La tesi verte su una delle questioni più rappresentative del dibattito bioetico, l'eutanasia; l'intento iniziale è quello di mostrare brevemente come la tematica del suicidio sia stata affrontata nel corso della storia, e chiarire la connessione che vige tra la sua legittimità sotto particolari condizioni e l'eutanasia, che si configura in questo scritto come atto richiesto in modo libero e autonomo dal malato. Una volta dimostrata questa connessione in un quadro utilitaristico e più specificatamente nella prospettiva filosofica del pensatore James Rachels, potremo passare ad analizzare la tesi centrale dell'opera cioè l'argomento dell'equivalenza; attraverso una serie di dimostrazioni logiche e argomentative seguiremo il percorso tracciato da Rachels che ci condurrà alla sua particolare conclusione: tra il lasciar morire e l'uccidere non ci sono differenze intrinseche e quindi i due atti si equivalgono moralmente. Questo esito ha una serie di conseguenze molto importanti che ci mettono di fronte ad una dura realtà, infatti sostenendo questo tipo di uguaglianza stiamo mettendo in crisi tutto il sistema della morale tradizionale che concepisce come dato autoevidente la seguente distinzione valoriale: l'omicidio è per natura un atto peggiore del mero lasciar morire; in questo modo la distinzione tra doveri attivi e passivi si assottiglia drasticamente, i più radicali potrebbero addirittura sostenere che si annulli del tutto. Una volta discusso intorno alla tesi rachelsiana che sostiene la non differenza tra i due atti(lasciar morire e uccidere) passeremo all'argomento della pietà utilitaristica, dove verrà mostrato il paradigma filosofico nel quale collocare l'argomento dell'equivalenza per conferirgli significato: l'utilitarismo viene introdotto con una riformulazione del principio di felicità che muta nel principio di interesse, in questo modo il filosofo americano è convinto di poter superare le critiche mosse in particolar soprattutto dai fautori del paradigma etico chiamato della "sacralità della vita". Nel secondo capitolo verranno messi a confronto i due paradigmi etici che più sono entrati in conflitto nel corso della loro scomoda convivenza cioè la "sacralità della vita" e "la qualità della vita". Come avremo modo di vedere sarà incentrato sulle obiezioni mosse, contro la tesi dell'equivalenza, dai sostenitori della sacralità ma al fine di comprenderle appieno nel primo paragrafo saranno messi a confronto in modo più ampio i due impianti etici, così da aver un quadro generale che ci permetta di comprendere la fonte delle obiezioni e delle contro-obiezioni. Arriveremo infine a sostenere che i due paradigmi sono inconciliabili se portati alle strette, ovvero se applicati a casi limite che tuttavia si verificano frequentemente nella vita di tutti i giorni, inoltre questa barriera è riscontrabile anche nella fonte del divieto morale: la sacralità della vita infatti adotta un metodo deontologico e quindi configura i propri doveri , intuibili perché inscritti nella natura, come assoluti e quindi immodificabili; la qualità della vita invece in quanto consequenzialista assume i doveri come prima facie e di conseguenza concepisce la morale come un'istituzione sociale soggetta al mutamento storico e umano. In conclusione: dopo aver risposto alle critiche mosse contro l'utilitarismo e l'argomento dell'equivalenza comprenderemo forse il perché l'eutanasia deve essere accettata in una società che si voglia definire democratica e tutrice del pluralismo.
discorso sulla naturale inconciliabilità tra la sacralità e la qualità della vita
MOLINARI, ANDREA
2021/2022
Abstract
La tesi verte su una delle questioni più rappresentative del dibattito bioetico, l'eutanasia; l'intento iniziale è quello di mostrare brevemente come la tematica del suicidio sia stata affrontata nel corso della storia, e chiarire la connessione che vige tra la sua legittimità sotto particolari condizioni e l'eutanasia, che si configura in questo scritto come atto richiesto in modo libero e autonomo dal malato. Una volta dimostrata questa connessione in un quadro utilitaristico e più specificatamente nella prospettiva filosofica del pensatore James Rachels, potremo passare ad analizzare la tesi centrale dell'opera cioè l'argomento dell'equivalenza; attraverso una serie di dimostrazioni logiche e argomentative seguiremo il percorso tracciato da Rachels che ci condurrà alla sua particolare conclusione: tra il lasciar morire e l'uccidere non ci sono differenze intrinseche e quindi i due atti si equivalgono moralmente. Questo esito ha una serie di conseguenze molto importanti che ci mettono di fronte ad una dura realtà, infatti sostenendo questo tipo di uguaglianza stiamo mettendo in crisi tutto il sistema della morale tradizionale che concepisce come dato autoevidente la seguente distinzione valoriale: l'omicidio è per natura un atto peggiore del mero lasciar morire; in questo modo la distinzione tra doveri attivi e passivi si assottiglia drasticamente, i più radicali potrebbero addirittura sostenere che si annulli del tutto. Una volta discusso intorno alla tesi rachelsiana che sostiene la non differenza tra i due atti(lasciar morire e uccidere) passeremo all'argomento della pietà utilitaristica, dove verrà mostrato il paradigma filosofico nel quale collocare l'argomento dell'equivalenza per conferirgli significato: l'utilitarismo viene introdotto con una riformulazione del principio di felicità che muta nel principio di interesse, in questo modo il filosofo americano è convinto di poter superare le critiche mosse in particolar soprattutto dai fautori del paradigma etico chiamato della "sacralità della vita". Nel secondo capitolo verranno messi a confronto i due paradigmi etici che più sono entrati in conflitto nel corso della loro scomoda convivenza cioè la "sacralità della vita" e "la qualità della vita". Come avremo modo di vedere sarà incentrato sulle obiezioni mosse, contro la tesi dell'equivalenza, dai sostenitori della sacralità ma al fine di comprenderle appieno nel primo paragrafo saranno messi a confronto in modo più ampio i due impianti etici, così da aver un quadro generale che ci permetta di comprendere la fonte delle obiezioni e delle contro-obiezioni. Arriveremo infine a sostenere che i due paradigmi sono inconciliabili se portati alle strette, ovvero se applicati a casi limite che tuttavia si verificano frequentemente nella vita di tutti i giorni, inoltre questa barriera è riscontrabile anche nella fonte del divieto morale: la sacralità della vita infatti adotta un metodo deontologico e quindi configura i propri doveri , intuibili perché inscritti nella natura, come assoluti e quindi immodificabili; la qualità della vita invece in quanto consequenzialista assume i doveri come prima facie e di conseguenza concepisce la morale come un'istituzione sociale soggetta al mutamento storico e umano. In conclusione: dopo aver risposto alle critiche mosse contro l'utilitarismo e l'argomento dell'equivalenza comprenderemo forse il perché l'eutanasia deve essere accettata in una società che si voglia definire democratica e tutrice del pluralismo. File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/86306