Come noto, il Sofista è un dialogo particolarmente denso di contenuto teoretico, nel quale viene fornita un’inaudita descrizione del mondo intelligibile e della sua articolazione interna. Spiegherò in che senso tale descrizione si può dire fondativa, indicando gli ostacoli che essa supera e i problemi che in essa si risolvono. Attraverso questa fondazione (o meglio attraverso la nozione di immagine che ha qui la sua fondazione) vengono gettate le basi e i presupposti di quello che è il concetto di verità storicamente più rilevante, l’adaequatio intellectus et rei. Il mio interesse primario risiede nel fatto che a questa fondazione Platone giunga con un pretesto significativo: la definizione (ed esclusione) di quello che è il suo rivale per eccellenza, l’alter ego del filosofo, il sofista. In un solo gesto Platone compie la separazione di nozioni che risultavano sino ad allora condensate in un’unica realtà e ne concilia altre che sembravano contraddittorie, fornisce al proprio sistema metafisico un’organizzazione strutturale, determina il legame che il logos deve intrattenere con tale struttura per farsi portatore della verità; in un solo dialogo, il quale si apre e si chiude con la distinzione della sofistica da quel sapere “divino” che essa non smette di contraffare, di imitare, di assimilare. Ciò che voglio complessivamente cercare di sottolineare nella presente ricerca è questa coincidenza.
Il Sofista. Fondazione metafisica ed esclusione della sofistica.
LICATALOSI, MIRCO
2021/2022
Abstract
Come noto, il Sofista è un dialogo particolarmente denso di contenuto teoretico, nel quale viene fornita un’inaudita descrizione del mondo intelligibile e della sua articolazione interna. Spiegherò in che senso tale descrizione si può dire fondativa, indicando gli ostacoli che essa supera e i problemi che in essa si risolvono. Attraverso questa fondazione (o meglio attraverso la nozione di immagine che ha qui la sua fondazione) vengono gettate le basi e i presupposti di quello che è il concetto di verità storicamente più rilevante, l’adaequatio intellectus et rei. Il mio interesse primario risiede nel fatto che a questa fondazione Platone giunga con un pretesto significativo: la definizione (ed esclusione) di quello che è il suo rivale per eccellenza, l’alter ego del filosofo, il sofista. In un solo gesto Platone compie la separazione di nozioni che risultavano sino ad allora condensate in un’unica realtà e ne concilia altre che sembravano contraddittorie, fornisce al proprio sistema metafisico un’organizzazione strutturale, determina il legame che il logos deve intrattenere con tale struttura per farsi portatore della verità; in un solo dialogo, il quale si apre e si chiude con la distinzione della sofistica da quel sapere “divino” che essa non smette di contraffare, di imitare, di assimilare. Ciò che voglio complessivamente cercare di sottolineare nella presente ricerca è questa coincidenza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/86858