La dislipidemia è un’alterazione della quantità di lipidi nel sangue, in particolare di trigliceridi e colesterolo. I trigliceridi sono lipidi composti da una molecola di glicerolo e uniti tramite legame estere a tre catene di acidi grassi e sono costituenti importanti delle membrane biologiche. Il colesterolo, invece, è una molecola dalle molteplici funzioni, con bassa solubilità in ambiente acquoso e molto solubile nei grassi. Un aumento della colesterolemia, e in particolare dei livelli di LDL, è il determinante principale della malattia coronarica aumentando così il rischio di mortalità. La valutazione iniziale, e quella a distanza di 3 o 6 mesi, del quadro lipidico dei pazienti presi in esame, ha dimostrato l’efficacia della dietoterapia per la dislipidemia solo in determinati quadri clinici. La dietoterapia risulta essere efficace in pazienti giovani adulti con pochi fattori di rischio (aderenza al tabagismo, obesità, ipertensione e diabete) o in completa assenza di questi e con livelli, considerabili “borderline”, di colesterolo totale ≤ 270 mg/dl, valori di colesterolo LDL ≤ 200 mg/dl e valori di trigliceridi ≤ 700 mg/dl. Quadri clinici più complessi richiedono l’intervento farmacologico. La dietoterapia consiste nell’aderenza ad un regime dietetico caratterizzato da una riduzione del consumo di alimenti di origine animale (quali uova, carne, formaggi) ricchi in grassi dai quali ne deriva principalmente il colesterolo, associato ad un aumentato consumo di fibre (verdura, frutta, legumi e prodotti integrali). Al fine di ottimizzare il quadro lipidico o stabilizzarlo è importante associare al regime dietetico anche l’attività fisica: studi epidemiologici confermano che l’attività fisica aumenta proporzionalmente il colesterolo HDL. Quest’ultimo preleva il colesterolo in eccesso e lo trasporta al fegato dove viene degradato al fine di ridurre la colesterolemia e il rischio di formazione di placche aterosclerotiche. Quando il quadro lipidico è invece caratterizzato da valori eccessivamente elevati, come dimostrato dall’analisi clinica svolta, la dietoterapia è inefficace e risulta essenziale il trattamento farmacologico considerando che il 70% dei livelli di colesterolo totale vengono prodotti endogenamente e quindi difficilmente modificabili dalle abitudini alimentari.

L’efficacia della dietoterapia in pazienti dislipidemici Analisi condotta presso l’ambulatorio di Diabetologia e Malattie Metaboliche di Arona

TEDESCO, PAOLA
2021/2022

Abstract

La dislipidemia è un’alterazione della quantità di lipidi nel sangue, in particolare di trigliceridi e colesterolo. I trigliceridi sono lipidi composti da una molecola di glicerolo e uniti tramite legame estere a tre catene di acidi grassi e sono costituenti importanti delle membrane biologiche. Il colesterolo, invece, è una molecola dalle molteplici funzioni, con bassa solubilità in ambiente acquoso e molto solubile nei grassi. Un aumento della colesterolemia, e in particolare dei livelli di LDL, è il determinante principale della malattia coronarica aumentando così il rischio di mortalità. La valutazione iniziale, e quella a distanza di 3 o 6 mesi, del quadro lipidico dei pazienti presi in esame, ha dimostrato l’efficacia della dietoterapia per la dislipidemia solo in determinati quadri clinici. La dietoterapia risulta essere efficace in pazienti giovani adulti con pochi fattori di rischio (aderenza al tabagismo, obesità, ipertensione e diabete) o in completa assenza di questi e con livelli, considerabili “borderline”, di colesterolo totale ≤ 270 mg/dl, valori di colesterolo LDL ≤ 200 mg/dl e valori di trigliceridi ≤ 700 mg/dl. Quadri clinici più complessi richiedono l’intervento farmacologico. La dietoterapia consiste nell’aderenza ad un regime dietetico caratterizzato da una riduzione del consumo di alimenti di origine animale (quali uova, carne, formaggi) ricchi in grassi dai quali ne deriva principalmente il colesterolo, associato ad un aumentato consumo di fibre (verdura, frutta, legumi e prodotti integrali). Al fine di ottimizzare il quadro lipidico o stabilizzarlo è importante associare al regime dietetico anche l’attività fisica: studi epidemiologici confermano che l’attività fisica aumenta proporzionalmente il colesterolo HDL. Quest’ultimo preleva il colesterolo in eccesso e lo trasporta al fegato dove viene degradato al fine di ridurre la colesterolemia e il rischio di formazione di placche aterosclerotiche. Quando il quadro lipidico è invece caratterizzato da valori eccessivamente elevati, come dimostrato dall’analisi clinica svolta, la dietoterapia è inefficace e risulta essenziale il trattamento farmacologico considerando che il 70% dei livelli di colesterolo totale vengono prodotti endogenamente e quindi difficilmente modificabili dalle abitudini alimentari.
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