Breastfeeding is an essential practice for all newborns’ health, including premature infants. However, mothers with Chronic Kidney Disease may face greater difficulties due to their clinical condition. Chronic kidney diseases are a widely prevalent and rapidly growing problem in all Western societies, both due to their more frequent diagnosis and their incidence increase, associated with the population aging and with the presence of pathologies that were once considered fatal, but today survival rates have improved. Estimates suggest rates up to 3% of pregnancies complicated by Chronic Kidney Disease and numerous are the effects that the disease can have on both maternal and fetal pregnancy outcomes, particularly increasing the preterm birth possibility. Chronic Kidney Disease is associated with specific pharmacological therapy: its safety is not always demonstrated during breastfeeding so may present a temporary incompatibility with breastfeeding. Furthermore, possible alterations in milk composition have been described in literature studies: an increase in nitrogen compounds and/or a loss of proteins in maternal blood could lead to an accumulation of harmful substances or compromise the milk’s protein nutritive quota. Another aspect which has been reported is the possible presence of maternal autoantibodies in breast milk and their potential effect on the newborn. Today, no scientific society recommends breastfeeding’s discontinuation in patients with immune disease. Despite the lack of scientific evidence on this matter, some physicians suggest a precautionary approach to nutrition, advising to wholly or partially replace breast milk with formula milk. However, we should remember that human milk represents a life-saving drug for all newborns, particularly for the most fragile ones, including prematures, due to its numerous bioactive and immunological components. This study’s aim is to evaluate the quality and quantity of nitrogenous component in milk from mothers with kidney disease, compared to the milk of mothers without kidney disease at the same lactation stage and gestational age at delivery. A total of 7 nephropathic patients and 13 controls were enrolled with a total of 75 samples analysed. In addition, auxological and neurobehavioral outcomes at 40 weeks and 3 months of corrected age were evaluated in breastfed infants by nephropathic mothers. The results of the study have shown that, despite some minor differences in the nitrogen fraction of milk from mothers with kidney disease, the protein quantity is not inferior in qualitative and quantitative terms to the healthy mothers’ one. In mothers with chronic kidney disease’ milk, was highlighted the presence of particular proteins, galactose-deficient A1 immunoglobulin, useful as IgA nephropathy markers. The auxological outcome of newborns from mothers with nephropathy is comparable to the healthy mothers’ ones. Also the neurobehavioral evaluation of the two groups of newborns didn’t show significant differences. These evidences, as well as being valuable from a research perspective, represent a fundamental indication for clinicians, providing additional support in promoting breastfeeding even for mothers with chronic kidney disease.

