The paper aims to analyze the various factors that led to the formation of the State Archives in Italy. The context, which is dealt with in the first chapter, is that of a general “rush for history” which came into being during the 19th century in the main European countries and which paid particular attention to the medieval age. In Italy, the development of historical studies was peculiarly intertwined with the process of national unification, where the Middle Ages was chosen as the historical period to draw on to find the roots of the identity elements that would have characterized the new State. In this great process, a fundamental role was played by individual scholars who, during their researches, began to express the need to have a direct access to sources, and thus to archives. Therefore, the opening of archives to the public, for research purposes and no longer for just administrative ones, owes much to their contribution; the turning point came about in Tuscany, thanks to the initiative of a personage, Francesco Bonaini. Moreover, many of these scholars were personally involved in collecting documents and especially correspondence, which they considered to be of particular interest, making them available to those who wish to make use of them. During the same period, there were other actors and institutes that played a leading role in the Italian cultural-historical scenario. These include, first and foremost, the Deputazioni di Storia Patria, most of which were founded in the second half of the 19th century and that were active in historical studies and in the publishing of sources; the libraries, on the other hand, had a not insignificant importance in the preservation of archival documents otherwise at risk of dispersion. In the second and third chapters, these scenarios relating to the national panorama will be declined in the context of a specific region, Marche. It will be seen how in this area, characterized by a marked polycentrism, which also affects conservation institutes, different modes of preservation and historical research take shape, involving, among others, municipal archives, State Archives and libraries. It will be also taken into account the relations of Marche with other regional dimensions, with a specific focus on Tuscany. These relations were mediated, once again, by scholars directly involved in research and valorization of archives; at stake, evidently, there’s once again the search for an identity of one's own, this time a regional one, in a dialectic that highlights the different ambitions related to the conquest of a new role in the post-unification order.
Il presente elaborato si propone di dare conto dei diversi fattori e protagonisti che hanno portato, in Italia, alla formazione degli Archivi di Stato. Il contesto, di cui si tratta nel primo capitolo, è quello di una generale “corsa alla storia” che prende vita durante l’Ottocento nelle principali realtà europee e che riserva una particolare attenzione all’età medievale. In Italia, questa rivalutazione della storia si intreccia peculiarmente con il processo di Unificazione nazionale, laddove il Medioevo viene scelto come periodo storico a cui attingere per trovare le radici degli elementi identitari che caratterizzeranno il nuovo Stato. In questo grande processo giocano un ruolo fondamentale singoli studiosi ed eruditi, i quali, nel loro fare ricerca, manifestano sempre più il bisogno di avere un accesso diretto alle fonti, e dunque agli archivi. L’apertura degli archivi al pubblico, quindi, e per finalità di studio, non più solo amministrative, deve molto al loro contributo; la svolta avverrà in Toscana, soprattutto grazie all’iniziativa di un personaggio, Francesco Bonaini. Molti di questi studiosi, poi, si occupano personalmente di collezionare documenti e soprattutto carteggi che ritengono di particolare interesse, mettendoli a disposizione di chi volesse fruirne. Ci sono poi altri attori e altri istituti cui spetta, nel medesimo periodo, un ruolo di primo piano nello scenario storico-culturale. Fra questi, si segnalano innanzitutto le Deputazioni di Storia Patria, la maggior parte delle quali sorte proprio nella seconda metà dell’Ottocento, attive negli studi storici e nell’edizione di fonti; le biblioteche, invece, hanno un’importanza non trascurabile nella conservazione di documenti archivistici altrimenti a rischio di dispersione. Nel secondo e nel terzo capitolo, tali scenari relativi al panorama nazionale verranno declinati nel contesto di una specifica regione, le Marche. Si vedrà come in quest’area, da sempre caratterizzata da un marcato policentrismo, che investe dunque anche gli istituti conservativi, prendano forma diverse modalità di conservazione e ricerca storica, che interessano, fra gli altri, archivi comunali, Archivi di Stato e biblioteche. Saranno presi in considerazione anche i rapporti delle Marche con altre dimensioni regionali, in particolare con la Toscana – rapporti mediati, ancora una volta, da studiosi direttamente impegnati negli studi storici e nella valorizzazione degli archivi. In gioco c’è, evidentemente, di nuovo la ricerca di una propria identità, questa volta regionale, in una dialettica che evidenzia le differenti ambizioni relative alla conquista di un nuovo ruolo nell’assetto postunitario.
Archivi e ricerca storica. Il caso delle Marche
FESTA, VERONICA
2021/2022
Abstract
Il presente elaborato si propone di dare conto dei diversi fattori e protagonisti che hanno portato, in Italia, alla formazione degli Archivi di Stato. Il contesto, di cui si tratta nel primo capitolo, è quello di una generale “corsa alla storia” che prende vita durante l’Ottocento nelle principali realtà europee e che riserva una particolare attenzione all’età medievale. In Italia, questa rivalutazione della storia si intreccia peculiarmente con il processo di Unificazione nazionale, laddove il Medioevo viene scelto come periodo storico a cui attingere per trovare le radici degli elementi identitari che caratterizzeranno il nuovo Stato. In questo grande processo giocano un ruolo fondamentale singoli studiosi ed eruditi, i quali, nel loro fare ricerca, manifestano sempre più il bisogno di avere un accesso diretto alle fonti, e dunque agli archivi. L’apertura degli archivi al pubblico, quindi, e per finalità di studio, non più solo amministrative, deve molto al loro contributo; la svolta avverrà in Toscana, soprattutto grazie all’iniziativa di un personaggio, Francesco Bonaini. Molti di questi studiosi, poi, si occupano personalmente di collezionare documenti e soprattutto carteggi che ritengono di particolare interesse, mettendoli a disposizione di chi volesse fruirne. Ci sono poi altri attori e altri istituti cui spetta, nel medesimo periodo, un ruolo di primo piano nello scenario storico-culturale. Fra questi, si segnalano innanzitutto le Deputazioni di Storia Patria, la maggior parte delle quali sorte proprio nella seconda metà dell’Ottocento, attive negli studi storici e nell’edizione di fonti; le biblioteche, invece, hanno un’importanza non trascurabile nella conservazione di documenti archivistici altrimenti a rischio di dispersione. Nel secondo e nel terzo capitolo, tali scenari relativi al panorama nazionale verranno declinati nel contesto di una specifica regione, le Marche. Si vedrà come in quest’area, da sempre caratterizzata da un marcato policentrismo, che investe dunque anche gli istituti conservativi, prendano forma diverse modalità di conservazione e ricerca storica, che interessano, fra gli altri, archivi comunali, Archivi di Stato e biblioteche. Saranno presi in considerazione anche i rapporti delle Marche con altre dimensioni regionali, in particolare con la Toscana – rapporti mediati, ancora una volta, da studiosi direttamente impegnati negli studi storici e nella valorizzazione degli archivi. In gioco c’è, evidentemente, di nuovo la ricerca di una propria identità, questa volta regionale, in una dialettica che evidenzia le differenti ambizioni relative alla conquista di un nuovo ruolo nell’assetto postunitario.File | Dimensione | Formato | |
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