1. INTRODUZIONE GENERALE La presente ricerca nasce dalla volontà di demistificare l'idea presente in Italia, e probabilmente in gran parte del mondo ¿occidentale¿, della donna musulmana, completamente sottomessa alla volontà dell'uomo. All'interno di questa tesi, vorremmo dimostrare come si tratti di uno stereotipo talmente radicato da influenzare non solo il discorso informale, ma addirittura alcuni aspetti della ricerca scientifica e, nel nostro caso, della ricerca in campo linguistico. Siamo abituati a fondare le nostre opinioni in base alle immagini che ci vengono trasmesse dai media e che ci propongono la visione della donna musulmana velata, costretta dalle leggi religiose di una società patriarcale a coprire il proprio corpo con indumenti che vanno dallo hijab fino al burqa integrale. L'Islam, dunque, è spesso percepito dall'Occidente come religione che umilia la donna, reputandola inferiore al maschio e promuovendo una legislazione che la priva di diritti che noi consideriamo inalienabili. In realtà, risulta difficile comprendere che tra una nazione araba e l'altra vi sono molte differenze, o che il velo, ad esempio, possa rappresentare un elemento culturale spontaneamente scelto e a cui alcune donne arabe tengono molto; questo avviene soprattutto perché le donne musulmane sono spesso trascurate dalla ricerca e dagli studi in materia, che il più delle volte ignorano il fenomeno o ne danno una lettura prevalentemente maschile. Purtroppo questo si sviluppa anche a livello linguistico. Studi di sociolinguistica e soprattutto di linguistica di genere hanno infatti più volte sottolineato non solo le profonde differenze tra il cosiddetto ¿arabo classico¿ o ¿fuṣḥā¿ 4 e i diversi dialetti arabi che variano da un paese all'altro, ma anche la forte differenza tra il linguaggio utilizzato dagli uomini e quello utilizzato dalle donne sottolineando come queste ultime tendano ad utilizzare parole e tratti più antichi rispetto agli uomini e costringendole quindi ancora una volta ad essere considerate meno innovative e più arretrate. All'interno della mia dissertazione cercherò quindi di mettere in luce le problematiche che emergono nei confronti dei pregiudizi sessisti che talvolta vengono accettati e giustificati senza però trovare un riscontro fondato sulla reale condizione vissuta dalle donne musulmane. Il lavoro svolto è stato diviso in tre capitoli. Il primo capitolo di questa ricerca vuole proporre un collegamento tra la (presunta) condizione di sottomissione della donna araba sia a livello linguistico che a livello sociale, ripercorrendo gli stereotipi musulmani dal punto di vista del mondo occidentale; il secondo capitolo ruota attorno al concetto di linguistica di genere e alle teorie sociolinguistiche sulle quali esso si focalizza: in questo caso, ci concentreremo su due casi di studio che prendono in considerazione due variabili fonologiche utilizzate nel mondo arabo rispettivamente dagli uomini e dalle donne; il terzo capitolo infine chiarisce e sviluppa il concetto di 'sociolinguistica', ossia quella branca di studi linguistici che mette in relazione il linguaggio e la società, per poi passare ad analizzare due casi di studio relativi alla sociolinguistica nel mondo arabo e allo studio della linguista Enam al-Wer nel suo dire che la donna araba non utilizza tratti 'innovativi' solo fin quando si considera 'innovativo' tutto ciò che deriva dall'arabo fusha.

Gli effetti del sessismo in linguistica: il caso delle donne nel mondo arabo

FRANCONE, MARTINA
2016/2017

Abstract

1. INTRODUZIONE GENERALE La presente ricerca nasce dalla volontà di demistificare l'idea presente in Italia, e probabilmente in gran parte del mondo ¿occidentale¿, della donna musulmana, completamente sottomessa alla volontà dell'uomo. All'interno di questa tesi, vorremmo dimostrare come si tratti di uno stereotipo talmente radicato da influenzare non solo il discorso informale, ma addirittura alcuni aspetti della ricerca scientifica e, nel nostro caso, della ricerca in campo linguistico. Siamo abituati a fondare le nostre opinioni in base alle immagini che ci vengono trasmesse dai media e che ci propongono la visione della donna musulmana velata, costretta dalle leggi religiose di una società patriarcale a coprire il proprio corpo con indumenti che vanno dallo hijab fino al burqa integrale. L'Islam, dunque, è spesso percepito dall'Occidente come religione che umilia la donna, reputandola inferiore al maschio e promuovendo una legislazione che la priva di diritti che noi consideriamo inalienabili. In realtà, risulta difficile comprendere che tra una nazione araba e l'altra vi sono molte differenze, o che il velo, ad esempio, possa rappresentare un elemento culturale spontaneamente scelto e a cui alcune donne arabe tengono molto; questo avviene soprattutto perché le donne musulmane sono spesso trascurate dalla ricerca e dagli studi in materia, che il più delle volte ignorano il fenomeno o ne danno una lettura prevalentemente maschile. Purtroppo questo si sviluppa anche a livello linguistico. Studi di sociolinguistica e soprattutto di linguistica di genere hanno infatti più volte sottolineato non solo le profonde differenze tra il cosiddetto ¿arabo classico¿ o ¿fuṣḥā¿ 4 e i diversi dialetti arabi che variano da un paese all'altro, ma anche la forte differenza tra il linguaggio utilizzato dagli uomini e quello utilizzato dalle donne sottolineando come queste ultime tendano ad utilizzare parole e tratti più antichi rispetto agli uomini e costringendole quindi ancora una volta ad essere considerate meno innovative e più arretrate. All'interno della mia dissertazione cercherò quindi di mettere in luce le problematiche che emergono nei confronti dei pregiudizi sessisti che talvolta vengono accettati e giustificati senza però trovare un riscontro fondato sulla reale condizione vissuta dalle donne musulmane. Il lavoro svolto è stato diviso in tre capitoli. Il primo capitolo di questa ricerca vuole proporre un collegamento tra la (presunta) condizione di sottomissione della donna araba sia a livello linguistico che a livello sociale, ripercorrendo gli stereotipi musulmani dal punto di vista del mondo occidentale; il secondo capitolo ruota attorno al concetto di linguistica di genere e alle teorie sociolinguistiche sulle quali esso si focalizza: in questo caso, ci concentreremo su due casi di studio che prendono in considerazione due variabili fonologiche utilizzate nel mondo arabo rispettivamente dagli uomini e dalle donne; il terzo capitolo infine chiarisce e sviluppa il concetto di 'sociolinguistica', ossia quella branca di studi linguistici che mette in relazione il linguaggio e la società, per poi passare ad analizzare due casi di studio relativi alla sociolinguistica nel mondo arabo e allo studio della linguista Enam al-Wer nel suo dire che la donna araba non utilizza tratti 'innovativi' solo fin quando si considera 'innovativo' tutto ciò che deriva dall'arabo fusha.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/88290