I cambiamenti sociali ed economici a cui si è assistito a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso hanno profondamente mutato la società in cui viviamo. Tra gli aspetti su cui il giurista deve soffermarsi nell’analisi della post-modernità spiccano le nuove funzioni che il diritto penale e le pene detentive hanno assunto nella società che potremmo chiamare dell’esclusione. Un viaggio nel mondo della penalità attraverso le funzioni manifeste e latenti della pena che analizza le sue nuove sfaccettature nelle logiche che influenzano i processi di criminalizzazione insieme all’utilizzo simbolico del diritto penale e del penitenziario come strumento per la creazione di deficit in determinate categorie di soggetti. Il sistema che vedeva nella prevenzione e nell’accompagnamento sociale, come strumenti per il mantenimento dell’ordine sociale, i suoi pilastri portanti lascia la strada ad uno basato sull’esclusione e l’eliminazione di un determinato target di soggetti. Il tema della pena nella sua dicotomia tra pena giusta e utile verrà valutata da diversi punti di vista, mettendo in discussione l’obbiettivo di integrazione che si era andato formando nei discorsi pubblici sulla pena dello Stato sociale di diritto. Partendo dalle teorie giustificative di essa, analizzando le funzioni manifeste che il nostro ordinamento gli affida, in perfetta armonia con le più accreditate tesi giuridico filosofiche in materia, l’attenzione, nell’ormai consapevolezza che la pena e la sua esecuzione non siano più in grado di assolvere la mission istituzionale, verrà spostata sulle nuove logiche che tengono in vita un sistema rivelatosi particolarmente fallimentare, almeno per quanto riguarda l’intento di reinserire e rieducare gli autori di reato. Alle funzioni manifeste della pena si affiancano quelle latenti, le uniche ormai in grado di tenere in vita un sistema penale ancora prevalentemente basato sulla pena come privazione della libertà personale. Il carcere diventa un luogo di produzione di marginalità ed esclusione sociale, una sorta di discarica dove relegare i rifiuti che il nuovo ordine economico-sociale basato sulla responsabilità individuale inevitabilmente produce. I principi costituzionali riguardo la pena e la riforma dell’ordinamento penitenziario del 1975 sembrano essersi adattati alle istanze sociali securitarie, reinventando il sistema secondo gli obbiettivi reclamati con maggior vigore dall’opinione pubblica e quindi più facilmente attuabili. La descrizione della realtà dei fatti invita ad una profonda riflessione sul ‘nuovo’ sistema giustizia, fortemente influenzato da logiche managerialiste e attuariali. I trattamenti penitenziari volti alla rieducazione del reo e i processi di de-carcerizzazione basati sull’utilizzo di misure alternative alla detenzione, che possano prendere in carico il soggetto nella community del sociale e particolarmente proficui per il suo percorso di reinserimento sociale, riguardano solamente una cospicua minoranza di rei, con caratteristiche sociali e personali, sui cui vale ancora la pena investire.
EVOLUZIONE DELLA PENALITA' E DEL PENITENZIARIO NELLA CRISI DEL WELFARE STATE: NUOVE E VECCHIE FUNZIONI DEL DIRITTO PENALE.
MERZAGORA, FEDERICO
2021/2022
Abstract
I cambiamenti sociali ed economici a cui si è assistito a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso hanno profondamente mutato la società in cui viviamo. Tra gli aspetti su cui il giurista deve soffermarsi nell’analisi della post-modernità spiccano le nuove funzioni che il diritto penale e le pene detentive hanno assunto nella società che potremmo chiamare dell’esclusione. Un viaggio nel mondo della penalità attraverso le funzioni manifeste e latenti della pena che analizza le sue nuove sfaccettature nelle logiche che influenzano i processi di criminalizzazione insieme all’utilizzo simbolico del diritto penale e del penitenziario come strumento per la creazione di deficit in determinate categorie di soggetti. Il sistema che vedeva nella prevenzione e nell’accompagnamento sociale, come strumenti per il mantenimento dell’ordine sociale, i suoi pilastri portanti lascia la strada ad uno basato sull’esclusione e l’eliminazione di un determinato target di soggetti. Il tema della pena nella sua dicotomia tra pena giusta e utile verrà valutata da diversi punti di vista, mettendo in discussione l’obbiettivo di integrazione che si era andato formando nei discorsi pubblici sulla pena dello Stato sociale di diritto. Partendo dalle teorie giustificative di essa, analizzando le funzioni manifeste che il nostro ordinamento gli affida, in perfetta armonia con le più accreditate tesi giuridico filosofiche in materia, l’attenzione, nell’ormai consapevolezza che la pena e la sua esecuzione non siano più in grado di assolvere la mission istituzionale, verrà spostata sulle nuove logiche che tengono in vita un sistema rivelatosi particolarmente fallimentare, almeno per quanto riguarda l’intento di reinserire e rieducare gli autori di reato. Alle funzioni manifeste della pena si affiancano quelle latenti, le uniche ormai in grado di tenere in vita un sistema penale ancora prevalentemente basato sulla pena come privazione della libertà personale. Il carcere diventa un luogo di produzione di marginalità ed esclusione sociale, una sorta di discarica dove relegare i rifiuti che il nuovo ordine economico-sociale basato sulla responsabilità individuale inevitabilmente produce. I principi costituzionali riguardo la pena e la riforma dell’ordinamento penitenziario del 1975 sembrano essersi adattati alle istanze sociali securitarie, reinventando il sistema secondo gli obbiettivi reclamati con maggior vigore dall’opinione pubblica e quindi più facilmente attuabili. La descrizione della realtà dei fatti invita ad una profonda riflessione sul ‘nuovo’ sistema giustizia, fortemente influenzato da logiche managerialiste e attuariali. I trattamenti penitenziari volti alla rieducazione del reo e i processi di de-carcerizzazione basati sull’utilizzo di misure alternative alla detenzione, che possano prendere in carico il soggetto nella community del sociale e particolarmente proficui per il suo percorso di reinserimento sociale, riguardano solamente una cospicua minoranza di rei, con caratteristiche sociali e personali, sui cui vale ancora la pena investire.File | Dimensione | Formato | |
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