Durante la prima età moderna alcune figure femminili attirarono l’attenzione degli inquisitori. Che si trattasse di streghe, indemoniate o aspiranti sante, era chiaro che in molti casi le loro sofferenze non si limitavano all’anima, ma coinvolgevano anche i loro corpi. Proprio per questo motivo venne richiesta la collaborazione di medici, che fossero in grado di supportare gli esorcisti nel distinguere tra sante e mitomani, streghe e povere folli, vittime di possessione e semplici malate. La medicina ufficiale sapeva ben poco dell’anatomia e della fisiologia femminile, non vi era accordo nemmeno su quale fosse la vera natura della donna e il suo ruolo nella riproduzione umana (errore della natura? Essere a metà? Semplice incubatrice per il seme maschile?). Le scarse nozioni di ginecologia risalivano agli studi di Ippocrate e Galeno e molti dei disturbi femminili venivano imputati alla malposizione dell’utero e alla sua compressione sugli altri organi. La generica diagnosi di isteria tendeva a giustificare una miriade di patologie fisiche e mentali. D’altro canto, la teoria degli umori attribuiva ad un eccesso di umor nero, o melanconia tutta una serie di disturbi psichici o comportamenti ritenuti sconvenienti o bizzarri. Di fronte ai sintomi delle vittime del demonio, i medici si trovarono divisi tra l’accettare la spiegazione soprannaturale e cercare risposte scientifiche. Alcuni si dimostrarono scettici, schierandosi apertamente in difesa delle loro pazienti bisognose di cure e non di torture o preghiere . Altri ritennero che accettare che alcuni mali potessero avere cause soprannaturali rappresentasse un’innovazione e un progresso nelle conoscenze mediche. Molti ancora si mantennero neutrali: non esclusero l’esistenza del diavolo o della magia, ma tentarono di ridimensionare il fenomeno delle malattie sacre. Il pensiero cartesiano, con la sua ridefinizione del concetto di anima, e la rivoluzione scientifica portarono al progressivo abbandono della credenza nella stregoneria, nelle estasi e nelle possessioni. La medicalizzazione di determinate patologie, dall’epilessia all’anoressia, dalla demenza senile alla depressione, avrebbe dovuto salvare le donne dal rogo e dall’esorcismo, ma non sempre trovava corrispondenza in cure e attenzioni adeguate. Se infatti la strega, la mistica e l’indemoniata erano protagoniste venerate o temute della propria storia, capaci di uscire per un momento dall’anonimato al quale la società le aveva condannate, la malinconica e l’isterica, invece, erano solo destinate all’oblio e alla reclusione. Di fronte al disagio di tante donne, la società moderna preferì accusare angeli e demoni, invece di interrogarsi sulle proprie responsabilità. Quando, più tardi, i demoni sparirono, la medicina ritenne le donne stesse colpevoli del proprio malessere marchiandole come folli, uno stigma, per certi versi, peggiore dell’accusa di stregoneria.

Melanconia:streghe,ossesse e mistiche tra fede, medicina e follianella prima età moderna.

GIULIANO, BEATRICE
2021/2022

Abstract

Durante la prima età moderna alcune figure femminili attirarono l’attenzione degli inquisitori. Che si trattasse di streghe, indemoniate o aspiranti sante, era chiaro che in molti casi le loro sofferenze non si limitavano all’anima, ma coinvolgevano anche i loro corpi. Proprio per questo motivo venne richiesta la collaborazione di medici, che fossero in grado di supportare gli esorcisti nel distinguere tra sante e mitomani, streghe e povere folli, vittime di possessione e semplici malate. La medicina ufficiale sapeva ben poco dell’anatomia e della fisiologia femminile, non vi era accordo nemmeno su quale fosse la vera natura della donna e il suo ruolo nella riproduzione umana (errore della natura? Essere a metà? Semplice incubatrice per il seme maschile?). Le scarse nozioni di ginecologia risalivano agli studi di Ippocrate e Galeno e molti dei disturbi femminili venivano imputati alla malposizione dell’utero e alla sua compressione sugli altri organi. La generica diagnosi di isteria tendeva a giustificare una miriade di patologie fisiche e mentali. D’altro canto, la teoria degli umori attribuiva ad un eccesso di umor nero, o melanconia tutta una serie di disturbi psichici o comportamenti ritenuti sconvenienti o bizzarri. Di fronte ai sintomi delle vittime del demonio, i medici si trovarono divisi tra l’accettare la spiegazione soprannaturale e cercare risposte scientifiche. Alcuni si dimostrarono scettici, schierandosi apertamente in difesa delle loro pazienti bisognose di cure e non di torture o preghiere . Altri ritennero che accettare che alcuni mali potessero avere cause soprannaturali rappresentasse un’innovazione e un progresso nelle conoscenze mediche. Molti ancora si mantennero neutrali: non esclusero l’esistenza del diavolo o della magia, ma tentarono di ridimensionare il fenomeno delle malattie sacre. Il pensiero cartesiano, con la sua ridefinizione del concetto di anima, e la rivoluzione scientifica portarono al progressivo abbandono della credenza nella stregoneria, nelle estasi e nelle possessioni. La medicalizzazione di determinate patologie, dall’epilessia all’anoressia, dalla demenza senile alla depressione, avrebbe dovuto salvare le donne dal rogo e dall’esorcismo, ma non sempre trovava corrispondenza in cure e attenzioni adeguate. Se infatti la strega, la mistica e l’indemoniata erano protagoniste venerate o temute della propria storia, capaci di uscire per un momento dall’anonimato al quale la società le aveva condannate, la malinconica e l’isterica, invece, erano solo destinate all’oblio e alla reclusione. Di fronte al disagio di tante donne, la società moderna preferì accusare angeli e demoni, invece di interrogarsi sulle proprie responsabilità. Quando, più tardi, i demoni sparirono, la medicina ritenne le donne stesse colpevoli del proprio malessere marchiandole come folli, uno stigma, per certi versi, peggiore dell’accusa di stregoneria.
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