Per introdurre lo stile dell’opera di Michael Haneke la prima cosa su cui mi soffermerei è l’eterogeneità dei procedimenti narrativi e linguistici messi in gioco. Il suo cinema è un’indagine sulle possibilità di comunicazione proprie del linguaggio cinematografico, sfruttate in modo da causare spesso una sensazione di perenne spiazzamento. Ci troviamo esposti agli effetti pericolosi di un’esistenza che va a braccetto con i media; un’esistenza in cui siamo tutti consapevoli di consumare violenza e sappiamo infondo di volerla consumare. Quello che ne segue è un lavoro di analisi del fenomeno della violenza, della sua rappresentazione, i suoi effetti e i nostri motivi, abbracciando una rappresentazione inusuale e unica nel suo genere: quella di Michael Haneke.
Frammenti Silenziosi: la violenza nel cinema di Michael Haneke
MIRABILE, GIORGIA
2021/2022
Abstract
Per introdurre lo stile dell’opera di Michael Haneke la prima cosa su cui mi soffermerei è l’eterogeneità dei procedimenti narrativi e linguistici messi in gioco. Il suo cinema è un’indagine sulle possibilità di comunicazione proprie del linguaggio cinematografico, sfruttate in modo da causare spesso una sensazione di perenne spiazzamento. Ci troviamo esposti agli effetti pericolosi di un’esistenza che va a braccetto con i media; un’esistenza in cui siamo tutti consapevoli di consumare violenza e sappiamo infondo di volerla consumare. Quello che ne segue è un lavoro di analisi del fenomeno della violenza, della sua rappresentazione, i suoi effetti e i nostri motivi, abbracciando una rappresentazione inusuale e unica nel suo genere: quella di Michael Haneke.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/86560