L’obiettivo di questa tesi è dimostrare come la Climate Fiction (o Cli-Fi) possa fornire strumenti critici sulla contemporaneità e stimolare un passaggio ulteriore verso una progettualità interdisciplinare, in cui gli ambiti umanistico e scientifico abbiano il medesimo peso concettuale e operativo. In campo artistico e letterario la speculative fiction esplora scenari futuri, immaginari, a partire da elementi, tendenze o configurazioni che si possono rilevare nella realtà. La Cli-Fi in particolare si concentra sulle possibili conseguenze del cambiamento climatico, articolandole in scenari distopici complessi. In questo lavoro si considera la Cli-Fi come possibile mezzo di divulgazione scientifica indiretta, strumento complementare rispetto alla letteratura accademica tradizionale sui temi ambientali. L’elaborato parte dall’analisi del romanzo Oryx e Crake di Margaret Atwood (2003), sviscerandone nodi narrativi, dinamiche causa-effetto, implicazioni secondarie. Per alcuni di questi temi vengono individuati nel mondo attuale sia le condizioni sottese al loro sviluppo distopico nel romanzo, sia risposte alternative e concrete già apprezzabili nella realtà. La prima sezione di questo lavoro propone una panoramica sull’origine e sulla portata della Climate Fiction. Si introduce il romanzo Oryx e Crake per inquadrare lo sguardo di Margaret Atwood sull’emergenza climatica, individuando altresì le caratteristiche che lo rendono strumento di analisi critica sulla contemporaneità. Si affronta poi il tema del cambiamento climatico quale conseguenza dell’intervento umano nell’era definita ‘Antropocene’. Vengono infine messe a confronto la visione della salute espressa in Oryx e Crake e l’approccio internazionale ‘One Health’, in un parallelo tra lo stato di salute del pianeta e quello degli esseri umani. Nella seconda sezione si affronta la tematica della sovrappopolazione umana rispetto alla disponibilità di risorse ambientale. Si presenta la visione espressa in Oryx e Crake di un mondo capitalista e orfano della componente umanistica, in cui il progresso scientifico portato ai suoi esiti estremi diventa mezzo di sterminio prima della biodiversità e poi della stessa specie umana. Si confronta poi con la realtà, in particolare con la progettualità transdisciplinare e virtuosa dell’associazione A Proposito di Altri Mondi (APDAM), in cui le scienze umanistiche al pari di quelle tecnico-scientifiche contribuiscono al perseguimento di obiettivi di equità e di inclusione. Viene altresì considerata l’influenza dei movimenti dal basso nei due scenari analizzati. Nella terza sezione si prendono in considerazione possibili strategie programmatiche multidisciplinari in grado di scongiurare eventuali derive distopiche, in particolar modo in tre ambiti: società, sanità, ambiente. Si argomenta come l’informazione e la consapevolezza siano strumenti potenti, utilizzabili sia per esercitare un controllo indiscriminato su persone e territori, sia per alimentare processi di inclusione, con esiti opposti. Si suggerisce inoltre una lettura alternativa del concetto di ‘confine’, contrapponendone la visione limitante a una costituente di dinamiche virtuose e di salvaguardia di varietà biologica e culturale. L’analisi si allarga infine alla questione di genere, quale spunto per individuare le connessioni tra lo sfruttamento del pianeta e lo sfruttamento delle donne.

G.A.I.A. – Dalla distopia alla NarrAzione

DELLAFERRERA, ANNA
2021/2022

Abstract

L’obiettivo di questa tesi è dimostrare come la Climate Fiction (o Cli-Fi) possa fornire strumenti critici sulla contemporaneità e stimolare un passaggio ulteriore verso una progettualità interdisciplinare, in cui gli ambiti umanistico e scientifico abbiano il medesimo peso concettuale e operativo. In campo artistico e letterario la speculative fiction esplora scenari futuri, immaginari, a partire da elementi, tendenze o configurazioni che si possono rilevare nella realtà. La Cli-Fi in particolare si concentra sulle possibili conseguenze del cambiamento climatico, articolandole in scenari distopici complessi. In questo lavoro si considera la Cli-Fi come possibile mezzo di divulgazione scientifica indiretta, strumento complementare rispetto alla letteratura accademica tradizionale sui temi ambientali. L’elaborato parte dall’analisi del romanzo Oryx e Crake di Margaret Atwood (2003), sviscerandone nodi narrativi, dinamiche causa-effetto, implicazioni secondarie. Per alcuni di questi temi vengono individuati nel mondo attuale sia le condizioni sottese al loro sviluppo distopico nel romanzo, sia risposte alternative e concrete già apprezzabili nella realtà. La prima sezione di questo lavoro propone una panoramica sull’origine e sulla portata della Climate Fiction. Si introduce il romanzo Oryx e Crake per inquadrare lo sguardo di Margaret Atwood sull’emergenza climatica, individuando altresì le caratteristiche che lo rendono strumento di analisi critica sulla contemporaneità. Si affronta poi il tema del cambiamento climatico quale conseguenza dell’intervento umano nell’era definita ‘Antropocene’. Vengono infine messe a confronto la visione della salute espressa in Oryx e Crake e l’approccio internazionale ‘One Health’, in un parallelo tra lo stato di salute del pianeta e quello degli esseri umani. Nella seconda sezione si affronta la tematica della sovrappopolazione umana rispetto alla disponibilità di risorse ambientale. Si presenta la visione espressa in Oryx e Crake di un mondo capitalista e orfano della componente umanistica, in cui il progresso scientifico portato ai suoi esiti estremi diventa mezzo di sterminio prima della biodiversità e poi della stessa specie umana. Si confronta poi con la realtà, in particolare con la progettualità transdisciplinare e virtuosa dell’associazione A Proposito di Altri Mondi (APDAM), in cui le scienze umanistiche al pari di quelle tecnico-scientifiche contribuiscono al perseguimento di obiettivi di equità e di inclusione. Viene altresì considerata l’influenza dei movimenti dal basso nei due scenari analizzati. Nella terza sezione si prendono in considerazione possibili strategie programmatiche multidisciplinari in grado di scongiurare eventuali derive distopiche, in particolar modo in tre ambiti: società, sanità, ambiente. Si argomenta come l’informazione e la consapevolezza siano strumenti potenti, utilizzabili sia per esercitare un controllo indiscriminato su persone e territori, sia per alimentare processi di inclusione, con esiti opposti. Si suggerisce inoltre una lettura alternativa del concetto di ‘confine’, contrapponendone la visione limitante a una costituente di dinamiche virtuose e di salvaguardia di varietà biologica e culturale. L’analisi si allarga infine alla questione di genere, quale spunto per individuare le connessioni tra lo sfruttamento del pianeta e lo sfruttamento delle donne.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/86713