Questa tesi sostiene che la proposta filosofica della ragione poetica di María Zambrano nasce da preoccupazioni che sono storiche, sociali e politiche, e si sviluppa con il proposito di rinvenire delle soluzioni a queste. Si afferma dunque che la ragione poetica abbia un contenuto, oltre che un’origine, di natura politica e che stia a fondamento del pensiero politico dell’autrice. Con l’espressione ragione poetica la filosofa formula la sua proposta di superamento del razionalismo moderno europeo, necessario non solo per un progresso filosofico, ma soprattutto per porre rimedio a problemi sociali ed esistenziali. Questi, infatti, ostacolano la vita e la possibilità di elaborare un efficace progetto di convivenza nell’Europa novecentesca che si ritrova sfibrata da una violenza dilagante. Il lavoro prende avvio, nel primo capitolo, dall’analisi del significato e del valore della violenza nel pensiero di Zambrano, a partire dagli scritti degli anni della guerra civile spagnola (1936-1939), proseguendo con quelli contemporanei e successivi alla Seconda guerra mondiale. Il pensiero sulla violenza attraversa la sua filosofia perché Zambrano è convinta delle responsabilità del razionalismo moderno europeo nel suo dilagare sul piano storico. Questa forma di pensiero sarebbe, per lei, originata dalla violenza e sostenitrice del suo esercizio, in quanto opera negando e mettendo a tacere l’altro da sé. Questo mancato riconoscimento che avviene a livello teorico, si riflette anche nelle pratiche: rende incapaci di individuare ed accettare l’altro da sé, in quanto radicale alterità. Per l’autrice è quindi fondamentale, non solo per la correttezza del pensiero, ma per la vita dell’uomo e la costruzione di una vita in convivenza, rendere la filosofia capace di riconoscere e di porsi in una relazione con l’altro da sé, che non lo neghi nella sua essenza. Zambrano intuisce la possibilità di superamento del pensiero razionalista con l’istituzione di un rapporto tra la filosofia e il proprio altro, rinvenuto nella poesia. Dal dialogo tra queste si stabiliscono le basi per un funzionamento della ragione che, adottando il fare poetico, sia in grado di produrre un pensiero filosofico aperto ad un altro non razionalizzabile, che possa portare ad una conoscenza più completa del reale. È in Filosofia e poesia (1939) che Zambrano compie l’analisi più sistematica della violenza della filosofia occidentale e sviluppa in modo più consistente la sua proposta di una ragione poetica, pertanto, alla sua presa in esame sarà dedicato il secondo capitolo del presente lavoro, come conclusione dell’analisi della violenza e a precisazione del significato della ragione poetica. La ragione poetica, nella sua formulazione teoretica, ha già un significato politico, e infatti la si scopre anche alla base di quello che è il pensiero più strettamente politico di Zambrano, esposto nelle opere Orizzonte del liberalismo (1930) e Persona e democrazia (1958), dove il pensare e il fare poetico sono posti a fondamento delle sue personali proposte di politica rivoluzionaria e di democrazia. A questi temi e testi è dedicato il terzo e ultimo capitolo.
María Zambrano e l'orizzonte politico della ragione poetica
BELTRAMI, LINDA
2021/2022
Abstract
Questa tesi sostiene che la proposta filosofica della ragione poetica di María Zambrano nasce da preoccupazioni che sono storiche, sociali e politiche, e si sviluppa con il proposito di rinvenire delle soluzioni a queste. Si afferma dunque che la ragione poetica abbia un contenuto, oltre che un’origine, di natura politica e che stia a fondamento del pensiero politico dell’autrice. Con l’espressione ragione poetica la filosofa formula la sua proposta di superamento del razionalismo moderno europeo, necessario non solo per un progresso filosofico, ma soprattutto per porre rimedio a problemi sociali ed esistenziali. Questi, infatti, ostacolano la vita e la possibilità di elaborare un efficace progetto di convivenza nell’Europa novecentesca che si ritrova sfibrata da una violenza dilagante. Il lavoro prende avvio, nel primo capitolo, dall’analisi del significato e del valore della violenza nel pensiero di Zambrano, a partire dagli scritti degli anni della guerra civile spagnola (1936-1939), proseguendo con quelli contemporanei e successivi alla Seconda guerra mondiale. Il pensiero sulla violenza attraversa la sua filosofia perché Zambrano è convinta delle responsabilità del razionalismo moderno europeo nel suo dilagare sul piano storico. Questa forma di pensiero sarebbe, per lei, originata dalla violenza e sostenitrice del suo esercizio, in quanto opera negando e mettendo a tacere l’altro da sé. Questo mancato riconoscimento che avviene a livello teorico, si riflette anche nelle pratiche: rende incapaci di individuare ed accettare l’altro da sé, in quanto radicale alterità. Per l’autrice è quindi fondamentale, non solo per la correttezza del pensiero, ma per la vita dell’uomo e la costruzione di una vita in convivenza, rendere la filosofia capace di riconoscere e di porsi in una relazione con l’altro da sé, che non lo neghi nella sua essenza. Zambrano intuisce la possibilità di superamento del pensiero razionalista con l’istituzione di un rapporto tra la filosofia e il proprio altro, rinvenuto nella poesia. Dal dialogo tra queste si stabiliscono le basi per un funzionamento della ragione che, adottando il fare poetico, sia in grado di produrre un pensiero filosofico aperto ad un altro non razionalizzabile, che possa portare ad una conoscenza più completa del reale. È in Filosofia e poesia (1939) che Zambrano compie l’analisi più sistematica della violenza della filosofia occidentale e sviluppa in modo più consistente la sua proposta di una ragione poetica, pertanto, alla sua presa in esame sarà dedicato il secondo capitolo del presente lavoro, come conclusione dell’analisi della violenza e a precisazione del significato della ragione poetica. La ragione poetica, nella sua formulazione teoretica, ha già un significato politico, e infatti la si scopre anche alla base di quello che è il pensiero più strettamente politico di Zambrano, esposto nelle opere Orizzonte del liberalismo (1930) e Persona e democrazia (1958), dove il pensare e il fare poetico sono posti a fondamento delle sue personali proposte di politica rivoluzionaria e di democrazia. A questi temi e testi è dedicato il terzo e ultimo capitolo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/86177