L’allattamento al seno è una pratica essenziale per la salute di tutti i neonati, inclusi i prematuri. Tuttavia, le madri con malattia renale cronica possono incontrare maggiori problemi a causa della loro condizione clinica. Le malattie renali croniche costituiscono un problema ampiamente diffuso e in rapida crescita in tutte le società occidentali, sia per il loro più frequente riconoscimento, sia per l’aumento della loro incidenza, in particolare legato all’invecchiamento della popolazione ed alla presenza di patologie che erano un tempo a prognosi infausta, per le quali ad oggi il tasso di sopravvivenza è migliorato. Alcune stime parlano di tassi fino al 3% di gravidanze complicate da patologia renale cronica e numerosi sono gli effetti che la malattia renale cronica può avere sugli esiti sia materni che fetali di una gravidanza, in particolare incrementando la possibilità di parto pretermine. La malattia renale, in quanto associata a specifica terapia farmacologica di cui non sempre è dimostrata la sicurezza in allattamento, può presentare un’incompatibilità temporanea con l’allattamento materno. Inoltre, in letteratura sono stati riportati studi in cui sono state descritte possibili alterazioni nella composizione del latte, come risultato di un aumento dei composti azotati e/o di una perdita di proteine nel sangue materno, che potrebbe determinare un accumulo di sostanze nocive o compromettere la quota proteica nutritiva del latte. Un altro aspetto riportato è l’eventuale presenza di autoanticorpi materni nel latte e il loro possibile effetto sul neonato. Ad oggi, nessuna società scientifica raccomanda la sospensione dell’allattamento nelle pazienti con malattia immunologica. Pur in carenza di evidenze scientifiche a riguardo, alcuni medici suggeriscono un atteggiamento precauzionale nell’approccio nutritivo, consigliando di sostituire del tutto o in parte il latte materno con latte in formula. Bisogna però ricordare che il latte umano rappresenta per tutti i neonati, e con particolare rilevanza per i neonati più fragili, inclusi quelli prematuri, un vero e proprio farmaco salvavita, per le sue innumerevoli componenti bioattive e immunologiche. Il presente studio ha l’obiettivo di valutare la qualità e quantità della componente azotata del latte delle madri nefropatiche, in confronto al latte di madri non nefropatiche allo stesso stadio di lattazione ed epoca gestazionale del parto. In totale sono state arruolate 7 pazienti nefropatiche e 13 controlli con un totale di 75 campioni di latte analizzati. In aggiunta, sono stati valutati gli outcome auxologici e neurocomportamentali a 40 settimane e 3 mesi di età corretta nei bambini allattati al seno da madri affette da malattia renale. I risultati dello studio hanno dimostrato che, nonostante alcune differenze minori nella frazione azotata del latte delle madri nefropatiche, la quantità proteica presente non è inferiore dal punto di vista quali-quantitativo a quella delle madri sane. Nel latte delle madri affette da malattia renale cronica è stata evidenziata la presenza di particolari proteine, le immunoglobuline A1 galactose-deficient, utili come marcatori di nefropatia da IgA. L’outcome auxologico dei neonati delle mamme con nefropatia, inoltre, è sovrapponibile a quello dei neonati di mamme sane. Anche la valutazione neurocomportamentale dei due gruppi di neonati non ha evidenziato differenze significative. Tali evidenze, oltre che preziose dal punto di vista della ricerca, rappresentano un'indicazione fondamentale per i clinici, fornendo un supporto in più alla promozione dell’allattamento al seno anche per le madri nefropatiche.

Allattamento e malattie renali croniche materne: proteine del latte e outcome neonatale

