In these pages, we are looking to investigate the role of writing in the ideology of the philosopher and poet of Recanati, proposing a prospective capable of shedding light on the peculiarity that it assumes inside of his poetic and philosophical production. There has been much discussion over the systematicity of leopardian ideology but if one can discern over the fragmentism a thought in constant research, without necessarily excluding the strong projectuality underlined in the most recent studies, it’s possible to look at Leopardi’s opera omnia from a different perspective. Consequentially, three layers of analysis regarding the ramifications of writing’s sense can be identified: as other-space, as delight and as opening to alterity. The starting point is the “solido nulla” (solid void) that has always been the metaphysical soil on which of Leopardi’s entire philosophy builds on, as fundamental condition of the existent. Is however possible to counterpoint it with the thread of meaning constituted of illusions. The latter acts as the groundwork of poetry intended as proper creator of “l’altro vero” (the other true) thanks to the faculty of imagination, recognized in its ontological role. In this vein, the act of writing is the common practice, always trained and so iterated, which allows to inhabit the other-space that stands in opposition to the void of the metaphysical soil but also to the two alternatives detected by Leopardi himself: Natura e Civiltà (Nature and Civility). Considering the theory of pleasure of the Author, writing takes shape as delight for being a practical activity suited for rebuilding an illusion conscious of itself, as an answer to the everlasting striving to happiness -as an almost stoic catharsis or rather as a resurgence of senses, both paths thoroughly experimented by Leopardi. However, writing is not meant to be just a hermetic self-examination but, on the contrary, a projection towards otherness. In fact, the space that writing makes inhabitable can articulate itself solely in relation with the community: only incorporated in its web of shared meaning it can be an active opposition of the solid void. Consequentially, it will come to the conclusion that writing, after such analysis and comprehension, acts because of its innate essence as the practice of the stance exemplified by the image of the wild broom in the later Leopardi’s works. It is the knowing of the emptiness of everything which however never succumbs to a passive nihilism: in that resides the sincere revolutionary meaning of the so discussed leopardian pessimism. Whereas Nature as well as Civility appear to be the two unlivable extremes that the Author condemns, writing is on the other hand the act that allows to inhabit the other-space, the only one in which humanity can live. Ultimately, that is the place where the encounter between humans is made possible, in a space of shared meaning to ultimately reach the solidarity advocated in “La Ginestra” (The Wild Broom).
In queste pagine ci si propone d’indagare il ruolo della scrittura nel pensiero del filosofo e poeta recanatese, proponendo una prospettiva capace di mettere in luce la peculiarità che assume all’interno della sua produzione poetica e filosofica. Molto si è discusso sulla sistematicità del pensiero leopardiano ma se si riconosce nel frammentismo un pensiero in costante ricerca senza per questo escludere la forte progettualità evidenziata dagli studi più recenti, è possibile guardare all’opera di Leopardi da un’ulteriore prospettiva. Vengono così individuati nell’analisi tre livelli in cui si articola la scrittura: come spazio-altro, come piacere e come apertura all’alterità. Punto di partenza è il “solido nulla” che sempre è il terreno metafisico su cui si fonda l’intera filosofia di Leopardi, in quanto condizione fondamentale dell’esistente. È tuttavia possibile contrapporvi la trama del senso costituita dalle illusioni. Quest’ultima è il terreno della poesia intesa come vera e propria creazione di “un altro vero” tramite la facoltà dell’immaginazione, riconosciuta nel suo ruolo ontologico. In tale ottica, l’atto della scrittura è dunque la prassi, sempre esercitata e in questo modo iterata, che permette di abitare lo spazio-altro che viene così a configurarsi in opposizione non solo al nulla del terreno metafisico ma anche alle due alternative individuate e scartate da Leopardi stesso: Natura e Civiltà. Considerando la teoria del piacere dell’Autore, la scrittura si configura inoltre come piacere in quanto pratica attiva per ricostruire un’illusione conscia di essere tale, che sia risposta all’inestinguibile tensione alla felicità —sia questa intesa come catarsi quasi stoica o piuttosto come risorgimento dei sensi, entrambe vie sperimentate da Leopardi. Tuttavia, la scrittura non vuole essere un ermetico ripiegamento interiore ma è, al contrario, proiettata verso l’alterità. Lo spazio che la scrittura permette di abitare, infatti, si articola solamente nella relazione con la comunità: solamente nella sua rete di significati condivisi può opporsi attivamente al solido nulla. Si arriverà dunque a sostenere che la scrittura, così analizzata e compresa, sia per sua essenza la pratica dell’atteggiamento esemplificato dall’immagine della ginestra nell’ultimo Leopardi. È il sapere del nulla proprio e di tutto che però mai soccombe ad un nichilismo passivo: qui risiede il significato autenticamente rivoluzionario del tanto discusso pessimismo leopardiano. Laddove la Natura quanto la Civiltà risultano essere i due poli entrambi invivibili che l’Autore denuncia, la scrittura è l’atto che permette di abitare lo spazio altro, l’unico, in cui l’uomo possa abitare. Ed è questo il luogo in cui può avvenire l’incontro tra gli uomini, in quanto spazio di significato condiviso, per arrivare alla solidarietà auspicata ne La Ginestra.
