L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che si caratterizza per il progressivo deterioramento delle funzioni cognitive accompagnato da alterazioni nel comportamento, nella personalità e nell'affettività della persona che ne è colpita. Con quarantasei milioni di malati nel mondo, l'Alzheimer sta diventando un'emergenza mondiale a causa dell'invecchiamento della popolazione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità prevede un raddoppio da qui ai prossimi venti anni e di questi malati, oltre 700 mila sono in Italia. La prima parte di questo elaborato vuole fornire alcuni cenni storici relativi alla malattia per poi arrivare a descriverne le caratteristiche principali mentre, la seconda, tratta alcune delle cure non farmacologiche dove ho approfondito quelle che maggiormente mi hanno interessata. L'intenzione è di dare una panoramica generale della malattia, partendo dalla sua storia (dal primo caso clinico accertato al giorno d'oggi), descrivendo poi le sue caratteristiche (dalle ipotesi biologiche ai possibili tipi di diagnosi accertati) per terminare con la descrizione delle cure non farmacologiche. Ho cercato perciò di affrontare la malattia di Alzheimer in ogni suo aspetto, partendo primariamente dalla conoscenza medica della stessa, tracciando le sue origini e mettendo in evidenza come possa presentarsi non omogeneo il decorso della malattia da un paziente all'altro, per quanto riguarda i sintomi, la progressione e l'attesa di vita del malato. Si è rilevato che poiché ancora oggi non esistono farmaci per la guarigione di questa malattia e neppure interventi che possano prevenire la sua insorgenza, quello che, di positivo, si può fare per i malati di Alzheimer è garantire loro, il più possibile, uno stato di benessere psico-fisico e sociale. Si può facilitare la loro esistenza con azioni che mantengano il più a lungo possibile le capacità preservate dal deterioramento e permettere ai malati di conservare, fino alla fine, quell'identità personale che man mano va svanendo, ma che trova ancora la forza per emergere. Dall'indagine delle possibilità d'intervento riabilitativo è emerso quanto questi interventi debbano essere creati a misura di paziente, tenendo conto non solo delle capacità residue ma anche del background che lo caratterizza come identità unica. Mi sono infine soffermata in particolar modo sulle cure non farmacologiche; la loro efficacia si basa sui risultati di numerosi studi, anche se sono necessarie successive conferme su più ampie popolazioni di pazienti trattati. L'obiettivo di questa metodologia è di ridurre il livello di disabilità del paziente, migliorare la qualità della sua vita e rallentare il decorso della malattia, potenziando le residue funzioni intellettive, fisiche e affettive. Personalmente confido molto nelle cure non farmacologiche e, quindi, nell'impiego di tecniche utili a rallentare il declino cognitivo e funzionale, a controllare i disturbi del comportamento e a compensare le disabilità causate dalla malattia; lo studio affrontato per la preparazione di questa tesina ha rafforzato le mie convinzioni.

L'Alzheimer: le sue peculiarità e le cure non tradizionali

PIERI, CAMILLA
2016/2017

Abstract

L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che si caratterizza per il progressivo deterioramento delle funzioni cognitive accompagnato da alterazioni nel comportamento, nella personalità e nell'affettività della persona che ne è colpita. Con quarantasei milioni di malati nel mondo, l'Alzheimer sta diventando un'emergenza mondiale a causa dell'invecchiamento della popolazione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità prevede un raddoppio da qui ai prossimi venti anni e di questi malati, oltre 700 mila sono in Italia. La prima parte di questo elaborato vuole fornire alcuni cenni storici relativi alla malattia per poi arrivare a descriverne le caratteristiche principali mentre, la seconda, tratta alcune delle cure non farmacologiche dove ho approfondito quelle che maggiormente mi hanno interessata. L'intenzione è di dare una panoramica generale della malattia, partendo dalla sua storia (dal primo caso clinico accertato al giorno d'oggi), descrivendo poi le sue caratteristiche (dalle ipotesi biologiche ai possibili tipi di diagnosi accertati) per terminare con la descrizione delle cure non farmacologiche. Ho cercato perciò di affrontare la malattia di Alzheimer in ogni suo aspetto, partendo primariamente dalla conoscenza medica della stessa, tracciando le sue origini e mettendo in evidenza come possa presentarsi non omogeneo il decorso della malattia da un paziente all'altro, per quanto riguarda i sintomi, la progressione e l'attesa di vita del malato. Si è rilevato che poiché ancora oggi non esistono farmaci per la guarigione di questa malattia e neppure interventi che possano prevenire la sua insorgenza, quello che, di positivo, si può fare per i malati di Alzheimer è garantire loro, il più possibile, uno stato di benessere psico-fisico e sociale. Si può facilitare la loro esistenza con azioni che mantengano il più a lungo possibile le capacità preservate dal deterioramento e permettere ai malati di conservare, fino alla fine, quell'identità personale che man mano va svanendo, ma che trova ancora la forza per emergere. Dall'indagine delle possibilità d'intervento riabilitativo è emerso quanto questi interventi debbano essere creati a misura di paziente, tenendo conto non solo delle capacità residue ma anche del background che lo caratterizza come identità unica. Mi sono infine soffermata in particolar modo sulle cure non farmacologiche; la loro efficacia si basa sui risultati di numerosi studi, anche se sono necessarie successive conferme su più ampie popolazioni di pazienti trattati. L'obiettivo di questa metodologia è di ridurre il livello di disabilità del paziente, migliorare la qualità della sua vita e rallentare il decorso della malattia, potenziando le residue funzioni intellettive, fisiche e affettive. Personalmente confido molto nelle cure non farmacologiche e, quindi, nell'impiego di tecniche utili a rallentare il declino cognitivo e funzionale, a controllare i disturbi del comportamento e a compensare le disabilità causate dalla malattia; lo studio affrontato per la preparazione di questa tesina ha rafforzato le mie convinzioni.
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