Il presente lavoro ha come oggetto l'analisi del fenomeno della migrazione relativo al caso australiano in un mondo globalizzato. Il concetto di globalizzazione che oggi sembra essere tanto innovativo e moderno, è in realtà il risultato di un processo che ha preso piede nel corso dei secoli. L'economista e saggista statunitense Joseph Eugene Stiglitz definisce così la globalizzazione: ¿Sostanzialmente, si tratta di una maggiore integrazione tra i paesi e i popoli del mondo, determinata dall'enorme riduzione dei costi dei trasporti e delle comunicazioni e dall'abbattimento delle barriere artificiali alla circolazione internazionale di beni, servizi, capitali, conoscenza e (in minore misura) delle persone¿. Il processo di globalizzazione, ha sicuramente accresciuto il divario tra paesi più industrializzati e paesi meno abbienti. Così, nonostante il miglioramento delle condizioni economiche di alcuni paesi, alle soglie del 2000, il tasso di povertà nel mondo era aumentato, così come la disparità di reddito e consumi tra i paesi più avanzati e quelli più arretrati. Da qui, è iniziato il grandissimo movimento migratorio che ancora oggi influenza le interrelazioni del mondo intero. L'ondata d'immigrati ha causato, oltre ai classici problemi di ricezione (la necessità di più abitazioni e una maggiore disponibilità dei servizi pubblici tra cui sanità, istruzione e assistenza sociale), i timori di fronte all'arrivo di nuove culture e modi di vita differenti. Questa situazione ha sviluppato gli inutili stereotipi discriminatori e i pregiudizi. Ma la soluzione ai problemi legati all'immigrazione, comporta prima di tutto l'accettazione reciproca da parte del paese ospitato e di quello ospitante, un'apertura al multiculturalismo e il rispetto dei diritti umani in ogni circostanza. Se è vero che da un lato la globalizzazione costituisce una sfida per le diversità culturali, dall'altro essa facilita un dialogo costruttivo tra le differenti culture e civiltà. Si vengono così a creare due correnti di pensiero ben diverse: una, identifica le differenze culturali come smarrimento del senso della propria identità culturale; l'altra, attribuisce loro la custodia di ricchezze offerte dalle varie culture nel mondo. Questa tesi è stata scritta con la convinzione che la condivisione di alcuni principi inalienabili come la tutela dei diritti umani, la libertà d'opinione, l'autonomia dell'individuo e la parità tra i sessi, costituisca la strada giusta da intraprendere per tutelare le diversità culturali e impedire il sopravvento della xenofobia e del razzismo. Incoraggiando la diversità culturale e il multiculturalismo, e analizzando i prerequisiti necessari affinché essi si sviluppino, questi possono essere considerati parametri fondamentali per la crescita e la coesione sociale piuttosto che una minaccia alla propria identità culturale.
Il problema delle migrazioni: il caso australiano
BERSIA, VALENTINA
2016/2017
Abstract
Il presente lavoro ha come oggetto l'analisi del fenomeno della migrazione relativo al caso australiano in un mondo globalizzato. Il concetto di globalizzazione che oggi sembra essere tanto innovativo e moderno, è in realtà il risultato di un processo che ha preso piede nel corso dei secoli. L'economista e saggista statunitense Joseph Eugene Stiglitz definisce così la globalizzazione: ¿Sostanzialmente, si tratta di una maggiore integrazione tra i paesi e i popoli del mondo, determinata dall'enorme riduzione dei costi dei trasporti e delle comunicazioni e dall'abbattimento delle barriere artificiali alla circolazione internazionale di beni, servizi, capitali, conoscenza e (in minore misura) delle persone¿. Il processo di globalizzazione, ha sicuramente accresciuto il divario tra paesi più industrializzati e paesi meno abbienti. Così, nonostante il miglioramento delle condizioni economiche di alcuni paesi, alle soglie del 2000, il tasso di povertà nel mondo era aumentato, così come la disparità di reddito e consumi tra i paesi più avanzati e quelli più arretrati. Da qui, è iniziato il grandissimo movimento migratorio che ancora oggi influenza le interrelazioni del mondo intero. L'ondata d'immigrati ha causato, oltre ai classici problemi di ricezione (la necessità di più abitazioni e una maggiore disponibilità dei servizi pubblici tra cui sanità, istruzione e assistenza sociale), i timori di fronte all'arrivo di nuove culture e modi di vita differenti. Questa situazione ha sviluppato gli inutili stereotipi discriminatori e i pregiudizi. Ma la soluzione ai problemi legati all'immigrazione, comporta prima di tutto l'accettazione reciproca da parte del paese ospitato e di quello ospitante, un'apertura al multiculturalismo e il rispetto dei diritti umani in ogni circostanza. Se è vero che da un lato la globalizzazione costituisce una sfida per le diversità culturali, dall'altro essa facilita un dialogo costruttivo tra le differenti culture e civiltà. Si vengono così a creare due correnti di pensiero ben diverse: una, identifica le differenze culturali come smarrimento del senso della propria identità culturale; l'altra, attribuisce loro la custodia di ricchezze offerte dalle varie culture nel mondo. Questa tesi è stata scritta con la convinzione che la condivisione di alcuni principi inalienabili come la tutela dei diritti umani, la libertà d'opinione, l'autonomia dell'individuo e la parità tra i sessi, costituisca la strada giusta da intraprendere per tutelare le diversità culturali e impedire il sopravvento della xenofobia e del razzismo. Incoraggiando la diversità culturale e il multiculturalismo, e analizzando i prerequisiti necessari affinché essi si sviluppino, questi possono essere considerati parametri fondamentali per la crescita e la coesione sociale piuttosto che una minaccia alla propria identità culturale.File | Dimensione | Formato | |
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