Lo scopo del lavoro è analizzare la trattazione del libero arbitrio che Dante fa nella Commedia, soprattutto nel Purgatorio e nel Paradiso. Nel primo capitolo viene fatta una panoramica del dibattito, reso scottante dalle condanne parigine del 1270 e del 1277, sulla collocazione del libero arbitrio all’interno dell’anima razionale, dibattito che vede schierarsi da una parte gli intellettualisti, secondo i quali la volontà è condizionata dai beni proposti dall’intelletto, e dall’altra i volontaristi, secondo i quali la volontà sceglie autonomamente. La posta in gioco consiste nello stabilire quale sia il motore dell’anima che regola l’agire pratico umano. Il secondo capitolo è dedicato ai canti centrali del Purgatorio, nei quali Dante affronta il tema del libero arbitrio dapprima in chiave politica, attraverso le parole di Marco Lombardo nel canto XVI, e poi in chiave etica e psicologica tramite Virgilio nei canti XVII e XVIII. A metà del suo viaggio, nei canti centrali della cantica centrale, Dante elabora una nuova concezione cristiana dell’amore, strettamente intrecciata al libero arbitrio, dal momento che l’amore non è soltanto una passione irrazionale, ma anche il movente delle azioni umane. La posizione da lui assunta è fortemente intellettualistica, in quanto il libero arbitrio viene fatto coincidere con la «virtù che consiglia», il consilium tommasiano, che emette il giudizio sul bene appreso per poi mettere in moto la volontà verso di esso. Infine, il terzo capitolo analizza in cosa consiste la beatitudine dei beati e qual è il fondamento del voto nel Cielo della Luna, per concludersi con il rapporto tra gli influssi celesti e il libero arbitrio nel Cielo di Venere.
Dante filosofo: la trattazione del libero arbitrio nella Commedia
INGLIMA MODICA, CHIARA
2021/2022
Abstract
Lo scopo del lavoro è analizzare la trattazione del libero arbitrio che Dante fa nella Commedia, soprattutto nel Purgatorio e nel Paradiso. Nel primo capitolo viene fatta una panoramica del dibattito, reso scottante dalle condanne parigine del 1270 e del 1277, sulla collocazione del libero arbitrio all’interno dell’anima razionale, dibattito che vede schierarsi da una parte gli intellettualisti, secondo i quali la volontà è condizionata dai beni proposti dall’intelletto, e dall’altra i volontaristi, secondo i quali la volontà sceglie autonomamente. La posta in gioco consiste nello stabilire quale sia il motore dell’anima che regola l’agire pratico umano. Il secondo capitolo è dedicato ai canti centrali del Purgatorio, nei quali Dante affronta il tema del libero arbitrio dapprima in chiave politica, attraverso le parole di Marco Lombardo nel canto XVI, e poi in chiave etica e psicologica tramite Virgilio nei canti XVII e XVIII. A metà del suo viaggio, nei canti centrali della cantica centrale, Dante elabora una nuova concezione cristiana dell’amore, strettamente intrecciata al libero arbitrio, dal momento che l’amore non è soltanto una passione irrazionale, ma anche il movente delle azioni umane. La posizione da lui assunta è fortemente intellettualistica, in quanto il libero arbitrio viene fatto coincidere con la «virtù che consiglia», il consilium tommasiano, che emette il giudizio sul bene appreso per poi mettere in moto la volontà verso di esso. Infine, il terzo capitolo analizza in cosa consiste la beatitudine dei beati e qual è il fondamento del voto nel Cielo della Luna, per concludersi con il rapporto tra gli influssi celesti e il libero arbitrio nel Cielo di Venere.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/86031