Apathy, a poorly understood condition, is a quantitative reduction in voluntary, goal-directed behaviour, observed after injures to many possible brain areas, as well as symptom in dominant pathologies or, even, to some extent, in healthy subjects. The current work was carried out with the help of paper books and articles taken from some online databases, such as PsycINFO and PubMed, and with the aim of summarising the most important aspects concerning apathy, including some of the evaluation scales used for its assessment, the symptomatic profile, different pharmacological and non- treatments, and, finally, the three subtypes that can be differentiated (emotional-affective, cognitive and auto-activation). The non-pharmacological treatments deserve a special note, because they showed high validity and reliability and effective outcomes in treating apathetic symptoms, as they are tailored to fit each patient's needs, abilities and stories. There is a need for consensus on diagnostic criteria to facilitate future research, which should focus on the validation of new treatments, centred on the characteristics of the subjects.
L'apatia, sindrome comportamentale che consiste nella riduzione dei comportamenti autogenerati e finalizzati, può conseguire a lesioni a numerose aree cerebrali, ma può anche apparire come sintomo secondario di patologie preminenti. Si è scoperto, inoltre, che può sopraggiungere anche in individui sani, in presenza di particolari condizioni. È stata presa in rassegna la letteratura disponibile sul tema (libri cartacei e articoli tratti dalle maggiori banche dati, quali PsycINFO e PubMed), con l'intento di formare un grande riassunto in cui includere tutte, o quasi, le informazioni rilevanti riguardanti la definizione di apatia, le scale di valutazione utilizzate, i sintomi rilevabili, i trattamenti possibili, e i diversi sottotipi che la caratterizzano. Tutto ciò è stato fatto anche tramite l'aiuto di approfondimenti riguardanti, in particolare, le scale di valutazione, i processi sottostanti al deficit di autoattivazione e i trattamenti non farmacologici. Questi ultimi meritano un cenno peculiare, in quanto hanno dimostrato grande validità e risultati efficaci nella cura dei sintomi apatici (o, per lo meno, nella loro attenuazione), in quanto basati, non sulle caratteristiche generali della patologia, ma sulle storie, preferenze e capacità residue di ogni individuo, riuscendone a mantenere alto il coinvolgimento durante le procedure e massimizzandone i risultati. È su questa linea generale che deve focalizzarsi la ricerca futura, la quale deve mirare a nuove scoperte e validazioni di trattamenti focalizzati sulle caratteristiche del soggetto in cura prima di tutto, e successivamente, sulla patologia in sé.
Apatia: quando sembra mancare la voglia di vivere
FANTINO, ROBERTA
2016/2017
Abstract
L'apatia, sindrome comportamentale che consiste nella riduzione dei comportamenti autogenerati e finalizzati, può conseguire a lesioni a numerose aree cerebrali, ma può anche apparire come sintomo secondario di patologie preminenti. Si è scoperto, inoltre, che può sopraggiungere anche in individui sani, in presenza di particolari condizioni. È stata presa in rassegna la letteratura disponibile sul tema (libri cartacei e articoli tratti dalle maggiori banche dati, quali PsycINFO e PubMed), con l'intento di formare un grande riassunto in cui includere tutte, o quasi, le informazioni rilevanti riguardanti la definizione di apatia, le scale di valutazione utilizzate, i sintomi rilevabili, i trattamenti possibili, e i diversi sottotipi che la caratterizzano. Tutto ciò è stato fatto anche tramite l'aiuto di approfondimenti riguardanti, in particolare, le scale di valutazione, i processi sottostanti al deficit di autoattivazione e i trattamenti non farmacologici. Questi ultimi meritano un cenno peculiare, in quanto hanno dimostrato grande validità e risultati efficaci nella cura dei sintomi apatici (o, per lo meno, nella loro attenuazione), in quanto basati, non sulle caratteristiche generali della patologia, ma sulle storie, preferenze e capacità residue di ogni individuo, riuscendone a mantenere alto il coinvolgimento durante le procedure e massimizzandone i risultati. È su questa linea generale che deve focalizzarsi la ricerca futura, la quale deve mirare a nuove scoperte e validazioni di trattamenti focalizzati sulle caratteristiche del soggetto in cura prima di tutto, e successivamente, sulla patologia in sé.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/88232