Lo scopo della presente Tesi è caratterizzare l’evoluzione magmatica (messa in posto e raffreddamento) e metamorfica (evoluzione Varisica e Alpina) del corpo di metadaciti che affiora nei pressi della Cima Ghiliè, nel Massiccio Cristallino dell’Argentera. Queste rocce, la cui messa in posto è stata datata a 443±12 Ma (cioè prima del picco metamorfico Varisico), sono caratterizzate da abbondanti xenoliti crostali e da paragenesi metamorfiche di non facile interpretazione. Per questo non sono mai state effettuate indagini minero-petrografiche di dettaglio che consentissero di ricavarne l’evoluzione magmatica e metamorfica. Questa Tesi si propone di colmare questa lacuna tramite uno studio di dettaglio di tipo petrografico e minero-chimico su campioni indeformati e su xenoliti con paragenesi ritenute particolarmente promettenti. La studio di dettaglio ha permesso di osservare che, la metadacite, sulla base delle abbondanze relative dei fenocristalli, ha una composizione riodacitica piuttosto che dacitica in senso stretto, è povera in Fe e Mg (per la bassa percentuale di femici) e ricca in Al (coerentemente con la presenza della cordierite). La struttura glomeroporfirca della massa di fondo e la giacitura intrusiva osservata sul terreno testimoniano, inoltre, che il corpo di metadacite è cristallizzato in condizioni subvulcaniche. Il corpo subvulcanico della metadacite si è quindi messo in posto risalendo all’interno della crosta tramite due corpi con geometria a sill: uno nella crosta profonda a pressioni maggiori di 6.5 kbar, temperature comprese tra 800 e 850°C e a profondità superiori ai 21 km, uno in una crosta intermedia a pressioni minori di 6.5 kbar, temperature minori di 810°C e a profondità inferiori ai 20 km. Durante la risalita all’interno della crosta, il magma riodacitico ha preso in carico diversi xenoliti: paraderivati in facies granulitica nella crosta profonda che dall’interazione termico-chimica con il magma durante la loro assimilazione hanno sviluppato una corona (o doppia corona) di granato idioblastico e xenoliti con paragenesi ancora rappresentativa di una metapelite (ma formatasi in condizioni P-T inferiori rispetto a quelle degli xenoliti con granato coronitico) nella crosta intermedia. Anch’essi hanno subito una riequilibrazione termico-chimica nel campo di stabilità della cordierite. In conclusione, sulla base della giacitura intrusiva osservata su terreno, vista la preservazione dell’originale struttura sub-vulcanica e la mancanza di paragenesi compatibili con il metamorfismo Varisico di HP-HT si suppone che la messa in posto della metadacite sia avvenuta successivamente al picco metamorfico Varisico datato a 340±4 Ma e prima dell’evento di anatessi a 323±12 Ma. Sarebbero quindi necessarie nuove analisi geocronologiche su campioni selezionati per dirimere la discrepanza tra i dati di questa Tesi e i lavori geocronologici.

La Metadacite della Cima Ghiliè e i suoi xenoliti (Massiccio Cristallino dell’Argentera): petrografia e minero-chimica

MOSCHETTI, LINDA
2021/2022

Abstract

Lo scopo della presente Tesi è caratterizzare l’evoluzione magmatica (messa in posto e raffreddamento) e metamorfica (evoluzione Varisica e Alpina) del corpo di metadaciti che affiora nei pressi della Cima Ghiliè, nel Massiccio Cristallino dell’Argentera. Queste rocce, la cui messa in posto è stata datata a 443±12 Ma (cioè prima del picco metamorfico Varisico), sono caratterizzate da abbondanti xenoliti crostali e da paragenesi metamorfiche di non facile interpretazione. Per questo non sono mai state effettuate indagini minero-petrografiche di dettaglio che consentissero di ricavarne l’evoluzione magmatica e metamorfica. Questa Tesi si propone di colmare questa lacuna tramite uno studio di dettaglio di tipo petrografico e minero-chimico su campioni indeformati e su xenoliti con paragenesi ritenute particolarmente promettenti. La studio di dettaglio ha permesso di osservare che, la metadacite, sulla base delle abbondanze relative dei fenocristalli, ha una composizione riodacitica piuttosto che dacitica in senso stretto, è povera in Fe e Mg (per la bassa percentuale di femici) e ricca in Al (coerentemente con la presenza della cordierite). La struttura glomeroporfirca della massa di fondo e la giacitura intrusiva osservata sul terreno testimoniano, inoltre, che il corpo di metadacite è cristallizzato in condizioni subvulcaniche. Il corpo subvulcanico della metadacite si è quindi messo in posto risalendo all’interno della crosta tramite due corpi con geometria a sill: uno nella crosta profonda a pressioni maggiori di 6.5 kbar, temperature comprese tra 800 e 850°C e a profondità superiori ai 21 km, uno in una crosta intermedia a pressioni minori di 6.5 kbar, temperature minori di 810°C e a profondità inferiori ai 20 km. Durante la risalita all’interno della crosta, il magma riodacitico ha preso in carico diversi xenoliti: paraderivati in facies granulitica nella crosta profonda che dall’interazione termico-chimica con il magma durante la loro assimilazione hanno sviluppato una corona (o doppia corona) di granato idioblastico e xenoliti con paragenesi ancora rappresentativa di una metapelite (ma formatasi in condizioni P-T inferiori rispetto a quelle degli xenoliti con granato coronitico) nella crosta intermedia. Anch’essi hanno subito una riequilibrazione termico-chimica nel campo di stabilità della cordierite. In conclusione, sulla base della giacitura intrusiva osservata su terreno, vista la preservazione dell’originale struttura sub-vulcanica e la mancanza di paragenesi compatibili con il metamorfismo Varisico di HP-HT si suppone che la messa in posto della metadacite sia avvenuta successivamente al picco metamorfico Varisico datato a 340±4 Ma e prima dell’evento di anatessi a 323±12 Ma. Sarebbero quindi necessarie nuove analisi geocronologiche su campioni selezionati per dirimere la discrepanza tra i dati di questa Tesi e i lavori geocronologici.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/86803