Background- Fetal anemia is a rare and dangerous complication of pregnancy, whose principal cause is maternal red-cell alloimmunization. If untreated, it can lead to severe fetal outcomes, such as fetal hydrops and perinatal death. The breakthrough in the management of these pregnancies was the introduction of intrauterine transfusions, considered an effective and safe procedure to increase survival and improve neonatal outcomes. Objectives- The primary endpoint was to evaluate intrauterine transfusions in their entirety, rates of procedure-related complications, and perinatal loss. Secondly, perinatal and neonatal outcomes of anemic fetuses undergoing transfusion were compared with those of anemic fetuses that did not require transfusions. Furthermore, among the transfused fetuses, hydropic and non-hydropic fetuses were compared. Materials and methods- An observational, retrospective and monocentric study was conducted. All intrauterine transfusions were performed at the Sant'Anna Obstetric and Gynecological Hospital in Turin between 2001 and 2020. The main parameters relating to transfusions were analyzed, including complication rate, procedural mortality, presence of hydrops or other malformations. Besides, the main perinatal and neonatal parameters were analyzed. For example, the cause of anemia, gestational age and delivery mode, days of hospitalization, respiratory distress, cerebrovascular damages, need for exchange transfusions, red blood cell and platelet transfusions, intravenous Ig, phototherapy, erythropoietin and iron therapy. Results- From 2001 to 2020, 105 intrauterine transfusions were performed on 46 fetuses in our Center. 213 anemic fetuses did not need transfusions. The leading cause of anemia was maternal red-cell alloimmunization (97.3%). The survival rate of transfused fetuses was 89.2%; the procedure-related survival rate was 97.1%. The procedure-related complications rate was 11.4%. At the first transfusion, the mean gestational age was 26 weeks and the hemoglobin concentration was 4.3 g/dl. Hydrops occurred in 34.8% of fetuses. There were significant differences in anemic infants between the transfused and non-transfused groups about all the main parameters analyzed: gestational age at delivery (32 weeks in transfused vs 37 in non-transfused), days of hospitalization (24 vs 9 days), respiratory support (68% vs 17.5%), exchange transfusions (70.7% vs 14.2%), red blood cell transfusions (80.5% vs 16.4), intravenous Ig (82% vs 54.2%), erythropoietin treatment (90% vs 55%). Conclusions- Intrauterine transfusions are confirmed as the primary life-saving treatment for fetal anemia. The study confirms literature data for both transfusion survival and procedure-related stillbirth rate. The complication rate is higher; this can be explained by the fact that fetuses are not curarized in this Center, and transitory complications have also been considered. Infants who needed transfusions also needed more neonatal care; however, the greater need for treatments can be explained by prematurity caused by severe fetal anemia. There were no significant differences between hydropic and non-hydropic fetuses, suggesting waiting for the ascitic layer’s appearance before performing in utero treatments, avoiding unnecessary invasive procedures.

