al di là di ogni ragionevole dubbio” tramite cui emerge che un imputato viene condannato quando vi è l’assoluta certezza processuale della sua colpevolezza. La verità processuale non ricostruisce fedelmente la verità storica, posto che la realtà oggetto del processo è una realtà passata di cui il giudice non ha avuto esperienza diretta. A causa di ciò, sono innumerevoli gli errori che possono essere commessi durante le fasi processuali e che possono quindi contaminare la genuità dell’esito del processo. Gli errori si possono verificare in momenti diversi e possono essere commessi da parte di figure differenti. A tal proposito la prova dichiarativa è tradizionalmente considerata la prova regina, ovverosia il mezzo più utilizzato per la ricostruzione dei fatti, ma, attraverso le ricerche in ambito psicologico, è emersa la vulnerabilità di tale fonte di conoscenza. Lo studio psicologico dei processi cognitivi relativi alla memoria, attenzione, percezione ed emozione evidenzia come l’uomo sia altamente influenzabile da fonti esterne, soprattutto se queste vengono percepite come fortemente autorevoli. La suggestione esercitata dagli attori processuali può essere tale da generare fenomeni quali il falso riconoscimento, la falsa confessione e la falsa memoria. Nello specifico, con falso riconoscimento si intende l’errato riconoscimento del colpevole a danno di un innocente, con falsa confessione si fa riferimento all’attribuzione di colpevolezza da parte di un innocente, mentre, con falso ricordo, si intende la generazione di un ricordo ex novo, oppure la contaminazione del ricordo attraverso l’inserimento di elementi che non sono propri dell’evento di cui viene chiesta la rievocazione. Questi fenomeni sono alla base della generazione di un errore giudiziario, il quale si verifica quando un imputato viene condannato per un crimine che non ha commesso, posto che la ricostruzione della verità processuale non coincide con la verità storica dei fatti. La sua rilevanza è tale grazie all’emanazione della Costituzione italiana del 1948, ovverosia il testo che incarna valori fondamentali come il “diritto alla difesa” insito nell’art. 24, il quale categorizza la riparazione dell’errore giudiziario all’interno della sfera della difesa personale. Gli errori giudiziari sono quindi il sintomo di una giustizia imperfetta, che, a sua volta, è vulnerabile alle pressioni esterne. Il processo penale con elevato interesse sociale deve infatti scontrarsi con il processo mediatico che si forma in parallelo. Le richieste dei media e il clamore dell’opinione pubblica possono essere tali da indurre a terminare le indagini nel più breve tempo possibile e ciò avviene per placare l’ansia collettiva che si genera a causa dell’esigenza di ottenere delle risposte in relazione a crimini efferati che sconvolgono la morale pubblica. A tal proposito le neuroscienze, ovverosia il complesso di discipline che studiano gli aspetti funzionali e morfologici del sistema nervoso, possono dare un contributo fondamentale per evitare di generare casi di errore giudiziario. L’utilizzo di accertamenti psichiatrici tradizionali associati alle neuroscienze possono infatti fornire dati in relazione alla valutazione dei quesiti giuridici inerenti l’imputabilità, la pericolosità sociale e l’attendibilità dell’imputato.
Dalla prova dichiarativa alla sentenza del giudice: Il ruolo dei processi cognitivi nella generazione dell'errore giudiziario.
ROCCA, CAROLINA
2023/2024
Abstract
La razionalità rappresenta l’elemento cardine di un processo, poiché guida il giudice nel percorso di ricostruzione degli elementi di un fenomeno criminale, permettendo di giungere a sentenza. La sentenza, infatti, si fonda sulla regola di giudizio insita nel principio di “al di là di ogni ragionevole dubbio” tramite cui emerge che un imputato viene condannato quando vi è l’assoluta certezza processuale della sua colpevolezza. La verità processuale non ricostruisce fedelmente la verità storica, posto che la realtà oggetto del processo è una realtà passata di cui il giudice non ha avuto esperienza diretta. A causa di ciò, sono innumerevoli gli errori che possono essere commessi durante le fasi processuali e che possono quindi contaminare la genuità dell’esito del processo. Gli errori si possono verificare in momenti diversi e possono essere commessi da parte di figure differenti. A tal proposito la prova dichiarativa è tradizionalmente considerata la prova regina, ovverosia il mezzo più utilizzato per la ricostruzione dei fatti, ma, attraverso le ricerche in ambito psicologico, è emersa la vulnerabilità di tale fonte di conoscenza. Lo studio psicologico dei processi cognitivi relativi alla memoria, attenzione, percezione ed emozione evidenzia come l’uomo sia altamente influenzabile da fonti esterne, soprattutto se queste vengono percepite come fortemente autorevoli. La suggestione esercitata dagli attori processuali può essere tale da generare fenomeni quali il falso riconoscimento, la falsa confessione e la falsa memoria. Nello specifico, con falso riconoscimento si intende l’errato riconoscimento del colpevole a danno di un innocente, con falsa confessione si fa riferimento all’attribuzione di colpevolezza da parte di un innocente, mentre, con falso ricordo, si intende la generazione di un ricordo ex novo, oppure la contaminazione del ricordo attraverso l’inserimento di elementi che non sono propri dell’evento di cui viene chiesta la rievocazione. Questi fenomeni sono alla base della generazione di un errore giudiziario, il quale si verifica quando un imputato viene condannato per un crimine che non ha commesso, posto che la ricostruzione della verità processuale non coincide con la verità storica dei fatti. La sua rilevanza è tale grazie all’emanazione della Costituzione italiana del 1948, ovverosia il testo che incarna valori fondamentali come il “diritto alla difesa” insito nell’art. 24, il quale categorizza la riparazione dell’errore giudiziario all’interno della sfera della difesa personale. Gli errori giudiziari sono quindi il sintomo di una giustizia imperfetta, che, a sua volta, è vulnerabile alle pressioni esterne. Il processo penale con elevato interesse sociale deve infatti scontrarsi con il processo mediatico che si forma in parallelo. Le richieste dei media e il clamore dell’opinione pubblica possono essere tali da indurre a terminare le indagini nel più breve tempo possibile e ciò avviene per placare l’ansia collettiva che si genera a causa dell’esigenza di ottenere delle risposte in relazione a crimini efferati che sconvolgono la morale pubblica. A tal proposito le neuroscienze, ovverosia il complesso di discipline che studiano gli aspetti funzionali e morfologici del sistema nervoso, possono dare un contributo fondamentale per evitare di generare casi di errore giudiziario. L’utilizzo di accertamenti psichiatrici tradizionali associati alle neuroscienze possono infatti fornire dati in relazione alla valutazione dei quesiti giuridici inerenti l’imputabilità, la pericolosità sociale e l’attendibilità dell’imputato.File | Dimensione | Formato | |
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