An international mission is an operation conducted by one or more states, international or regional organisations, or coalitions of various actors with the aim of intervening in a particular country or region. The objectives may be multiple: peacekeeping, nation-building, or improving humanitarian aspects. There are often discrepancies between the official narrative of these missions and reality. For instance, peacekeeping operations are often used as a means to achieve an efficient response to situations of threat to the peace of an individual state or international. They lack an explicit legal basis in the UN Charter, which nevertheless empowers the Security Council to take ‘any action necessary to maintain or restore international peace or security’. Nevertheless, the different actors employed and the consequent diversification of activities, combined with increasingly complicated and dangerous scenarios, make the armed intervention of soldiers necessary. The various national and international institutions describe and promote peacekeeping operations as conflict-free, but often this is not the case. These missions are complex phenomena and the use of force is frequently underestimated and, to some extent, concealed. Over the past decades, Italy has taken part in many international operations and the accounts of our soldiers are fundamental to understanding what really happens during these military interventions. It is useful to provide an overview of our country's commitment: currently, Italy plays a relevant role in the United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL) mission in South Lebanon, in which 847 military personnel are deployed (data as of 30 November 2023). In addition, Italy is the leading provider, in terms of highly qualified military and police personnel, among Western and EU countries, to UN peacekeeping operations, and the seventh largest contributor to the UN peacekeeping budget. Although these numbers are a source of pride for our nation, the government is not always explicit about the use of force employed. It certainly has a long-term purpose and allows to achieve a balanced situation, but it still involves human losses and suffering. As a result, the population may remain in the dark as to the real significance of this type of mission. The aim of this paper is to highlight the differences between how institutions tell and describe missions abroad and what they actually are, through soldiers' testimonies and anecdotes. Furthermore, research into what the population knows about this type of operation will highlight the discrepancies between the narrative that is proposed and what actually happens. Firstly, a description of missions abroad and their classification will allow this topic to be better framed in the complex international scenario (Chapter 1). Secondly, the controversies surrounding these activities will be presented through some examples, in particular Operation Ibis in Somalia, the missions in Afghanistan and Iraq, and the stories collected in the book ‘Eroi di una guerra segreta’ (Chapter 2). Next, the research activity on what Italians think about these operations, carried out through a questionnaire, will be outlined in detail. Afterwards, the results of the survey will be analysed and appropriate considerations will be made (Chapter 3). Finally, a brief conclusion will summarise the main ideas of the paper.

