This thesis examines the formation and evolution of ecological thought, from its origins to its modern expressions, highlighting how, in some contexts, it is exploited in ways that diverge from its original intentions. The first part focuses on early forms of ecological thought, such as "primitive thought," which viewed humans as an interdependent part of nature, and "Eastern thought," which offered contrasting visions: one saw humans as creatures of God within a raw natural environment, while the other considered them entitled to exploit natural resources. The analysis continues from the 14th century, with the rise of the urban-bourgeois society in Europe and the trend of Renaissance gardens as symbols of social status, marking a renewed interest in the natural world. A fundamental contribution came from Romanticism, which, though with differing opinions, is considered a precursor of ecological thought, valuing nature as an antidote to an increasingly mercantile society. These cultural influences led to the establishment of national parks and early concepts of environmental protection, and eventually to the recognition of ecology as a science. The analysis then shifts to the United States, where the vastness of untouched spaces inspired “American conservationism,” in stark contrast to the way nature was perceived in Europe. A representative example is Rachel Carson, author of Silent Spring, whose work inspired the environmental movement and brought public attention to the damage caused by human activities. Under growing public pressure, politics also began to focus on the environment: both Democratic and Republican presidents engaged in green initiatives and enacted legislative reforms. This growing commitment culminated in the Brundtland Report and the establishment of the Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) and the United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC), aimed at combating global warming. The Conferences of the Parties (COP), held annually since 1992, led to significant international initiatives, but also raised unresolved issues, tied to the influence of private economic interests that often hinder progress in environmental decision-making. Ultimately, the dissertation delves into the roles of countries like Qatar and the United Arab Emirates, which, despite presenting their environmental initiatives in a positive light, often pursue economic interests that conflict with global environmental protection, implementing strategies frequently accused of "greenwashing."
Questa dissertazione esamina la formazione e l’evoluzione del pensiero ecologico, dalle origini fino alle sue espressioni moderne, evidenziando come in alcuni contesti esso venga sfruttato in modo distorto rispetto alle sue intenzioni originarie. La prima parte si focalizza su forme embrionali di pensiero ecologico, come il “pensiero primitivo”, che percepiva l’uomo come parte interdipendente della natura, e il “pensiero orientale”, che offriva visioni contrastanti: una vedeva l’uomo come creatura di Dio all’interno di una natura brutale, mentre l’altra lo considerava legittimato a sfruttare le risorse naturali. L’analisi prosegue dal XIV secolo, con lo sviluppo urbano-borghese in Europa e la moda dei giardini rinascimentali come simbolo di status sociale, segnali di un rinnovato interesse per il mondo naturale. Un contributo fondamentale giunge dal Romanticismo, che, pur con pareri contrastanti, viene considerato precursore del pensiero ecologista, valorizzando la natura come antidoto a una società sempre più mercantilista. Queste influenze culturali portarono alla nascita dei parchi nazionali e dei primi concetti di tutela ambientale, e alla successiva affermazione dell’ecologia come scienza. L’analisi si sposta poi sugli Stati Uniti, dove la vastità degli spazi incontaminati ispirò il “conservazionismo americano”, in netto contrasto con il modo di concepire la natura in Europa. Un esempio rappresentativo è Rachel Carson, autrice di Silent Spring, il cui lavoro ispirò il movimento ambientalista e attirò l’attenzione pubblica sui danni causati dalle attività umane. Sotto la crescente pressione dell’opinione pubblica, anche la politica iniziò a interessarsi all’ambiente: presidenti democratici e repubblicani si impegnarono in iniziative green e attuarono riforme legislative. Questo crescente impegno culminò nel Rapporto Brundtland e nella creazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC), per contrastare il riscaldamento globale. Le Conferenze delle Parti (COP), tenute annualmente dal 1992, portarono a importanti iniziative internazionali, ma sollevarono anche questioni irrisolte, legate all’influenza di interessi economici privati che spesso ostacolano i progressi nelle decisioni ambientali. Infine, si approfondisce il ruolo di Stati come Qatar ed Emirati Arabi Uniti, che, pur presentando le loro iniziative ambientali sotto una luce positiva, perseguono spesso interessi economici in conflitto con la tutela dell’ambiente globale attuando strategie che spesso vengono accusate essere tentativi di "Washing".
Una sostenibilità apparente? Conferenze sul clima e "Washing" tra Europa e Paesi arabi.
MAZZUCATO, MARCO
2023/2024
Abstract
Questa dissertazione esamina la formazione e l’evoluzione del pensiero ecologico, dalle origini fino alle sue espressioni moderne, evidenziando come in alcuni contesti esso venga sfruttato in modo distorto rispetto alle sue intenzioni originarie. La prima parte si focalizza su forme embrionali di pensiero ecologico, come il “pensiero primitivo”, che percepiva l’uomo come parte interdipendente della natura, e il “pensiero orientale”, che offriva visioni contrastanti: una vedeva l’uomo come creatura di Dio all’interno di una natura brutale, mentre l’altra lo considerava legittimato a sfruttare le risorse naturali. L’analisi prosegue dal XIV secolo, con lo sviluppo urbano-borghese in Europa e la moda dei giardini rinascimentali come simbolo di status sociale, segnali di un rinnovato interesse per il mondo naturale. Un contributo fondamentale giunge dal Romanticismo, che, pur con pareri contrastanti, viene considerato precursore del pensiero ecologista, valorizzando la natura come antidoto a una società sempre più mercantilista. Queste influenze culturali portarono alla nascita dei parchi nazionali e dei primi concetti di tutela ambientale, e alla successiva affermazione dell’ecologia come scienza. L’analisi si sposta poi sugli Stati Uniti, dove la vastità degli spazi incontaminati ispirò il “conservazionismo americano”, in netto contrasto con il modo di concepire la natura in Europa. Un esempio rappresentativo è Rachel Carson, autrice di Silent Spring, il cui lavoro ispirò il movimento ambientalista e attirò l’attenzione pubblica sui danni causati dalle attività umane. Sotto la crescente pressione dell’opinione pubblica, anche la politica iniziò a interessarsi all’ambiente: presidenti democratici e repubblicani si impegnarono in iniziative green e attuarono riforme legislative. Questo crescente impegno culminò nel Rapporto Brundtland e nella creazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC), per contrastare il riscaldamento globale. Le Conferenze delle Parti (COP), tenute annualmente dal 1992, portarono a importanti iniziative internazionali, ma sollevarono anche questioni irrisolte, legate all’influenza di interessi economici privati che spesso ostacolano i progressi nelle decisioni ambientali. Infine, si approfondisce il ruolo di Stati come Qatar ed Emirati Arabi Uniti, che, pur presentando le loro iniziative ambientali sotto una luce positiva, perseguono spesso interessi economici in conflitto con la tutela dell’ambiente globale attuando strategie che spesso vengono accusate essere tentativi di "Washing".File | Dimensione | Formato | |
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