Il ruolo della scrittura nel pensiero di Giacomo Leopardi
LUDERIN, SARA
2021/2022
Abstract
In queste pagine ci si propone d’indagare il ruolo della scrittura nel pensiero del filosofo e poeta recanatese, proponendo una prospettiva capace di mettere in luce la peculiarità che assume all’interno della sua produzione poetica e filosofica. Molto si è discusso sulla sistematicità del pensiero leopardiano ma se si riconosce nel frammentismo un pensiero in costante ricerca senza per questo escludere la forte progettualità evidenziata dagli studi più recenti, è possibile guardare all’opera di Leopardi da un’ulteriore prospettiva. Vengono così individuati nell’analisi tre livelli in cui si articola la scrittura: come spazio-altro, come piacere e come apertura all’alterità. Punto di partenza è il “solido nulla” che sempre è il terreno metafisico su cui si fonda l’intera filosofia di Leopardi, in quanto condizione fondamentale dell’esistente. È tuttavia possibile contrapporvi la trama del senso costituita dalle illusioni. Quest’ultima è il terreno della poesia intesa come vera e propria creazione di “un altro vero” tramite la facoltà dell’immaginazione, riconosciuta nel suo ruolo ontologico. In tale ottica, l’atto della scrittura è dunque la prassi, sempre esercitata e in questo modo iterata, che permette di abitare lo spazio-altro che viene così a configurarsi in opposizione non solo al nulla del terreno metafisico ma anche alle due alternative individuate e scartate da Leopardi stesso: Natura e Civiltà. Considerando la teoria del piacere dell’Autore, la scrittura si configura inoltre come piacere in quanto pratica attiva per ricostruire un’illusione conscia di essere tale, che sia risposta all’inestinguibile tensione alla felicità —sia questa intesa come catarsi quasi stoica o piuttosto come risorgimento dei sensi, entrambe vie sperimentate da Leopardi. Tuttavia, la scrittura non vuole essere un ermetico ripiegamento interiore ma è, al contrario, proiettata verso l’alterità. Lo spazio che la scrittura permette di abitare, infatti, si articola solamente nella relazione con la comunità: solamente nella sua rete di significati condivisi può opporsi attivamente al solido nulla. Si arriverà dunque a sostenere che la scrittura, così analizzata e compresa, sia per sua essenza la pratica dell’atteggiamento esemplificato dall’immagine della ginestra nell’ultimo Leopardi. È il sapere del nulla proprio e di tutto che però mai soccombe ad un nichilismo passivo: qui risiede il significato autenticamente rivoluzionario del tanto discusso pessimismo leopardiano. Laddove la Natura quanto la Civiltà risultano essere i due poli entrambi invivibili che l’Autore denuncia, la scrittura è l’atto che permette di abitare lo spazio altro, l’unico, in cui l’uomo possa abitare. Ed è questo il luogo in cui può avvenire l’incontro tra gli uomini, in quanto spazio di significato condiviso, per arrivare alla solidarietà auspicata ne La Ginestra.File | Dimensione | Formato | |
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