Tra la fine dell’impero d’Occidente e l’avvento del regno franco, il popolamento rurale di tutto il nord Italia subì importanti modifiche, con la progressiva destrutturazione del sistema tardoantico di gestione della terra, che faceva della villa il suo punto nevralgico, e la diffusione di un’edilizia in materiali poveri, che soppiantò quella precedente. In questo contesto di generale dissesto si verificò l’insediamento di popolazioni alloctone, prima gli Ostrogoti e poi i Longobardi che accelerarono i cambiamenti contribuendo a questi con il loro apporto culturale, che ebbe importanti ricadute sia dal punto di vista sociale, nella composizione etnica delle comunità, che costitutivo della rete del popolamento. Queste dinamiche sono state indagate facendo riferimento al territorio piemontese, in un arco cronologico compreso tra il V e l’VIII secolo d.C., attraverso l’analisi di 34 siti indagati nelle loro fasi insediative, messi sistematicamente a confronto attraverso il metodo comparativo. Attraverso la loro comparazione si è tentato di individuare delle linee di tendenza atte a spiegare e a circoscrivere l’incremento degli abbandoni degli insediamenti rurali tra il V e il VI secolo, con picco massimo durante la guerra greco-gotica, la giustapposizione delle culture germaniche al substrato autoctono preesistente negli abitati di campagna, il ruolo dei castra come nuovi punti nevralgici nell’organizzazione del territorio e a determinare se questi elementi siano da interpretare come in continuità o in rottura con la Tarda Antichità

Archeologia degli abitati rurali nell'Alto Medioevo: i dati del territorio piemontese tra il V e l'VIII secolo d.C.

LORENZON, FRANCESCO
2021/2022

Abstract

Tra la fine dell’impero d’Occidente e l’avvento del regno franco, il popolamento rurale di tutto il nord Italia subì importanti modifiche, con la progressiva destrutturazione del sistema tardoantico di gestione della terra, che faceva della villa il suo punto nevralgico, e la diffusione di un’edilizia in materiali poveri, che soppiantò quella precedente. In questo contesto di generale dissesto si verificò l’insediamento di popolazioni alloctone, prima gli Ostrogoti e poi i Longobardi che accelerarono i cambiamenti contribuendo a questi con il loro apporto culturale, che ebbe importanti ricadute sia dal punto di vista sociale, nella composizione etnica delle comunità, che costitutivo della rete del popolamento. Queste dinamiche sono state indagate facendo riferimento al territorio piemontese, in un arco cronologico compreso tra il V e l’VIII secolo d.C., attraverso l’analisi di 34 siti indagati nelle loro fasi insediative, messi sistematicamente a confronto attraverso il metodo comparativo. Attraverso la loro comparazione si è tentato di individuare delle linee di tendenza atte a spiegare e a circoscrivere l’incremento degli abbandoni degli insediamenti rurali tra il V e il VI secolo, con picco massimo durante la guerra greco-gotica, la giustapposizione delle culture germaniche al substrato autoctono preesistente negli abitati di campagna, il ruolo dei castra come nuovi punti nevralgici nell’organizzazione del territorio e a determinare se questi elementi siano da interpretare come in continuità o in rottura con la Tarda Antichità
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