I papillomavirus sono classificati nella famiglia Papillomaviridae. Sono piccoli virus con un capside icosaedrico, costituito da 72 capsomeri. Il capside è composto da due proteine: la proteina del capside maggiore L1 e la proteina del capside minore L2. L1, se espresso in grandi quantità, può auto assemblarsi per formare particelle vuote simili al virus (VLP) che sono la base dei vaccini autorizzati. L2 non forma VLP ma può essere incorporato quando co-espresso con L1. Il genoma è costituito da una molecola di DNA circolare a doppia elica. Solo un filamento del dsDNA è utilizzato come modello per la trascrizione e contiene tre regioni genomiche e 10 ORF. La prima regione, definita precoce, codifica per sei ORF: E1, E2, E4, E5, E6, E7. La seconda regione, definita tardiva, codifica per le proteine del capside L1 e L2. La terza regione, definita URR, è quella definita regolatrice. La modalità di trasmissione del virus è principalmente quella sessuale attraverso il contatto con la cute e le mucose, ma ci sono stati studi che suggeriscono modalità differenti quali la trasmissione orizzontale, l’auto inoculazione e la trasmissione verticale da madre a neonato attraverso il liquido amniotico, la placenta o attraverso il contatto della mucosa genitale materna durante il passaggio del feto nel canale del parto naturale. L’infezione da HPV inizia nello strato basale dell’epitelio squamoso stratificato a cui il virus accede tramite una micro abrasione e accede al compartimento citoplasmatico grazie all’interazione con i proteoglicani di eparan-solfato presenti sulla membrana basale. L’HPV può permanere in stato latente nelle cellule, stabilendosi in forma episomale oppure andando incontro a replicazione portando alla sintesi di virus infetti. Il genoma di HPV utilizza tre fasi di replicazione del DNA: l’amplificazione iniziale, in cui i geni della fase precoce si fanno carico della replicazione del DNA in piccole quantità; la fase di manutenzione in cui la replicazione avviene nelle cellule proliferanti dello strato basale con un numero di copie maggiori; l’amplificazione vegetativa in cui avviene l’assemblaggio dei virioni. Anche se l’integrazione del genoma virale con quello dell’ospite non fa parte del ciclo vitale dell’HPV rappresenta il passo fondamentale per l’inizio del processo di oncogenesi. Gli HPV si dividono in due gruppi: HPV a basso rischio, non oncogeni, associati a lesioni benigne, come verruche, papillomi e condilomi e HPV ad alto rischio, oncogeni (tra cui i principali sono HPV-16 e HPV-18) spesso associati ai tumori della cervice uterina, del pene, dell’ano, della vagina, della vulva e dell’orofaringe. È stato dimostrato come i geni E6 ed E7 abbiano un ruolo cruciale nel processo di oncogenesi, in quanto E6 inibisce il soppressore della crescita p53, mentre E7 inibisce pRb. E6 ed E7 sono anche note per indurre danni al DNA dell’ospite. È stato eseguito uno studio in cui viene dimostrato che i lncRNA, in particolare lncFANCI 2, sono disregolati nel tessuto che subisce infezioni da HPV e ancora di più nel caso di tumore della cervice uterina. Per dimostrare ciò sono stati utilizzati diciotto campioni (sei HPVnegativi, sei HPV-positivi e sei con tumore della cervice) ed è stato possibile osservare come vi sia una sovraespressione di lnc-FANCI 2 nei campioni dov’è presente l’infezione.

HPV e il suo ruolo nell'oncogenesi

FALCO, CHIARA
2021/2022

Abstract

I papillomavirus sono classificati nella famiglia Papillomaviridae. Sono piccoli virus con un capside icosaedrico, costituito da 72 capsomeri. Il capside è composto da due proteine: la proteina del capside maggiore L1 e la proteina del capside minore L2. L1, se espresso in grandi quantità, può auto assemblarsi per formare particelle vuote simili al virus (VLP) che sono la base dei vaccini autorizzati. L2 non forma VLP ma può essere incorporato quando co-espresso con L1. Il genoma è costituito da una molecola di DNA circolare a doppia elica. Solo un filamento del dsDNA è utilizzato come modello per la trascrizione e contiene tre regioni genomiche e 10 ORF. La prima regione, definita precoce, codifica per sei ORF: E1, E2, E4, E5, E6, E7. La seconda regione, definita tardiva, codifica per le proteine del capside L1 e L2. La terza regione, definita URR, è quella definita regolatrice. La modalità di trasmissione del virus è principalmente quella sessuale attraverso il contatto con la cute e le mucose, ma ci sono stati studi che suggeriscono modalità differenti quali la trasmissione orizzontale, l’auto inoculazione e la trasmissione verticale da madre a neonato attraverso il liquido amniotico, la placenta o attraverso il contatto della mucosa genitale materna durante il passaggio del feto nel canale del parto naturale. L’infezione da HPV inizia nello strato basale dell’epitelio squamoso stratificato a cui il virus accede tramite una micro abrasione e accede al compartimento citoplasmatico grazie all’interazione con i proteoglicani di eparan-solfato presenti sulla membrana basale. L’HPV può permanere in stato latente nelle cellule, stabilendosi in forma episomale oppure andando incontro a replicazione portando alla sintesi di virus infetti. Il genoma di HPV utilizza tre fasi di replicazione del DNA: l’amplificazione iniziale, in cui i geni della fase precoce si fanno carico della replicazione del DNA in piccole quantità; la fase di manutenzione in cui la replicazione avviene nelle cellule proliferanti dello strato basale con un numero di copie maggiori; l’amplificazione vegetativa in cui avviene l’assemblaggio dei virioni. Anche se l’integrazione del genoma virale con quello dell’ospite non fa parte del ciclo vitale dell’HPV rappresenta il passo fondamentale per l’inizio del processo di oncogenesi. Gli HPV si dividono in due gruppi: HPV a basso rischio, non oncogeni, associati a lesioni benigne, come verruche, papillomi e condilomi e HPV ad alto rischio, oncogeni (tra cui i principali sono HPV-16 e HPV-18) spesso associati ai tumori della cervice uterina, del pene, dell’ano, della vagina, della vulva e dell’orofaringe. È stato dimostrato come i geni E6 ed E7 abbiano un ruolo cruciale nel processo di oncogenesi, in quanto E6 inibisce il soppressore della crescita p53, mentre E7 inibisce pRb. E6 ed E7 sono anche note per indurre danni al DNA dell’ospite. È stato eseguito uno studio in cui viene dimostrato che i lncRNA, in particolare lncFANCI 2, sono disregolati nel tessuto che subisce infezioni da HPV e ancora di più nel caso di tumore della cervice uterina. Per dimostrare ciò sono stati utilizzati diciotto campioni (sei HPVnegativi, sei HPV-positivi e sei con tumore della cervice) ed è stato possibile osservare come vi sia una sovraespressione di lnc-FANCI 2 nei campioni dov’è presente l’infezione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/86721