La medicina difensiva è divenuta negli ultimi anni, una delle problematiche di crescente impatto sulle politiche sanitarie dei Paesi industrializzati, anche perché strettamente collegata al tema della sicurezza delle cure, degli eventi avversi e delle eventuali responsabilità professionali. La diffusione della medicina difensiva si collega all'aumento del contenzioso a seguito di atti sanitari in cui viene chiamata in causa una possibile responsabilità medica. il fenomeno è collegato anche a mutamenti intervenuti nell'ambito della relazione medico-paziente, all'aumento delle aspettative nei confronti del progresso scientifico ed anche alla pressione dei mass media. La medicina difensiva espone i pazienti a esami e trattamenti terapeutici superflui (overdiagnosis e overtreatment) con ulteriori rischi correlati e produce costi inutili per il servizio sanitario nazionale in termini economici ed organizzativi, influendo negativamente sull'appropriatezza delle cure. Contenere il fenomeno richiede una profonda riflessione sulla cultura e sull'etica dei sistemi sanitari e sulle aspettative dei cittadini. Ai fini dell'appropriatezza e della sicurezza delle cure,la formazione dei sanitari gioca un ruolo fondamentale sia nella fase accademica sia in modo continuativo per l'intera attività professionale. D'altro canto le organizzazioni sanitarie devono cominciare a controllare il rischio in modo sempre più efficace sviluppando programmi non punitivi "sistemi no fault" di analisi e segnalazione degli errori volontaria. Tutto ciò è possibile solo in organizzazioni che abbiamo sviluppato una cultura di contenimento del rischio diffusa tra i professionisti: da questo punto di vista, l'ultima legge, la c.d. legge Gelli-Bianco entrata in vigore nel 2017 si muove proprio in questa direzione. Ma le organizzazioni sanitarie non sono migliorabili solo ad opera dei professionisti sanitari: occorre che i cittadini svolgano un ruolo guida in questo cambiamento. Buoni esempi arrivano dagli USA con l'iniziativa congiunta medici-pazienti "Choosing Wisely" (scegliendo saggiamente) in cui sono stati identificati una serie di interventi ritenutiingiustificati e inefficaci e dal Regno Unito dove sono stati creati gruppi di discussione tra le richieste di medici e pazienti e ciò che i ricercatori stanno investigando. In Italia Slow Medicine, un movimento di professionisti della salute, di cittadini e di pazienti, che promuove una medicina sobria, rispettosa e giusta, sta rilanciando il progetto "choosing wisely": nel 2016 ha definito una lista di raccomandazioni su pratiche a rischio di inappropriatezza o "malpractice". Ma anche il movimento "no-vax" o i milioni di cittadini che si rivolgono a trattamenti alternativi alla medicina tradizionale occidentale sono testimonianza che stanno cambiando sia i rapporti di potere che la concezione stessa di controllo del proprio stato di salute. E' un cambiamento che comporterà tempi lunghi ma che è ormai irreversibile, nonostante le pressioni di molta parte ancora dei professionisti e dell'apparato industriale che ruota intorno ad essi, anche perché questo sistema non sarà più sostenibile a lungo. Occorrerà pensare non solo a tagli di spesa lineari, come avvenuto fino ad oggi, ma anche a come utilizzare al meglio le risorse disponibili eliminando procedure, test, farmaci, interventi che non producono salute ma sicuramente alimentano la spesa. Occorre una medicina più sobria per stare meglio e sprecare meno risorse.

La medicina difensiva in Italia: impatto economico, organizzativo e sociale. Prospettive di contenimento del problema.

GENTILE, NICOLETTA
2016/2017

Abstract

La medicina difensiva è divenuta negli ultimi anni, una delle problematiche di crescente impatto sulle politiche sanitarie dei Paesi industrializzati, anche perché strettamente collegata al tema della sicurezza delle cure, degli eventi avversi e delle eventuali responsabilità professionali. La diffusione della medicina difensiva si collega all'aumento del contenzioso a seguito di atti sanitari in cui viene chiamata in causa una possibile responsabilità medica. il fenomeno è collegato anche a mutamenti intervenuti nell'ambito della relazione medico-paziente, all'aumento delle aspettative nei confronti del progresso scientifico ed anche alla pressione dei mass media. La medicina difensiva espone i pazienti a esami e trattamenti terapeutici superflui (overdiagnosis e overtreatment) con ulteriori rischi correlati e produce costi inutili per il servizio sanitario nazionale in termini economici ed organizzativi, influendo negativamente sull'appropriatezza delle cure. Contenere il fenomeno richiede una profonda riflessione sulla cultura e sull'etica dei sistemi sanitari e sulle aspettative dei cittadini. Ai fini dell'appropriatezza e della sicurezza delle cure,la formazione dei sanitari gioca un ruolo fondamentale sia nella fase accademica sia in modo continuativo per l'intera attività professionale. D'altro canto le organizzazioni sanitarie devono cominciare a controllare il rischio in modo sempre più efficace sviluppando programmi non punitivi "sistemi no fault" di analisi e segnalazione degli errori volontaria. Tutto ciò è possibile solo in organizzazioni che abbiamo sviluppato una cultura di contenimento del rischio diffusa tra i professionisti: da questo punto di vista, l'ultima legge, la c.d. legge Gelli-Bianco entrata in vigore nel 2017 si muove proprio in questa direzione. Ma le organizzazioni sanitarie non sono migliorabili solo ad opera dei professionisti sanitari: occorre che i cittadini svolgano un ruolo guida in questo cambiamento. Buoni esempi arrivano dagli USA con l'iniziativa congiunta medici-pazienti "Choosing Wisely" (scegliendo saggiamente) in cui sono stati identificati una serie di interventi ritenutiingiustificati e inefficaci e dal Regno Unito dove sono stati creati gruppi di discussione tra le richieste di medici e pazienti e ciò che i ricercatori stanno investigando. In Italia Slow Medicine, un movimento di professionisti della salute, di cittadini e di pazienti, che promuove una medicina sobria, rispettosa e giusta, sta rilanciando il progetto "choosing wisely": nel 2016 ha definito una lista di raccomandazioni su pratiche a rischio di inappropriatezza o "malpractice". Ma anche il movimento "no-vax" o i milioni di cittadini che si rivolgono a trattamenti alternativi alla medicina tradizionale occidentale sono testimonianza che stanno cambiando sia i rapporti di potere che la concezione stessa di controllo del proprio stato di salute. E' un cambiamento che comporterà tempi lunghi ma che è ormai irreversibile, nonostante le pressioni di molta parte ancora dei professionisti e dell'apparato industriale che ruota intorno ad essi, anche perché questo sistema non sarà più sostenibile a lungo. Occorrerà pensare non solo a tagli di spesa lineari, come avvenuto fino ad oggi, ma anche a come utilizzare al meglio le risorse disponibili eliminando procedure, test, farmaci, interventi che non producono salute ma sicuramente alimentano la spesa. Occorre una medicina più sobria per stare meglio e sprecare meno risorse.
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