Background- L’anemia fetale è una rara e pericolosa complicanza della gravidanza, che vede la sua causa maggiore nell’alloimmunizzazione materno-fetale. Se non trattata, può causare esiti fetali gravi, come l’idrope fetale e la morte perinatale. La svolta nella gestione di queste gravidanze è stata l’introduzione delle trasfusioni intrauterine, considerate una procedura efficace, sicura e in grado di aumentare la sopravvivenza e migliorare gli outcome neonatali. Obiettivi- L’obiettivo primario è stato quello di analizzare le trasfusioni intrauterine nella loro totalità, i tassi di complicanze e di mortalità delle procedure. Secondariamente, sono stati confrontati gli esiti perinatali e neonatali dei feti anemici sottoposti a trasfusione con gli esiti dei feti anemici che non hanno avuto necessità di trasfusioni. Inoltre, tra i feti sottoposti a trasfusione sono stati confrontati i feti idropici con quelli non idropici. Materiali e metodi– È stato condotto uno studio osservazionale, retrospettivo e monocentrico comprendente tutte le trasfusioni intrauterine effettuate presso l’Ospedale Ostetrico e Ginecologico Sant’Anna di Torino, nel periodo compreso tra il 2001 e il 2020. Sono stati analizzati i principali parametri relativi alle trasfusioni, tra cui il tasso di complicanze, la mortalità per procedura, la presenza di idrope o altre malformazioni. Inoltre, sono stati analizzati i principali parametri perinatali e neonatali tra i quali causa di anemia, età gestazionale e modalità del parto, giorni di ricovero, distress respiratorio, danni cerebrovascolari, necessità di exsanguinotrasfusioni, trasfusioni di emazie e piastrine, Ig endovena, fototerapia, eritropoietina e terapia marziale. Risultati– Dal 2001 al 2020 nel nostro Centro sono state effettuate 105 trasfusioni intrauterine su 46 feti. 213 feti anemici non hanno avuto bisogno di trasfusioni. La principale causa di anemia è stata l’alloimmunizzazione materno-fetale (97,3%). Il tasso di sopravvivenza dei feti trasfusi è stato dell’89,2%; il tasso di sopravvivenza relativo alle procedure è stato del 97,1%. Il tasso di complicanze post-procedura è stato dell’11,4%. Alla prima trasfusione, l’età gestazionale è stata in media di 26 settimane e la concentrazione di emoglobina di 4,3 g/dl. L’idrope si è manifestata nel 34,8% dei feti. Ci sono state differenze significative nei neonati anemici tra il gruppo dei trasfusi e quello dei non trasfusi in tutti i principali parametri analizzati: età gestazionale al parto (32 settimane nei trasfusi vs 37 nei non trasfusi), durata del ricovero (24 vs 9 giorni), supporto respiratorio (68% vs 17,5%), exsanguinotrasfusioni (70,7% vs 14,2%), trasfusioni di emazie (80,5% vs 16,4%), Ig endovena (82% vs 54,2%), trattamento con eritropoietina (90% vs 55%). Conclusioni- Le trasfusioni intrauterine si confermano il principale trattamento salvavita per l’anemia fetale. Lo studio conferma i dati della letteratura sia per la sopravvivenza dei trasfusi, sia per il tasso di perdita fetale post-procedura. Risulta più elevato il tasso di complicanze; ciò può essere giustificato dal fatto che in questo Centro il feto non è curarizzato e che sono state considerate anche le complicanze transitorie. I neonati che hanno avuto necessità di trasfusioni hanno anche avuto più necessità di cure dopo la nascita; tuttavia, la necessità maggiore di cure può essere spiegata dalla prematuranza, causata da un’anemia fetale severa. Non ci sono state differenze significative tra feti idropici e non idropici, suggerendo di aspettare la comparsa della falda ascitica prima di eseguire trattamenti in utero, evitando procedure invasive non strettamente necessarie.

La trasfusione intrauterina nella gestione delle gravidanze complicate da anemia fetale

