Towards the end of the 1990s, a new filmmaking technology began to be used: the digital. The first technologies of this kind to be used were the light, non-professional ones with poor visual quality. Digital cinema was born in low definition, but developed towards greater sharpness and precision in reporting details, characteristics that became synonymous of prestige and quality. But for several years compact video cameras were the object of experimentation and innovative uses, they were the means by which films outside the canons were made. This thesis focuses on the creative uses of low definition in cinema and investigates the ways in which it has been used: as a means to reduce the greatest possible number of filters between representation and reality; in contrast with the more defined images, in works shot with different technologies, in which high and low definition mix and coexist; for the effect of verisimilitude, in films that use recent technologies to give realism to the shots; and, finally, to reflect on the relationship between fiction and reality. Starting from a technical fact - the low number of pixels and the lack of details - the investigation reveals the aesthetic implications of a shooting technology that has been at the center of one of the revolutionary processes of the seventh art: the conversion to digital.
Verso la fine degli anni Novanta comincia a essere usata una nuova tecnologia di ripresa cinematografica: il digitale. Le prime tecnologie di questo genere a essere utilizzate furono quelle leggere, non professionali e di scarsa qualità visiva. Il cinema digitale nasce in bassa definizione, ma si sviluppa verso una maggiore nitidezza e precisione nel riportare i dettagli, caratteristiche diventate sinonimo di prestigio e qualità. Ma per diversi anni le videocamere compatte furono oggetto di sperimentazioni e utilizzi innovativi, furono il mezzo con cui vennero realizzati dei film fuori dai canoni. La tesi si concentra sugli usi creativi della bassa definizione nel cinema e indaga le modalità con cui essa è stata impiegata: come mezzo per ridurre il maggior numero possibile di filtri tra rappresentazione e realtà; in contrasto con le immagini più definite, in opere girate con diverse tecnologie, in cui alta e bassa definizione si mescolano e convivono; per effetto di verosimiglianza, in film che utilizzano le recenti tecnologie per conferire un realismo alle riprese; e, infine, per riflettere sul rapporto tra finzione e realtà. A partire da un dato tecnico - lo scarso numero di pixel e la carenza di dettagli - l’indagine rivela le implicazioni estetiche di una tecnologia di ripresa che è stata al centro di uno dei processi rivoluzionari della settima arte: la conversione al digitale.
L'imperfetto digitale. L'uso creativo della bassa definizione nel cinema contemporaneo
BERTOLOTTO, FABIO
2023/2024
Abstract
Verso la fine degli anni Novanta comincia a essere usata una nuova tecnologia di ripresa cinematografica: il digitale. Le prime tecnologie di questo genere a essere utilizzate furono quelle leggere, non professionali e di scarsa qualità visiva. Il cinema digitale nasce in bassa definizione, ma si sviluppa verso una maggiore nitidezza e precisione nel riportare i dettagli, caratteristiche diventate sinonimo di prestigio e qualità. Ma per diversi anni le videocamere compatte furono oggetto di sperimentazioni e utilizzi innovativi, furono il mezzo con cui vennero realizzati dei film fuori dai canoni. La tesi si concentra sugli usi creativi della bassa definizione nel cinema e indaga le modalità con cui essa è stata impiegata: come mezzo per ridurre il maggior numero possibile di filtri tra rappresentazione e realtà; in contrasto con le immagini più definite, in opere girate con diverse tecnologie, in cui alta e bassa definizione si mescolano e convivono; per effetto di verosimiglianza, in film che utilizzano le recenti tecnologie per conferire un realismo alle riprese; e, infine, per riflettere sul rapporto tra finzione e realtà. A partire da un dato tecnico - lo scarso numero di pixel e la carenza di dettagli - l’indagine rivela le implicazioni estetiche di una tecnologia di ripresa che è stata al centro di uno dei processi rivoluzionari della settima arte: la conversione al digitale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/8830