L’elaborato è il frutto di un processo di analisi di un caso specifico di nuovo insediamento nel Comune di Viola, area montana del basso Piemonte, nelle Alpi Liguri. Lì dove, in un paese di ormai poche anime, che un tempo fu invece centro di vita e snodo comunicativo importante tra le valli cuneesi e la costa ligure, è possibile osservare nuove dinamiche interculturali a seguito dell’immigrazione nella comunità da parte di nuove figure: giovani e stranieri. In particolare, questo lavoro, realizzato in formato audiovisivo, esplora tali processi usando come escamotage narrativo le discussioni tra una signora natia del paese e una nuova residente di origini svizzere. Queste diatribe, sorte in merito alla gestione di una strada di passaggio pubblico, consentono di esplorare, attraverso una prospettiva puntuale, alcune tematiche centrali nella media montagna contemporanea, riguardanti processi di abbandono, ripopolamento e trasformazione del territorio. Nel situare il punto di vista di Tanya al centro della mia osservazione, tralasciando le altre opportunità di storytelling possibili, intendo concentrarmi sul processo migratorio, guardandolo dalla parte del soggetto migrante. Più nello specifico, nel mostrare l’evoluzione che la donna compie nel percorso di adattamento seguendola per un arco temporale di circa un anno solare, mi riservo di seguire un personale desiderio, dettato dal mio sguardo femminile e femminista, di non escludere come tema chiave l’impatto psico-emotivo che implica il trasferimento. Allo stesso tempo, mi propongo di portare in luce un iniziale disagio dovuto alle differenze culturali, di pensiero e di rapporto con il territorio, che ha bisogno del suo tempo per trovare equilibrio con la cultura locale e la tradizione condivisa di una comunità votata alla castanicoltura. Mi propongo pertanto di inserire spunti di riflessione che riguardano la tematica ambientale – permacultura vs cura del patrimonio boschivo con altre pratiche; la figura femminile in un contesto rurale contemporaneo; la crisi della continuità familiare nell’amministrazione delle proprietà o più semplicemente stimolare un interesse verso le aree interne montane spesso incognita per coloro che non hanno opportunità di poterle considerare realtà vicine. Nella conclusione di questo progetto auspico che il mio caso studio possa contribuire ai dibattiti presenti tra antropologi, sociologi ed etnografi coinvolti e concentrati a studiare, capire e definire la media montagna italiana. ​

CASANANDA - Una prospettiva di Etnografia Visuale sui processi interculturali di ripopolamento della media montagna italiana

SAPPA, AURORA
2021/2022

Abstract

L’elaborato è il frutto di un processo di analisi di un caso specifico di nuovo insediamento nel Comune di Viola, area montana del basso Piemonte, nelle Alpi Liguri. Lì dove, in un paese di ormai poche anime, che un tempo fu invece centro di vita e snodo comunicativo importante tra le valli cuneesi e la costa ligure, è possibile osservare nuove dinamiche interculturali a seguito dell’immigrazione nella comunità da parte di nuove figure: giovani e stranieri. In particolare, questo lavoro, realizzato in formato audiovisivo, esplora tali processi usando come escamotage narrativo le discussioni tra una signora natia del paese e una nuova residente di origini svizzere. Queste diatribe, sorte in merito alla gestione di una strada di passaggio pubblico, consentono di esplorare, attraverso una prospettiva puntuale, alcune tematiche centrali nella media montagna contemporanea, riguardanti processi di abbandono, ripopolamento e trasformazione del territorio. Nel situare il punto di vista di Tanya al centro della mia osservazione, tralasciando le altre opportunità di storytelling possibili, intendo concentrarmi sul processo migratorio, guardandolo dalla parte del soggetto migrante. Più nello specifico, nel mostrare l’evoluzione che la donna compie nel percorso di adattamento seguendola per un arco temporale di circa un anno solare, mi riservo di seguire un personale desiderio, dettato dal mio sguardo femminile e femminista, di non escludere come tema chiave l’impatto psico-emotivo che implica il trasferimento. Allo stesso tempo, mi propongo di portare in luce un iniziale disagio dovuto alle differenze culturali, di pensiero e di rapporto con il territorio, che ha bisogno del suo tempo per trovare equilibrio con la cultura locale e la tradizione condivisa di una comunità votata alla castanicoltura. Mi propongo pertanto di inserire spunti di riflessione che riguardano la tematica ambientale – permacultura vs cura del patrimonio boschivo con altre pratiche; la figura femminile in un contesto rurale contemporaneo; la crisi della continuità familiare nell’amministrazione delle proprietà o più semplicemente stimolare un interesse verso le aree interne montane spesso incognita per coloro che non hanno opportunità di poterle considerare realtà vicine. Nella conclusione di questo progetto auspico che il mio caso studio possa contribuire ai dibattiti presenti tra antropologi, sociologi ed etnografi coinvolti e concentrati a studiare, capire e definire la media montagna italiana. ​
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