Perché una risorsa di talento, adatta a ricoprire un posto vacante in azienda, dovrebbe scegliere la nostra organizzazione preferendola ai concorrenti? È questa la prima domanda che le imprese dovrebbero porsi nel momento in cui riconoscono il capitale umano quale fattore di successo. In un contesto di crescente competitività nel mercato del lavoro, in cui le imprese si contendono le migliori risorse umane per vincere la cosiddetta “War of Talent”, l’Employer Branding assume notevole rilevanza. Il concetto di Employer Branding è ampio e complesso: si tratta della strategia d’impresa che racchiude tutte le attività e gli attributi con cui un’organizzazione si rende attrattiva come luogo di lavoro. Il fine è quello di attrarre, selezionare e trattenere i migliori talenti. Quali sono gli strumenti a disposizione delle imprese? Alcuni sono difficili da analizzare e misurare, in quanto fonti endogene della crescita (cultura aziendale, forza del marchio, reputazione). Altri, invece, riportano a best practice che variano da settore a settore e necessitano di attente valutazioni sulle possibili applicazioni. Alla base di tutte le strategie di Employer Branding vi è comunque la necessità di conoscere le risorse e comprendere quali elementi assumono maggior valore per esse. Le imprese devono perseguire coerenza e credibilità per attrarre profili molto diversi tra loro, dai white collar ai blue collar, tenendo in considerazione, ad esempio, le differenze generazionali dei lavoratori. Per fare questo, devono riuscire a capire come targetizzare, posizionarsi nella mente dei collaboratori e dei potenziali job seekers e individuare infine le leve da andare toccare per orientare le strategie di Employer Branding nelle direzioni desiderate. Le nozioni e i concetti che verranno esposti sono stati raccolti e combinati facendo riferimento alla produzione accademica sul tema e a pubblicazioni provenienti dal mondo della consulenza, in particolare per quanto riguarda dei report empirici. Infine, verrà presentato un case study, con Prima Industrie S.p.A. che si è sottoposta ad un questionario utile a comprendere lo stato attuale del proprio Employer Branding. La survey ha inoltre mostrato la concreta applicazione di quanto presentato in linea teorica nei capitoli precedenti. Trattandosi di un tema di natura interdisciplinare, l’approccio adottato nella presentazione dei vari concetti è stato tale da fornire degli input sia del mondo del Marketing che della Gestione HR. Sono inoltre presenti nozioni riconducibili alle teorie di Business Management e alle pratiche di Comunicazione Aziendale. In sintesi, il fine ultimo di questo elaborato è quello di presentare gli attributi e le diverse forme dell’Employer Branding in modo che venga legittimata l’importanza dei suoi strumenti in quanto processo utile a supportare la competitività di tutte le imprese, aldilà della propria natura (B2B o B2C, a conduzione familiare o meno, startup…), delle dimensioni (multinazionale, PMI…) e del settore di appartenenza.

EMPLOYER BRANDING: UN'ARMA STRATEGICA NELLA "GUERRA DEI TALENTI". CASE STUDY: PRIMA INDUSTRIE S.p.A.

RUGGIERO, MATTEO
2021/2022

Abstract

Perché una risorsa di talento, adatta a ricoprire un posto vacante in azienda, dovrebbe scegliere la nostra organizzazione preferendola ai concorrenti? È questa la prima domanda che le imprese dovrebbero porsi nel momento in cui riconoscono il capitale umano quale fattore di successo. In un contesto di crescente competitività nel mercato del lavoro, in cui le imprese si contendono le migliori risorse umane per vincere la cosiddetta “War of Talent”, l’Employer Branding assume notevole rilevanza. Il concetto di Employer Branding è ampio e complesso: si tratta della strategia d’impresa che racchiude tutte le attività e gli attributi con cui un’organizzazione si rende attrattiva come luogo di lavoro. Il fine è quello di attrarre, selezionare e trattenere i migliori talenti. Quali sono gli strumenti a disposizione delle imprese? Alcuni sono difficili da analizzare e misurare, in quanto fonti endogene della crescita (cultura aziendale, forza del marchio, reputazione). Altri, invece, riportano a best practice che variano da settore a settore e necessitano di attente valutazioni sulle possibili applicazioni. Alla base di tutte le strategie di Employer Branding vi è comunque la necessità di conoscere le risorse e comprendere quali elementi assumono maggior valore per esse. Le imprese devono perseguire coerenza e credibilità per attrarre profili molto diversi tra loro, dai white collar ai blue collar, tenendo in considerazione, ad esempio, le differenze generazionali dei lavoratori. Per fare questo, devono riuscire a capire come targetizzare, posizionarsi nella mente dei collaboratori e dei potenziali job seekers e individuare infine le leve da andare toccare per orientare le strategie di Employer Branding nelle direzioni desiderate. Le nozioni e i concetti che verranno esposti sono stati raccolti e combinati facendo riferimento alla produzione accademica sul tema e a pubblicazioni provenienti dal mondo della consulenza, in particolare per quanto riguarda dei report empirici. Infine, verrà presentato un case study, con Prima Industrie S.p.A. che si è sottoposta ad un questionario utile a comprendere lo stato attuale del proprio Employer Branding. La survey ha inoltre mostrato la concreta applicazione di quanto presentato in linea teorica nei capitoli precedenti. Trattandosi di un tema di natura interdisciplinare, l’approccio adottato nella presentazione dei vari concetti è stato tale da fornire degli input sia del mondo del Marketing che della Gestione HR. Sono inoltre presenti nozioni riconducibili alle teorie di Business Management e alle pratiche di Comunicazione Aziendale. In sintesi, il fine ultimo di questo elaborato è quello di presentare gli attributi e le diverse forme dell’Employer Branding in modo che venga legittimata l’importanza dei suoi strumenti in quanto processo utile a supportare la competitività di tutte le imprese, aldilà della propria natura (B2B o B2C, a conduzione familiare o meno, startup…), delle dimensioni (multinazionale, PMI…) e del settore di appartenenza.
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