Il primo capitolo analizza il contesto storico dal momento in cui è chiamato in causa il nome di Dante Alighieri nell'implicazione di un rito negromantico. Si tratta di un verbale giudiziario della Curia papale avignonese, risalente alla data 11 settembre 1320, che condanna la volontà del capo ghibellino Galeazzo Visconti ad attentare alla vita di papa Giovanni XXII attraverso il maleficio di una statuetta d'argento, recante le fattezze e il nome del pontefice. In questo documento storico ufficiale, il notaio trascrive nome e cognome del poeta fiorentino come competente di arti magiche. Questo carattere insolito attribuito alla figura di Dante è il punto di partenza dell'elaborato. Il secondo capitolo sviluppa la puntuale analisi delle fonti letterarie che possono gettare luce su questa inaspettata associazione tra Dante e le arti magiche. Vengono così presi in considerazione: il Dante astrologo, un perito astronomo conoscitore degli astri; il Dante negromante, che nelle pagine dell'Inferno ha avuto a che fare con i diavoli, e, secondo le dicerie popolari dell'epoca, è disceso agli inferi; il Dante poeta dei morti, in grado di rievocarli a esseri senzienti; il Dante indovino nel controverso passo infernale del canto XX, in cui si commuove per la condanna di coloro che hanno preteso di conoscere il futuro; infine, il Dante alchimista. Si tratta certo di associazioni che non aggiungono alcun dato oggettivamente verificabile alla biografia dantesca, ma che fanno comunque capo a una certificata implicazione storica di Dante Alighieri a un maleficio di magia nera.

Dante, la negromanzia e le pratiche magiche. Considerazioni a partire dal “Dossier di Avignone”

CONTI, FEDERICO
2021/2022

Abstract

Il primo capitolo analizza il contesto storico dal momento in cui è chiamato in causa il nome di Dante Alighieri nell'implicazione di un rito negromantico. Si tratta di un verbale giudiziario della Curia papale avignonese, risalente alla data 11 settembre 1320, che condanna la volontà del capo ghibellino Galeazzo Visconti ad attentare alla vita di papa Giovanni XXII attraverso il maleficio di una statuetta d'argento, recante le fattezze e il nome del pontefice. In questo documento storico ufficiale, il notaio trascrive nome e cognome del poeta fiorentino come competente di arti magiche. Questo carattere insolito attribuito alla figura di Dante è il punto di partenza dell'elaborato. Il secondo capitolo sviluppa la puntuale analisi delle fonti letterarie che possono gettare luce su questa inaspettata associazione tra Dante e le arti magiche. Vengono così presi in considerazione: il Dante astrologo, un perito astronomo conoscitore degli astri; il Dante negromante, che nelle pagine dell'Inferno ha avuto a che fare con i diavoli, e, secondo le dicerie popolari dell'epoca, è disceso agli inferi; il Dante poeta dei morti, in grado di rievocarli a esseri senzienti; il Dante indovino nel controverso passo infernale del canto XX, in cui si commuove per la condanna di coloro che hanno preteso di conoscere il futuro; infine, il Dante alchimista. Si tratta certo di associazioni che non aggiungono alcun dato oggettivamente verificabile alla biografia dantesca, ma che fanno comunque capo a una certificata implicazione storica di Dante Alighieri a un maleficio di magia nera.
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