Una minaccia per l’ambiente marino è data dalla presenza di tracce metalliche nell’acqua di mare derivanti dall’attività antropica. Gli elementi metallici essenziali e non essenziali si bioaccumulano all’interno degli organismi marini entrando così nella catena trofica alimentare, arrivando fino alla tavola dell’uomo. Un ottimo modo per monitorare il bioaccumulo di metalli all’interno dell’ambiente marino è tramite l’utilizzo del mesozooplancton come bioindicatore. Questa categoria ecologica si trova alla base della catena trofica dei mari rappresentando la principale via energetica dai produttori primari ai consumatori dei livelli trofici più alti e ha un ruolo importante nel ciclo biogeochimico delle tracce di elementi metallici nell’ambiente marino. Gli organismi planctonici accumulano i contaminanti metallici tramite l’acqua di mare o il cibo di cui essi si nutrono, incorporandoli nel loro sistema e trasferendoli poi ai livelli trofici superiori. Per monitorare il bioaccumulo sono stati cercati 20 elementi metallici all’interno di campioni di acqua di mare, di sedimento e di mesozooplancton ed è stata eseguita una ricerca anche all’interno di 6 specie di copepodi dell’ordine Calanoida (Temora stylifera, Nannocalanus minor, Neocalanus gracilis, Centropages typicus, Candacia ethiopica, Pontella mediterranea) con tre diverse strategie alimentari e in due specie esclusivamente carnivore, il chetognato F. enflata e l’isopode E. spinigera. L’obiettivo è quello di determinare la biodisponibilità dei metalli all’interno degli organismi, in modo da conoscere le concentrazioni tossiche per l’ecosistema. I risultati delle analisi hanno mostrato un’elevata eterogeneità nel bioaccumulo degli elementi metallici nel mesozooplancton, evidenziando differenze significative tra organismi sia appartenenti a taxa molto affini, sia appartenenti allo stesso habitat. Per molti metalli le concentrazioni maggiori sono state rilevate in autunno e in inverno, ovvero nelle stagioni in cui lo zooplancton presenta biomassa maggiore. Nei copepodi calanoidi è stata riscontrata una biodiluizione dei livelli metallici, con maggiori concentrazioni negli organismi erbivori rispetto ai carnivori, l’opposto di ciò che si osserva normalmente nella catena trofica, evidenziando la forte influenza che la dieta alimentare di questi organismi ha sul bioaccumulo. Confrontando il bioaccumulo negli isopodi e nei chetognati, i quali presentano la stessa dieta, sono state evidenziate concentrazioni metalliche maggiori negli isopodi, i quali essendo organismi iperbentonici durante la predazione ingeriscono particelle di sedimento, che è ricco di metalli come As, Ni e Fe. Questa differenza ha mostrato come anche l’habitat ha un ruolo fondamentale nel diverso bioaccumulo di metalli. Nel complesso è stata mostrata l’efficienza del mesozooplancton come bioindicatore per il monitoraggio dell’ambiente e come le concentrazioni metalliche bioaccumulate variano in base alle stagioni, alla profondità nella colonna d’acqua, alla dieta e alle strategie alimentari e all’habitat in cui gli organismi vivono.

Bioaccumulo e trasferimento di metalli pesanti all'interno del mesozooplancton

GHIONE, SOFIA
2021/2022

Abstract

Una minaccia per l’ambiente marino è data dalla presenza di tracce metalliche nell’acqua di mare derivanti dall’attività antropica. Gli elementi metallici essenziali e non essenziali si bioaccumulano all’interno degli organismi marini entrando così nella catena trofica alimentare, arrivando fino alla tavola dell’uomo. Un ottimo modo per monitorare il bioaccumulo di metalli all’interno dell’ambiente marino è tramite l’utilizzo del mesozooplancton come bioindicatore. Questa categoria ecologica si trova alla base della catena trofica dei mari rappresentando la principale via energetica dai produttori primari ai consumatori dei livelli trofici più alti e ha un ruolo importante nel ciclo biogeochimico delle tracce di elementi metallici nell’ambiente marino. Gli organismi planctonici accumulano i contaminanti metallici tramite l’acqua di mare o il cibo di cui essi si nutrono, incorporandoli nel loro sistema e trasferendoli poi ai livelli trofici superiori. Per monitorare il bioaccumulo sono stati cercati 20 elementi metallici all’interno di campioni di acqua di mare, di sedimento e di mesozooplancton ed è stata eseguita una ricerca anche all’interno di 6 specie di copepodi dell’ordine Calanoida (Temora stylifera, Nannocalanus minor, Neocalanus gracilis, Centropages typicus, Candacia ethiopica, Pontella mediterranea) con tre diverse strategie alimentari e in due specie esclusivamente carnivore, il chetognato F. enflata e l’isopode E. spinigera. L’obiettivo è quello di determinare la biodisponibilità dei metalli all’interno degli organismi, in modo da conoscere le concentrazioni tossiche per l’ecosistema. I risultati delle analisi hanno mostrato un’elevata eterogeneità nel bioaccumulo degli elementi metallici nel mesozooplancton, evidenziando differenze significative tra organismi sia appartenenti a taxa molto affini, sia appartenenti allo stesso habitat. Per molti metalli le concentrazioni maggiori sono state rilevate in autunno e in inverno, ovvero nelle stagioni in cui lo zooplancton presenta biomassa maggiore. Nei copepodi calanoidi è stata riscontrata una biodiluizione dei livelli metallici, con maggiori concentrazioni negli organismi erbivori rispetto ai carnivori, l’opposto di ciò che si osserva normalmente nella catena trofica, evidenziando la forte influenza che la dieta alimentare di questi organismi ha sul bioaccumulo. Confrontando il bioaccumulo negli isopodi e nei chetognati, i quali presentano la stessa dieta, sono state evidenziate concentrazioni metalliche maggiori negli isopodi, i quali essendo organismi iperbentonici durante la predazione ingeriscono particelle di sedimento, che è ricco di metalli come As, Ni e Fe. Questa differenza ha mostrato come anche l’habitat ha un ruolo fondamentale nel diverso bioaccumulo di metalli. Nel complesso è stata mostrata l’efficienza del mesozooplancton come bioindicatore per il monitoraggio dell’ambiente e come le concentrazioni metalliche bioaccumulate variano in base alle stagioni, alla profondità nella colonna d’acqua, alla dieta e alle strategie alimentari e all’habitat in cui gli organismi vivono.
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