Steve Paxton's Goldberg Variations: la congiunzione di mondi paralleli

The Goldberg Variations choreographed by Steve Paxton are one of the pillars of the dance of the twentieth century, yet there are very few documents about it. It is an extraordinary combination of illustrious art masterpieces and authors that, however, has always been underestimated and partly forgotten. This thesis aims to analyze the meeting of several parallel lines present within the work and the development, through different styles and contexts of choreographic works, starting from the same musical score. Starting from the biography and training of the American choreographer, the work explores the influences of the experiments of the Judson Dance Theatre, in which Paxton took part and the two methods of experimentation of movement and body created by the dancer: Contact Improvisation and Material for the spine. In the second chapter, after an in-depth study of Bach and the structure of Goldberg, there is a comparison between three choreographers who have dealt in turn, in contexts and with different styles, the Bach Variations: Anne Teresa de Keersmaeker, Jerome Robbins and Virgilio Sieni. The thesis ends with an analysis closely linked to Paxton’s thought and his work: improvisation, language with which the choreographer addresses Goldberg Variations and the encounter between the choreography and the performance recorded by Walter Verdin. ​

Le Variazioni Goldberg coreografate da Steve Paxton sono uno dei pilastri della danza del Novecento, eppure esistono pochissimi documenti a riguardo. Si tratta di una straordinaria congiunzione di arti e autori illustri che però è sempre stata sottovalutata e in parte dimenticata. Questa tesi si propone di analizzare l’incontro di più linee parallele presenti all’interno dell’opera e lo sviluppo, attraverso stili e contesti differenti di opere coreografiche, a partire dalla stessa partitura musicale. Partendo dalla biografia e dalla formazione del coreografo statunitense, il lavoro esplora le influenze delle sperimentazioni del Judson Dance Theatre, di cui Paxton fece parte e i due metodi di sperimentazione del movimento e del corpo creati dal danzatore, la Contact Improvisation e Material for the spine. Nel secondo capitolo, dopo un approfondimento su Bach e sulla struttura delle Goldberg, è presente un confronto tra tre coreografi che hanno affrontato a loro volta, in contesti e con stili differenti, le Variazioni di Bach: Anne Teresa de Keersmaeker, Jerome Robbins e Virgilio Sieni. La tesi si conclude con un'analisi strettamente legata al pensiero e al lavoro di Paxton, all'improvvisazione, linguaggio con cui il coreografo affronta le Goldberg e l'incontro tra la coreografia e il video nella registrazione della performance realizzata da Walter Verdin. ​