Modern organizations operate in a context defined as a "knowledge society," where the production and dissemination of knowledge have quickly become an indispensable and fundamental factor in identifying and cultivating the skills required for survival and development of business entities. As a direct result of an unpredictable and constantly changing market, lifelong learning has become the true added value on which companies should invest in order to effectively pursue new organizational needs: innovation, adaptation, and renewal ability. It is no coincidence that the concept of learning organizations, environments where constant learning of members is promoted and supported, is increasingly referred to. Within these organizations, knowledge cannot be represented only by the technical and theoretical knowledge available to each individual member, but rather learning develops and is expressed mainly through the negotiation of meanings, a direct result of moving and working together in a physical, social, and cultural organizational environment. The paper will demonstrate how much of the learning comes from informal interactions, both in the form of peer exchange and support and in recreational activities such as coffee breaks. In particular, communities of practice, spontaneous and predominantly informal organizational structures, are capable of demonstrating how the exchange of information and knowledge is enabled by certain conditions present in social groups, often not linked to the administrative and formal boundaries of the company itself. The advent of ICTs and the resulting digitization of organizations, dramatically accentuated by the pandemic of recent years, has completely changed the way of understanding work. From a managerial point of view, the open and continuously accessible technological environment seems to bring many advantages to virtual work groups, promoting the dissemination of knowledge and breaking down many spatial and temporal barriers. At the same time, an excessive focus on purely productive aspects can lead, particularly within these environments, to losing the value generated by informal moments and experiences. Within the paper, through a deep analysis of the literature and numerous case studies, attention is drawn to some possible shadows regarding remote work, which, if neglected, would prevent the virtual counterpart from obtaining the much-acclaimed benefits of collaborative face-to-face work.
Le moderne organizzazioni operano in un contesto definito come “società conoscitiva”, dove la produzione e la diffusione di conoscenza sono rapidamente diventate un fattore imprescindibile e fondamentale al fine d'individuare e coltivare le competenze richieste alla sopravvivenza e allo sviluppo delle stesse realtà aziendali. Come diretta conseguenza di un mercato imprevedibile e in continuo movimento, l’apprendimento continuo è diventato il vero valore aggiunto su cui le aziende dovrebbero investire per perseguire in modo efficace le nuove esigenze organizzative: innovazione, adattamento e capacità di rinnovamento. Non a caso, sempre più spesso, si fa riferimento al concetto di learning organizations, ambienti nei quali l’apprendimento costante dei membri è promosso e sostenuto. All’interno di queste organizzazioni, però, la conoscenza non può essere rappresentata solamente dal bagaglio tecnico e teorico a disposizione di ogni singolo membro, ma, al contrario l’apprendimento si sviluppa e si esprime soprattutto attraverso la negoziazione dei significati, diretta conseguenza del muoversi e lavorare insieme in un ambiente organizzativo fisico, sociale e culturale. Attraverso l'elaborato viene dimostrato come molto dell’apprendimento derivi da interazioni informali, tanto nella forma di scambio e supporto fra pari quanto nelle attività ricreative, come, ad esempio, le pause caffè. In particolare, le comunità di pratica, strutture organizzative spontanee e prevalentemente informali, sono in grado di dimostrare come lo scambio d’informazioni e conoscenza sia abilitato da determinate condizioni presenti nei gruppi sociali, spesso non legate ai confini amministrativi e formali dell’azienda stessa. L’avvento delle ICT e il conseguente processo di digitalizzazione delle organizzazioni, accentuato drasticamente dalla pandemia degli ultimi anni, ha stravolto completamente il modo d'intendere il lavoro. Da un punto di vista manageriale, l’ambiente tecnologico aperto e continuamente accessibile sembra portare molti vantaggi ai gruppi di lavoro virtuali, favorendo la diffusione di conoscenza, andando ad abbattere molte barriere spaziali e temporali. Contemporaneamente, un eccessivo focus su aspetti esclusivamente produttivi può portare, in modo particolare all'interno di questi ambienti, a perdere il valore generato da momenti ed esperienze informali. All'interno dell’elaborato, attraverso una profonda analisi della letteratura e di numerosi casi studio, viene riportata l’attenzione su alcune possibili zone d’ombre relative al lavoro da remoto, le quali, se trascurate, impedirebbero alla controparte virtuale di ottenere i tanto acclamati benefici offerti dal lavoro collaborativo in presenza.
L'apprendimento informale nelle learning organizations: il complesso ruolo delle comunità di pratica virtuali
LIMONCELLI, MATTEO
2021/2022
Abstract
Le moderne organizzazioni operano in un contesto definito come “società conoscitiva”, dove la produzione e la diffusione di conoscenza sono rapidamente diventate un fattore imprescindibile e fondamentale al fine d'individuare e coltivare le competenze richieste alla sopravvivenza e allo sviluppo delle stesse realtà aziendali. Come diretta conseguenza di un mercato imprevedibile e in continuo movimento, l’apprendimento continuo è diventato il vero valore aggiunto su cui le aziende dovrebbero investire per perseguire in modo efficace le nuove esigenze organizzative: innovazione, adattamento e capacità di rinnovamento. Non a caso, sempre più spesso, si fa riferimento al concetto di learning organizations, ambienti nei quali l’apprendimento costante dei membri è promosso e sostenuto. All’interno di queste organizzazioni, però, la conoscenza non può essere rappresentata solamente dal bagaglio tecnico e teorico a disposizione di ogni singolo membro, ma, al contrario l’apprendimento si sviluppa e si esprime soprattutto attraverso la negoziazione dei significati, diretta conseguenza del muoversi e lavorare insieme in un ambiente organizzativo fisico, sociale e culturale. Attraverso l'elaborato viene dimostrato come molto dell’apprendimento derivi da interazioni informali, tanto nella forma di scambio e supporto fra pari quanto nelle attività ricreative, come, ad esempio, le pause caffè. In particolare, le comunità di pratica, strutture organizzative spontanee e prevalentemente informali, sono in grado di dimostrare come lo scambio d’informazioni e conoscenza sia abilitato da determinate condizioni presenti nei gruppi sociali, spesso non legate ai confini amministrativi e formali dell’azienda stessa. L’avvento delle ICT e il conseguente processo di digitalizzazione delle organizzazioni, accentuato drasticamente dalla pandemia degli ultimi anni, ha stravolto completamente il modo d'intendere il lavoro. Da un punto di vista manageriale, l’ambiente tecnologico aperto e continuamente accessibile sembra portare molti vantaggi ai gruppi di lavoro virtuali, favorendo la diffusione di conoscenza, andando ad abbattere molte barriere spaziali e temporali. Contemporaneamente, un eccessivo focus su aspetti esclusivamente produttivi può portare, in modo particolare all'interno di questi ambienti, a perdere il valore generato da momenti ed esperienze informali. All'interno dell’elaborato, attraverso una profonda analisi della letteratura e di numerosi casi studio, viene riportata l’attenzione su alcune possibili zone d’ombre relative al lavoro da remoto, le quali, se trascurate, impedirebbero alla controparte virtuale di ottenere i tanto acclamati benefici offerti dal lavoro collaborativo in presenza.File | Dimensione | Formato | |
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