Le riflessioni presenti in questa tesi si interrogano sul valore dell'opera d'arte. L'opera d'arte scelta per essere oggetto di queste riflessioni è un racconto di Borges. Essa è oggetto in due modi: da una parte perché offre un'interpretazione del fenomeno estetico e dall'altra, di riflesso, perché applicheremo l'interpretazione che essa offre al racconto stesso. Nel primo capitolo utilizzeremo Gadamer per esplicitare una parte di questa interpretazione: l'opera d'arte non può essere separata dal significato che le viene attribuito; anzi, essa viene ad esistenza proprio nel significato (infatti, come mostra Heidegger, l'interpretazione, e il significato che nasce con essa, è un esistenziale, ossia di natura fondamentale nel rapporto dell'uomo con il mondo che questi abita). Per quanto questo discorso possa sembrare, per certi versi, scontato, dobbiamo ricordarci che l'estetica sin dalle sue origini ha sempre tentato di individuare delle qualità che sembrano scevre da qualunque operazione di significazione (storica o sociale), infatti tali qualità vengono tautologicamente definite estetiche (come se l'estetico pertenesse un mondo a parte, rispetto a quello vissuto dall'uomo). Nel secondo capitolo invece, seguendo sempre l'interpretazione di Borges, prenderemo le distanze dai ragionamenti gadameriani: per quest'ultimo autore infatti i significati dell'opera d'arte che si danno nel tempo sono legati tra loro secondo legge di continuità. Ad essere fondamento di tale continuità è l'opera d'arte stessa, la quale, divenendo principio legislatore, ammette unicamente le interpretazioni di sé che reputa adeguate, indipendentemente dal volere degli interpreti. E così è salvaguardata l'unicità della tradizione: è l'essere dell'opera d'arte che si fa linguaggio e si concretizza nella fusione dell'orizzonte del mittente con quello del destinatario (linguaggio dell'essere che accomuna, in virtù del circolo ermeneutico, i parlanti nel corso delle epoche storiche, ma che in qualche modo li trascende). La cosa che questa tesi intende contestare è proprio la visione continuativa della tradizione, essa è principio metafisico che deve essere ammesso a priori. Infatti per noi il linguaggio è ancorato al mondo dell'esserci, al suo modo di comprensione. Se si ammettono più modi di comprensione, allora si ammettono anche diverse interpretazioni dell'opera d'arte nella stessa epoca storica (in modo tale che l'opera stessa smetterà di essere la stessa opera; essa è differente nella misura in cui appartiene a mondi differenti, aperti da modi di comprensione differenti). E così si mostra la possibilità di tradizioni differenti (ogni modo di comprensione avrà non solo la propria interpretazione ma anche la propria connessione tra le interpretazioni). Nel terzo capitolo diremo come la storia degli effetti di Gadamer derivi da un modo di comprensione specifico, quello quotidiano. All'interno dell'interpretazione quotidiana infatti la tradizione viene vista come continuativa, e non a caso, poiché è essa stessa a stabilire le interpretazioni legittime e la loro connessione. Ciò però dev'essere rifiutato in quanto in questo processo siamo degli attori passivi (ed ecco che ritorna l'esser-giocati dal gioco della tradizione) e, come mostra Baudrillard, il rischio è di perdersi in questo gioco di rimandi atti a legittimare i miti della società.
Borges e ermeneutica sul filo della traduzione
BRAY, ELENA
2016/2017
Abstract
Le riflessioni presenti in questa tesi si interrogano sul valore dell'opera d'arte. L'opera d'arte scelta per essere oggetto di queste riflessioni è un racconto di Borges. Essa è oggetto in due modi: da una parte perché offre un'interpretazione del fenomeno estetico e dall'altra, di riflesso, perché applicheremo l'interpretazione che essa offre al racconto stesso. Nel primo capitolo utilizzeremo Gadamer per esplicitare una parte di questa interpretazione: l'opera d'arte non può essere separata dal significato che le viene attribuito; anzi, essa viene ad esistenza proprio nel significato (infatti, come mostra Heidegger, l'interpretazione, e il significato che nasce con essa, è un esistenziale, ossia di natura fondamentale nel rapporto dell'uomo con il mondo che questi abita). Per quanto questo discorso possa sembrare, per certi versi, scontato, dobbiamo ricordarci che l'estetica sin dalle sue origini ha sempre tentato di individuare delle qualità che sembrano scevre da qualunque operazione di significazione (storica o sociale), infatti tali qualità vengono tautologicamente definite estetiche (come se l'estetico pertenesse un mondo a parte, rispetto a quello vissuto dall'uomo). Nel secondo capitolo invece, seguendo sempre l'interpretazione di Borges, prenderemo le distanze dai ragionamenti gadameriani: per quest'ultimo autore infatti i significati dell'opera d'arte che si danno nel tempo sono legati tra loro secondo legge di continuità. Ad essere fondamento di tale continuità è l'opera d'arte stessa, la quale, divenendo principio legislatore, ammette unicamente le interpretazioni di sé che reputa adeguate, indipendentemente dal volere degli interpreti. E così è salvaguardata l'unicità della tradizione: è l'essere dell'opera d'arte che si fa linguaggio e si concretizza nella fusione dell'orizzonte del mittente con quello del destinatario (linguaggio dell'essere che accomuna, in virtù del circolo ermeneutico, i parlanti nel corso delle epoche storiche, ma che in qualche modo li trascende). La cosa che questa tesi intende contestare è proprio la visione continuativa della tradizione, essa è principio metafisico che deve essere ammesso a priori. Infatti per noi il linguaggio è ancorato al mondo dell'esserci, al suo modo di comprensione. Se si ammettono più modi di comprensione, allora si ammettono anche diverse interpretazioni dell'opera d'arte nella stessa epoca storica (in modo tale che l'opera stessa smetterà di essere la stessa opera; essa è differente nella misura in cui appartiene a mondi differenti, aperti da modi di comprensione differenti). E così si mostra la possibilità di tradizioni differenti (ogni modo di comprensione avrà non solo la propria interpretazione ma anche la propria connessione tra le interpretazioni). Nel terzo capitolo diremo come la storia degli effetti di Gadamer derivi da un modo di comprensione specifico, quello quotidiano. All'interno dell'interpretazione quotidiana infatti la tradizione viene vista come continuativa, e non a caso, poiché è essa stessa a stabilire le interpretazioni legittime e la loro connessione. Ciò però dev'essere rifiutato in quanto in questo processo siamo degli attori passivi (ed ecco che ritorna l'esser-giocati dal gioco della tradizione) e, come mostra Baudrillard, il rischio è di perdersi in questo gioco di rimandi atti a legittimare i miti della società.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/88151