Jean-Paul Belmondo ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, uno dei casi di divismo nel cinema francese e internazionale più importante e distintivo. Apparso sulle scene cinematografiche dopo l'apprendistato teatrale, con À bout de souffle Belmondo diventa l'idolo delle donne e della critica. Dopo il periodo di intensa attività caratterizzato dall'adesione alla Nouvelle Vague, durante il quale l'attore collabora con grandi autori del cinema francese quali Godard, Trouffaut, Melville, Malle e altri ancora, il divo-attore si dedica ai generi più disparati. Dagli anni '70 Belmondo si è dedicato alla creazione di una sua casa di produzione e alla recitazione in film polizieschi e di azione, creando ogni volta un nuovo personaggio. Egli è un attore intrinsecamente moderno, nel momento in cui la gestualità dell'attore e lo stato d'animo del personaggio si fondono nasce un terzo personaggio: Belmondo divo. La recitazione diventa il mezzo per identificarsi nell'immagine idolo che le donne hanno di lui e permette una comunicazione diretta con lo spettatore in generale, che dopo anni di carriera conosce ogni possibile mossa dell'attore francese.Dopo il Leone d'Oro alla carriera ricevuto nel 2016 alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, mi è parso opportuno un lavoro di analisi e studio del divo, dell'uomo e del personaggio di Jean-Paul Belmondo. Il duplice obbiettivo è di ricostruire le variazioni nella percezione che il pubblico ha del divo francese dagli anni '60 a oggi, e di esaminare al contempo i vari aspetti della recitazione cinematografica: la mascolinità dell'attore, la gestualità studiata di Belmondo e così via. La filmografia essenziale sarà suddivisa in tre parti: À bout de souffle (Jean-Luc Godard, 1960), Pierrot le fou (Jean-Luc Godard, 1965), come modelli del ¿bandito innamorato e tradito dalla donna amata¿; Le doulos (Jean Pierre Melville, 1962), Une femme e st une femme (Jean-Luc Godard, 1961), come prototipi del ruolo del ¿uomo onesto sempre accusato¿; Le Magnifique (Philippe De Broca, 1973), come topoi del cinema commerciale e satirico in cui approda Belmondo. Attraverso l'intervista diretta vorrei apprendere dall'attore stesso i suoi metodi, strumenti e modi di recitare e come si è creato il mito di Bebel affrontando temi rilevanti la filmografia essenziale sopra citata e argomenti legati ai vari generi di cinema nei quali ha lavorato.Lo scopo vuole essere, inoltre, quello di creare un ponte tra le due autobiografie scritte dall'attore (Trente ans et vingt-cinq films del 1963, Milles vieuxvalinte mieux qu'une del 2016), per conoscere e tematizzare l'approccio dell'auto- rappresentazione dell'attore. Il lavoro di ricostruzione del Belmondo-divo sarà realizzato anche tramite la ricerca sul campo, attraverso questionari mirati alla raccolta di dati necessari a definire la percezione a distanza di anni dell'icona del cinema francese d'autore e non solo.
Il divo cinematografico e la percezione dell'attore. Jean-Paul Belmondo ieri e oggi
LASIU, CAMILLA
2017/2018
Abstract
Jean-Paul Belmondo ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, uno dei casi di divismo nel cinema francese e internazionale più importante e distintivo. Apparso sulle scene cinematografiche dopo l'apprendistato teatrale, con À bout de souffle Belmondo diventa l'idolo delle donne e della critica. Dopo il periodo di intensa attività caratterizzato dall'adesione alla Nouvelle Vague, durante il quale l'attore collabora con grandi autori del cinema francese quali Godard, Trouffaut, Melville, Malle e altri ancora, il divo-attore si dedica ai generi più disparati. Dagli anni '70 Belmondo si è dedicato alla creazione di una sua casa di produzione e alla recitazione in film polizieschi e di azione, creando ogni volta un nuovo personaggio. Egli è un attore intrinsecamente moderno, nel momento in cui la gestualità dell'attore e lo stato d'animo del personaggio si fondono nasce un terzo personaggio: Belmondo divo. La recitazione diventa il mezzo per identificarsi nell'immagine idolo che le donne hanno di lui e permette una comunicazione diretta con lo spettatore in generale, che dopo anni di carriera conosce ogni possibile mossa dell'attore francese.Dopo il Leone d'Oro alla carriera ricevuto nel 2016 alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, mi è parso opportuno un lavoro di analisi e studio del divo, dell'uomo e del personaggio di Jean-Paul Belmondo. Il duplice obbiettivo è di ricostruire le variazioni nella percezione che il pubblico ha del divo francese dagli anni '60 a oggi, e di esaminare al contempo i vari aspetti della recitazione cinematografica: la mascolinità dell'attore, la gestualità studiata di Belmondo e così via. La filmografia essenziale sarà suddivisa in tre parti: À bout de souffle (Jean-Luc Godard, 1960), Pierrot le fou (Jean-Luc Godard, 1965), come modelli del ¿bandito innamorato e tradito dalla donna amata¿; Le doulos (Jean Pierre Melville, 1962), Une femme e st une femme (Jean-Luc Godard, 1961), come prototipi del ruolo del ¿uomo onesto sempre accusato¿; Le Magnifique (Philippe De Broca, 1973), come topoi del cinema commerciale e satirico in cui approda Belmondo. Attraverso l'intervista diretta vorrei apprendere dall'attore stesso i suoi metodi, strumenti e modi di recitare e come si è creato il mito di Bebel affrontando temi rilevanti la filmografia essenziale sopra citata e argomenti legati ai vari generi di cinema nei quali ha lavorato.Lo scopo vuole essere, inoltre, quello di creare un ponte tra le due autobiografie scritte dall'attore (Trente ans et vingt-cinq films del 1963, Milles vieuxvalinte mieux qu'une del 2016), per conoscere e tematizzare l'approccio dell'auto- rappresentazione dell'attore. Il lavoro di ricostruzione del Belmondo-divo sarà realizzato anche tramite la ricerca sul campo, attraverso questionari mirati alla raccolta di dati necessari a definire la percezione a distanza di anni dell'icona del cinema francese d'autore e non solo.File | Dimensione | Formato | |
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