BOTTA, GIULIA
2023/2024

Abstract

L’allattamento al seno è una pratica essenziale per la salute di tutti i neonati, inclusi i prematuri. Tuttavia, le madri con malattia renale cronica possono incontrare maggiori problemi a causa della loro condizione clinica. Le malattie renali croniche costituiscono un problema ampiamente diffuso e in rapida crescita in tutte le società occidentali, sia per il loro più frequente riconoscimento, sia per l’aumento della loro incidenza, in particolare legato all’invecchiamento della popolazione ed alla presenza di patologie che erano un tempo a prognosi infausta, per le quali ad oggi il tasso di sopravvivenza è migliorato. Alcune stime parlano di tassi fino al 3% di gravidanze complicate da patologia renale cronica e numerosi sono gli effetti che la malattia renale cronica può avere sugli esiti sia materni che fetali di una gravidanza, in particolare incrementando la possibilità di parto pretermine. La malattia renale, in quanto associata a specifica terapia farmacologica di cui non sempre è dimostrata la sicurezza in allattamento, può presentare un’incompatibilità temporanea con l’allattamento materno. Inoltre, in letteratura sono stati riportati studi in cui sono state descritte possibili alterazioni nella composizione del latte, come risultato di un aumento dei composti azotati e/o di una perdita di proteine nel sangue materno, che potrebbe determinare un accumulo di sostanze nocive o compromettere la quota proteica nutritiva del latte. Un altro aspetto riportato è l’eventuale presenza di autoanticorpi materni nel latte e il loro possibile effetto sul neonato. Ad oggi, nessuna società scientifica raccomanda la sospensione dell’allattamento nelle pazienti con malattia immunologica. Pur in carenza di evidenze scientifiche a riguardo, alcuni medici suggeriscono un atteggiamento precauzionale nell’approccio nutritivo, consigliando di sostituire del tutto o in parte il latte materno con latte in formula. Bisogna però ricordare che il latte umano rappresenta per tutti i neonati, e con particolare rilevanza per i neonati più fragili, inclusi quelli prematuri, un vero e proprio farmaco salvavita, per le sue innumerevoli componenti bioattive e immunologiche. Il presente studio ha l’obiettivo di valutare la qualità e quantità della componente azotata del latte delle madri nefropatiche, in confronto al latte di madri non nefropatiche allo stesso stadio di lattazione ed epoca gestazionale del parto. In totale sono state arruolate 7 pazienti nefropatiche e 13 controlli con un totale di 75 campioni di latte analizzati. In aggiunta, sono stati valutati gli outcome auxologici e neurocomportamentali a 40 settimane e 3 mesi di età corretta nei bambini allattati al seno da madri affette da malattia renale. I risultati dello studio hanno dimostrato che, nonostante alcune differenze minori nella frazione azotata del latte delle madri nefropatiche, la quantità proteica presente non è inferiore dal punto di vista quali-quantitativo a quella delle madri sane. Nel latte delle madri affette da malattia renale cronica è stata evidenziata la presenza di particolari proteine, le immunoglobuline A1 galactose-deficient, utili come marcatori di nefropatia da IgA. L’outcome auxologico dei neonati delle mamme con nefropatia, inoltre, è sovrapponibile a quello dei neonati di mamme sane. Anche la valutazione neurocomportamentale dei due gruppi di neonati non ha evidenziato differenze significative. Tali evidenze, oltre che preziose dal punto di vista della ricerca, rappresentano un'indicazione fondamentale per i clinici, fornendo un supporto in più alla promozione dell’allattamento al seno anche per le madri nefropatiche.
Breastfeeding and chronic maternal kidney disease: milk proteins and neonatal outcome
Breastfeeding is an essential practice for all newborns’ health, including premature infants. However, mothers with Chronic Kidney Disease may face greater difficulties due to their clinical condition. Chronic kidney diseases are a widely prevalent and rapidly growing problem in all Western societies, both due to their more frequent diagnosis and their incidence increase, associated with the population aging and with the presence of pathologies that were once considered fatal, but today survival rates have improved. Estimates suggest rates up to 3% of pregnancies complicated by Chronic Kidney Disease and numerous are the effects that the disease can have on both maternal and fetal pregnancy outcomes, particularly increasing the preterm birth possibility. Chronic Kidney Disease is associated with specific pharmacological therapy: its safety is not always demonstrated during breastfeeding so may present a temporary incompatibility with breastfeeding. Furthermore, possible alterations in milk composition have been described in literature studies: an increase in nitrogen compounds and/or a loss of proteins in maternal blood could lead to an accumulation of harmful substances or compromise the milk’s protein nutritive quota. Another aspect which has been reported is the possible presence of maternal autoantibodies in breast milk and their potential effect on the newborn. Today, no scientific society recommends breastfeeding’s discontinuation in patients with immune disease. Despite the lack of scientific evidence on this matter, some physicians suggest a precautionary approach to nutrition, advising to wholly or partially replace breast milk with formula milk. However, we should remember that human milk represents a life-saving drug for all newborns, particularly for the most fragile ones, including prematures, due to its numerous bioactive and immunological components. This study’s aim is to evaluate the quality and quantity of nitrogenous component in milk from mothers with kidney disease, compared to the milk of mothers without kidney disease at the same lactation stage and gestational age at delivery. A total of 7 nephropathic patients and 13 controls were enrolled with a total of 75 samples analysed. In addition, auxological and neurobehavioral outcomes at 40 weeks and 3 months of corrected age were evaluated in breastfed infants by nephropathic mothers. The results of the study have shown that, despite some minor differences in the nitrogen fraction of milk from mothers with kidney disease, the protein quantity is not inferior in qualitative and quantitative terms to the healthy mothers’ one. In mothers with chronic kidney disease’ milk, was highlighted the presence of particular proteins, galactose-deficient A1 immunoglobulin, useful as IgA nephropathy markers. The auxological outcome of newborns from mothers with nephropathy is comparable to the healthy mothers’ ones. Also the neurobehavioral evaluation of the two groups of newborns didn’t show significant differences. These evidences, as well as being valuable from a research perspective, represent a fundamental indication for clinicians, providing additional support in promoting breastfeeding even for mothers with chronic kidney disease.
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