MENARDI, GIULIA
2019/2020

Abstract

Background- L’anemia fetale è una rara e pericolosa complicanza della gravidanza, che vede la sua causa maggiore nell’alloimmunizzazione materno-fetale. Se non trattata, può causare esiti fetali gravi, come l’idrope fetale e la morte perinatale. La svolta nella gestione di queste gravidanze è stata l’introduzione delle trasfusioni intrauterine, considerate una procedura efficace, sicura e in grado di aumentare la sopravvivenza e migliorare gli outcome neonatali. Obiettivi- L’obiettivo primario è stato quello di analizzare le trasfusioni intrauterine nella loro totalità, i tassi di complicanze e di mortalità delle procedure. Secondariamente, sono stati confrontati gli esiti perinatali e neonatali dei feti anemici sottoposti a trasfusione con gli esiti dei feti anemici che non hanno avuto necessità di trasfusioni. Inoltre, tra i feti sottoposti a trasfusione sono stati confrontati i feti idropici con quelli non idropici. Materiali e metodi– È stato condotto uno studio osservazionale, retrospettivo e monocentrico comprendente tutte le trasfusioni intrauterine effettuate presso l’Ospedale Ostetrico e Ginecologico Sant’Anna di Torino, nel periodo compreso tra il 2001 e il 2020. Sono stati analizzati i principali parametri relativi alle trasfusioni, tra cui il tasso di complicanze, la mortalità per procedura, la presenza di idrope o altre malformazioni. Inoltre, sono stati analizzati i principali parametri perinatali e neonatali tra i quali causa di anemia, età gestazionale e modalità del parto, giorni di ricovero, distress respiratorio, danni cerebrovascolari, necessità di exsanguinotrasfusioni, trasfusioni di emazie e piastrine, Ig endovena, fototerapia, eritropoietina e terapia marziale. Risultati– Dal 2001 al 2020 nel nostro Centro sono state effettuate 105 trasfusioni intrauterine su 46 feti. 213 feti anemici non hanno avuto bisogno di trasfusioni. La principale causa di anemia è stata l’alloimmunizzazione materno-fetale (97,3%). Il tasso di sopravvivenza dei feti trasfusi è stato dell’89,2%; il tasso di sopravvivenza relativo alle procedure è stato del 97,1%. Il tasso di complicanze post-procedura è stato dell’11,4%. Alla prima trasfusione, l’età gestazionale è stata in media di 26 settimane e la concentrazione di emoglobina di 4,3 g/dl. L’idrope si è manifestata nel 34,8% dei feti. Ci sono state differenze significative nei neonati anemici tra il gruppo dei trasfusi e quello dei non trasfusi in tutti i principali parametri analizzati: età gestazionale al parto (32 settimane nei trasfusi vs 37 nei non trasfusi), durata del ricovero (24 vs 9 giorni), supporto respiratorio (68% vs 17,5%), exsanguinotrasfusioni (70,7% vs 14,2%), trasfusioni di emazie (80,5% vs 16,4%), Ig endovena (82% vs 54,2%), trattamento con eritropoietina (90% vs 55%). Conclusioni- Le trasfusioni intrauterine si confermano il principale trattamento salvavita per l’anemia fetale. Lo studio conferma i dati della letteratura sia per la sopravvivenza dei trasfusi, sia per il tasso di perdita fetale post-procedura. Risulta più elevato il tasso di complicanze; ciò può essere giustificato dal fatto che in questo Centro il feto non è curarizzato e che sono state considerate anche le complicanze transitorie. I neonati che hanno avuto necessità di trasfusioni hanno anche avuto più necessità di cure dopo la nascita; tuttavia, la necessità maggiore di cure può essere spiegata dalla prematuranza, causata da un’anemia fetale severa. Non ci sono state differenze significative tra feti idropici e non idropici, suggerendo di aspettare la comparsa della falda ascitica prima di eseguire trattamenti in utero, evitando procedure invasive non strettamente necessarie.
Intrauterine transfusion in the management of pregnancies complicated by fetal anemia
Background- Fetal anemia is a rare and dangerous complication of pregnancy, whose principal cause is maternal red-cell alloimmunization. If untreated, it can lead to severe fetal outcomes, such as fetal hydrops and perinatal death. The breakthrough in the management of these pregnancies was the introduction of intrauterine transfusions, considered an effective and safe procedure to increase survival and improve neonatal outcomes. Objectives- The primary endpoint was to evaluate intrauterine transfusions in their entirety, rates of procedure-related complications, and perinatal loss. Secondly, perinatal and neonatal outcomes of anemic fetuses undergoing transfusion were compared with those of anemic fetuses that did not require transfusions. Furthermore, among the transfused fetuses, hydropic and non-hydropic fetuses were compared. Materials and methods- An observational, retrospective and monocentric study was conducted. All intrauterine transfusions were performed at the Sant'Anna Obstetric and Gynecological Hospital in Turin between 2001 and 2020. The main parameters relating to transfusions were analyzed, including complication rate, procedural mortality, presence of hydrops or other malformations. Besides, the main perinatal and neonatal parameters were analyzed. For example, the cause of anemia, gestational age and delivery mode, days of hospitalization, respiratory distress, cerebrovascular damages, need for exchange transfusions, red blood cell and platelet transfusions, intravenous Ig, phototherapy, erythropoietin and iron therapy. Results- From 2001 to 2020, 105 intrauterine transfusions were performed on 46 fetuses in our Center. 213 anemic fetuses did not need transfusions. The leading cause of anemia was maternal red-cell alloimmunization (97.3%). The survival rate of transfused fetuses was 89.2%; the procedure-related survival rate was 97.1%. The procedure-related complications rate was 11.4%. At the first transfusion, the mean gestational age was 26 weeks and the hemoglobin concentration was 4.3 g/dl. Hydrops occurred in 34.8% of fetuses. There were significant differences in anemic infants between the transfused and non-transfused groups about all the main parameters analyzed: gestational age at delivery (32 weeks in transfused vs 37 in non-transfused), days of hospitalization (24 vs 9 days), respiratory support (68% vs 17.5%), exchange transfusions (70.7% vs 14.2%), red blood cell transfusions (80.5% vs 16.4), intravenous Ig (82% vs 54.2%), erythropoietin treatment (90% vs 55%). Conclusions- Intrauterine transfusions are confirmed as the primary life-saving treatment for fetal anemia. The study confirms literature data for both transfusion survival and procedure-related stillbirth rate. The complication rate is higher; this can be explained by the fact that fetuses are not curarized in this Center, and transitory complications have also been considered. Infants who needed transfusions also needed more neonatal care; however, the greater need for treatments can be explained by prematurity caused by severe fetal anemia. There were no significant differences between hydropic and non-hydropic fetuses, suggesting waiting for the ascitic layer’s appearance before performing in utero treatments, avoiding unnecessary invasive procedures.
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