L'argomento sul quale si sviluppa la mia tesi è il diritto all'affettività all'interno del contesto carcerario. Il capitolo I è un excursus storico sull'ordinamento penitenziario italiano, a partire dalla riforma del 1975 fino ai più recenti interventi legislativi, approfondendo in particolare gli istituti dedicati alla tutela del diritto all'affettività in carcere. Nel Capitolo II prenderò le mosse da quanto sancito dalla giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo in occasione della sentenza Torreggiani vs Italia, per giungere alla revisione sistematica dell'ordinamento penitenziario italiano di cui si parla in questi anni. in particolare, il disegno di legge delega n. 2798 per la riforma dell'ordinamento penitenziario, presentato alla Camera il 23 dicembre 2015, di pari passo all'apertura degli Stati generali dell'esecuzione penale nello stesso anno, i cui lavori sono terminati mesi dopo. Il Capitolo III segna l'abbandono del contesto prettamente giuridico, per giungere in campo sociologico. Svolgerò una sorta di digressione sulla storia della sociologia giuridica che ha studiato la relazione tra soggetti ristretti e affetti, in che modo si influenzino a vicenda, a partire dalle note teorie di Clemmer sul processo di prigionizzazione e dalle ipotesi di Sykes sulle visite coniugali in carcere, per giungere in territorio nazionale con gli studi condotti dal dott. Ceraudo. Analizzerò le conseguenze che la detenzione comporta nella dimensione familiare, evidenziando le differenze tra famiglia d'origine e famiglia acquisita del soggetto ristretto. Infine il IV ed ultimo capitolo sarà dedicato allo studio di un progetto nato l'anno scorso all'interno della Casa circondariale di Torino ¿Lorusso e Cutugno¿, ¿Spazi violenti¿, proprio in ambito della maggior tutela del diritto all'affettività, che ha previsto la creazione di un'area verde dedicata ai colloqui tra detenuti e propri congiunti. Trae origine da una serie di considerazioni che riguardano il nostro sistema carcerario: l'inidoneità dei luoghi interni al carcere, destinati all'incontro del detenuto con i propri familiari, e quindi la necessità della riqualificazione di tali ambienti e della collaborazione tra la società civile e la comunità ristretta, fondamentale nel processo di responsabilizzazione e reinserimento del reo. L'obiettivo che mi riprometto di raggiungere è di dimostrare come il contesto ambientale nel quale vengono coltivati tali rapporti influisca sia sulla buona riuscita del trattamento rieducativo, sia sulla serenità della vita familiare, già compromessa dall'evento traumatico dell'incarcerazione. Andrò ad indagare sull'eventuale presenza di punti critici o lacune del sistema carcere, ma anche sugli elementi positivi, sulle iniziative intraprese in tale direzione. Desidero dar voce ai protagonisti di questa ricerca, i familiari dei detenuti, voce ben diversa da quella che siamo abituati a sentire sull'argomento. Mi sono servita di un metodo di ricerca empirico, che, grazie alle interviste ai familiari, oltre che ad alcune personalità che hanno preso parte attivamente al progetto, per arrivare a considerazioni conclusive circa i risultati ottenuti ad un anno di distanza dalla nascita del progetto.
Carcere e contesto familiare del recluso
GIOIA, GRETA
2016/2017
Abstract
L'argomento sul quale si sviluppa la mia tesi è il diritto all'affettività all'interno del contesto carcerario. Il capitolo I è un excursus storico sull'ordinamento penitenziario italiano, a partire dalla riforma del 1975 fino ai più recenti interventi legislativi, approfondendo in particolare gli istituti dedicati alla tutela del diritto all'affettività in carcere. Nel Capitolo II prenderò le mosse da quanto sancito dalla giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo in occasione della sentenza Torreggiani vs Italia, per giungere alla revisione sistematica dell'ordinamento penitenziario italiano di cui si parla in questi anni. in particolare, il disegno di legge delega n. 2798 per la riforma dell'ordinamento penitenziario, presentato alla Camera il 23 dicembre 2015, di pari passo all'apertura degli Stati generali dell'esecuzione penale nello stesso anno, i cui lavori sono terminati mesi dopo. Il Capitolo III segna l'abbandono del contesto prettamente giuridico, per giungere in campo sociologico. Svolgerò una sorta di digressione sulla storia della sociologia giuridica che ha studiato la relazione tra soggetti ristretti e affetti, in che modo si influenzino a vicenda, a partire dalle note teorie di Clemmer sul processo di prigionizzazione e dalle ipotesi di Sykes sulle visite coniugali in carcere, per giungere in territorio nazionale con gli studi condotti dal dott. Ceraudo. Analizzerò le conseguenze che la detenzione comporta nella dimensione familiare, evidenziando le differenze tra famiglia d'origine e famiglia acquisita del soggetto ristretto. Infine il IV ed ultimo capitolo sarà dedicato allo studio di un progetto nato l'anno scorso all'interno della Casa circondariale di Torino ¿Lorusso e Cutugno¿, ¿Spazi violenti¿, proprio in ambito della maggior tutela del diritto all'affettività, che ha previsto la creazione di un'area verde dedicata ai colloqui tra detenuti e propri congiunti. Trae origine da una serie di considerazioni che riguardano il nostro sistema carcerario: l'inidoneità dei luoghi interni al carcere, destinati all'incontro del detenuto con i propri familiari, e quindi la necessità della riqualificazione di tali ambienti e della collaborazione tra la società civile e la comunità ristretta, fondamentale nel processo di responsabilizzazione e reinserimento del reo. L'obiettivo che mi riprometto di raggiungere è di dimostrare come il contesto ambientale nel quale vengono coltivati tali rapporti influisca sia sulla buona riuscita del trattamento rieducativo, sia sulla serenità della vita familiare, già compromessa dall'evento traumatico dell'incarcerazione. Andrò ad indagare sull'eventuale presenza di punti critici o lacune del sistema carcere, ma anche sugli elementi positivi, sulle iniziative intraprese in tale direzione. Desidero dar voce ai protagonisti di questa ricerca, i familiari dei detenuti, voce ben diversa da quella che siamo abituati a sentire sull'argomento. Mi sono servita di un metodo di ricerca empirico, che, grazie alle interviste ai familiari, oltre che ad alcune personalità che hanno preso parte attivamente al progetto, per arrivare a considerazioni conclusive circa i risultati ottenuti ad un anno di distanza dalla nascita del progetto.File | Dimensione | Formato | |
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