Una missione internazionale è un’operazione condotta da uno o più stati, organizzazioni internazionali o regionali, o coalizioni di vari attori con lo scopo di intervenire in un determinato paese o regione. Gli obiettivi possono essere molteplici: il mantenimento della pace, lo sviluppo della nazione, o migliorare gli aspetti umanitari. Spesso, si presentano discrepanze tra la narrativa ufficiale di queste missioni e la realtà. Per esempio, le operazioni per il mantenimento della pace (peacekeeping) sono spesso utilizzate come strumento per conseguire un’efficiente reazione a situazioni di minaccia alla pace di un singolo Stato o internazionale. Esse sono prive di un esplicito fondamento legale nella Carta delle Nazioni Unite, la quale tuttavia attribuisce al Consiglio di Sicurezza la facoltà di intraprendere “ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace o la sicurezza internazionale”. Ciò nonostante, i diversi attori impiegati e la conseguente diversificazione delle attività svolte, uniti a degli scenari sempre più complicati e pericolosi, rendono necessario l’intervento armato dei soldati. Le diverse istituzioni nazionali e internazionali descrivono e promuovono le operazioni di peacekeeping come interventi privi di qualsiasi conflitto, ma spesso non è così. Queste missioni sono fenomeni complessi e l’uso della forza è frequentemente sottovalutato e, in qualche modo, nascosto. Negli ultimi decenni l’Italia ha preso parte a molte operazioni internazionali e i racconti dei nostri soldati sono fondamentali per capire ciò che accade davvero durante questi interventi militari. E’ utile fornire un quadro dell’impegno del nostro paese: attualmente, l’Italia svolge un ruolo rilevante nella missione “United Nations Interim Force in Lebanon” (UNIFIL) nel Sud del Libano, nella quale sono impiegati 847 militari (dati al 30 Novembre 2023). In aggiunta, l’Italia è primo fornitore, in termini di personale militare e di polizia altamente qualificato, tra i paesi occidentali e dell’Unione Europea, alle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, e il settimo contributore al bilancio del peacekeeping ONU. Sebbene questi numeri siano motivo di orgoglio per la nostra nazione, il governo non è sempre esplicito riguardo l’uso della forza impiegata. Esso ha certamente uno scopo a lungo termine e permette il raggiungimento di una situazione di equilibrio, ma comunque implica perdite umane e sofferenza. Di conseguenza, la popolazione rischia di rimanere all’oscuro riguardo al reale significato di questo tipo di missioni. L’obiettivo di questo elaborato è mettere in evidenza le differenze tra come le istituzioni raccontano e descrivono le missioni all’estero e quello che sono in realtà, attraverso testimonianze e aneddoti dei soldati. Inoltre, una ricerca su ciò che la popolazione conosce su questo tipo di operazioni metterà in evidenza le discrepanze tra la narrazione che viene proposta e quello che accade veramente. In primo luogo, una descrizione delle missioni all’estero e la loro classificazione consentiranno di inquadrare meglio questo argomento nel complesso scenario internazionale (Capitolo 1). In secondo luogo, verranno presentate le controversie intorno a queste attività attraverso alcuni esempi, in particolare l’Operazione Ibis in Somalia, le missioni in Afghanistan e Iraq, e i racconti raccolti nel libro “Eroi di una guerra segreta” (Capitolo 2). In seguito, verrà delineata nei dettagli l’attività di ricerca su ciò che pensano gli italiani su queste operazioni, svolta attraverso un questionario. Successivamente, verranno analizzati i risultati dell’indagine ed effettuate le opportune considerazioni in merito (Capitolo 3). Infine, una breve conclusione riassumerà le idee principali dell’elaborato.

Missioni internazionali: tra pace e guerra. Ricerca sull'opinione della popolazione italiana in merito alle operazioni all'estero

OSSOLA, ELENA
2023/2024

Abstract

Una missione internazionale è un’operazione condotta da uno o più stati, organizzazioni internazionali o regionali, o coalizioni di vari attori con lo scopo di intervenire in un determinato paese o regione. Gli obiettivi possono essere molteplici: il mantenimento della pace, lo sviluppo della nazione, o migliorare gli aspetti umanitari. Spesso, si presentano discrepanze tra la narrativa ufficiale di queste missioni e la realtà. Per esempio, le operazioni per il mantenimento della pace (peacekeeping) sono spesso utilizzate come strumento per conseguire un’efficiente reazione a situazioni di minaccia alla pace di un singolo Stato o internazionale. Esse sono prive di un esplicito fondamento legale nella Carta delle Nazioni Unite, la quale tuttavia attribuisce al Consiglio di Sicurezza la facoltà di intraprendere “ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace o la sicurezza internazionale”. Ciò nonostante, i diversi attori impiegati e la conseguente diversificazione delle attività svolte, uniti a degli scenari sempre più complicati e pericolosi, rendono necessario l’intervento armato dei soldati. Le diverse istituzioni nazionali e internazionali descrivono e promuovono le operazioni di peacekeeping come interventi privi di qualsiasi conflitto, ma spesso non è così. Queste missioni sono fenomeni complessi e l’uso della forza è frequentemente sottovalutato e, in qualche modo, nascosto. Negli ultimi decenni l’Italia ha preso parte a molte operazioni internazionali e i racconti dei nostri soldati sono fondamentali per capire ciò che accade davvero durante questi interventi militari. E’ utile fornire un quadro dell’impegno del nostro paese: attualmente, l’Italia svolge un ruolo rilevante nella missione “United Nations Interim Force in Lebanon” (UNIFIL) nel Sud del Libano, nella quale sono impiegati 847 militari (dati al 30 Novembre 2023). In aggiunta, l’Italia è primo fornitore, in termini di personale militare e di polizia altamente qualificato, tra i paesi occidentali e dell’Unione Europea, alle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, e il settimo contributore al bilancio del peacekeeping ONU. Sebbene questi numeri siano motivo di orgoglio per la nostra nazione, il governo non è sempre esplicito riguardo l’uso della forza impiegata. Esso ha certamente uno scopo a lungo termine e permette il raggiungimento di una situazione di equilibrio, ma comunque implica perdite umane e sofferenza. Di conseguenza, la popolazione rischia di rimanere all’oscuro riguardo al reale significato di questo tipo di missioni. L’obiettivo di questo elaborato è mettere in evidenza le differenze tra come le istituzioni raccontano e descrivono le missioni all’estero e quello che sono in realtà, attraverso testimonianze e aneddoti dei soldati. Inoltre, una ricerca su ciò che la popolazione conosce su questo tipo di operazioni metterà in evidenza le discrepanze tra la narrazione che viene proposta e quello che accade veramente. In primo luogo, una descrizione delle missioni all’estero e la loro classificazione consentiranno di inquadrare meglio questo argomento nel complesso scenario internazionale (Capitolo 1). In secondo luogo, verranno presentate le controversie intorno a queste attività attraverso alcuni esempi, in particolare l’Operazione Ibis in Somalia, le missioni in Afghanistan e Iraq, e i racconti raccolti nel libro “Eroi di una guerra segreta” (Capitolo 2). In seguito, verrà delineata nei dettagli l’attività di ricerca su ciò che pensano gli italiani su queste operazioni, svolta attraverso un questionario. Successivamente, verranno analizzati i risultati dell’indagine ed effettuate le opportune considerazioni in merito (Capitolo 3). Infine, una breve conclusione riassumerà le idee principali dell’elaborato.
International missions: between peace and war. A research on the Italian population's opinion on abroad operations
An international mission is an operation conducted by one or more states, international or regional organisations, or coalitions of various actors with the aim of intervening in a particular country or region. The objectives may be multiple: peacekeeping, nation-building, or improving humanitarian aspects. There are often discrepancies between the official narrative of these missions and reality. For instance, peacekeeping operations are often used as a means to achieve an efficient response to situations of threat to the peace of an individual state or international. They lack an explicit legal basis in the UN Charter, which nevertheless empowers the Security Council to take ‘any action necessary to maintain or restore international peace or security’. Nevertheless, the different actors employed and the consequent diversification of activities, combined with increasingly complicated and dangerous scenarios, make the armed intervention of soldiers necessary. The various national and international institutions describe and promote peacekeeping operations as conflict-free, but often this is not the case. These missions are complex phenomena and the use of force is frequently underestimated and, to some extent, concealed. Over the past decades, Italy has taken part in many international operations and the accounts of our soldiers are fundamental to understanding what really happens during these military interventions. It is useful to provide an overview of our country's commitment: currently, Italy plays a relevant role in the United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL) mission in South Lebanon, in which 847 military personnel are deployed (data as of 30 November 2023). In addition, Italy is the leading provider, in terms of highly qualified military and police personnel, among Western and EU countries, to UN peacekeeping operations, and the seventh largest contributor to the UN peacekeeping budget. Although these numbers are a source of pride for our nation, the government is not always explicit about the use of force employed. It certainly has a long-term purpose and allows to achieve a balanced situation, but it still involves human losses and suffering. As a result, the population may remain in the dark as to the real significance of this type of mission. The aim of this paper is to highlight the differences between how institutions tell and describe missions abroad and what they actually are, through soldiers' testimonies and anecdotes. Furthermore, research into what the population knows about this type of operation will highlight the discrepancies between the narrative that is proposed and what actually happens. Firstly, a description of missions abroad and their classification will allow this topic to be better framed in the complex international scenario (Chapter 1). Secondly, the controversies surrounding these activities will be presented through some examples, in particular Operation Ibis in Somalia, the missions in Afghanistan and Iraq, and the stories collected in the book ‘Eroi di una guerra segreta’ (Chapter 2). Next, the research activity on what Italians think about these operations, carried out through a questionnaire, will be outlined in detail. Afterwards, the results of the survey will be analysed and appropriate considerations will be made (Chapter 3). Finally, a brief conclusion will summarise the main ideas of the paper.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/8638