Gli ftalati, un particolare gruppo di interferenti endocrini (IE), sono sostanze chimiche utilizzate come plastificanti in una serie di prodotti industriali e di consumo tra cui materiali a contatto con alimenti, come il PVC. La finestra di esposizione più sensibile si colloca durante periodi critici dello sviluppo e gli effetti dell’esposizione possono essere transgenerazionali. Secondo le conoscenze attuali gli IE interferiscono con il metabolismo umano e l'equilibrio ormonale, contribuendo ai fattori di rischio convenzionalmente correlati con la sindrome metabolica (MetS). La MetS è un quadro clinico complesso, determinato dalla presenza simultanea di tre condizioni: diabete, pressione alta e obesità. Per gli ftalati, la letteratura di revisione disponibile supporta associazioni positive con fattori correlati all’obesità, ipertensione e disturbi nel metabolismo del glucosio e dei lipidi. Diversi studi epidemiologici hanno indicato che l'esposizione ad alcuni ftalati sia associata allo sviluppo del diabete mellito, rappresentando dunque un fattore di rischio per tale patologia. La gravidanza induce numerosi cambiamenti cardiovascolari e metabolici. Questi cambiamenti fisiologici possono rappresentare un periodo di maggiore suscettibilità all’esposizione agli IE e alterazioni in questi processi sensibili possono determinare conseguenze sulla salute post-parto a lungo termine. Si può affermare che l'esposizione agli ftalati durante la gravidanza potrebbe essere correlata a biomarker di salute metabolica fino a 8 anni dopo il parto; tutte le associazioni sono state maggiormente osservate con le concentrazioni di mono-2-etil-5-carbossipentil tereftalato, Σdibutilftalato e monoetilftalato. L'esposizione in utero agli ftalati si ritiene sia inoltre associata ai parametri di taglia del feto al momento della nascita e agli esiti della gravidanza. Come matrice biologica per stimare l’esposizione del feto a tali sostanze, uno degli studi analizzati ha preso in considerazione il meconio. L'esposizione agli ftalati durante la gestazione è risultata influire negativamente su alcuni parametri di crescita fetale e diabete gestazionale con un potenziale effetto di genere. Infine, data la caratteristica di tali sostanze di poter indurre effetti anche sulle generazioni future, è stato analizzato uno studio di coorte per individuare le possibili associazioni tra esposizione prenatale agli ftalati ed effetti sullo sviluppo puberale, tra cui età del primo menarca, cambiamenti in altezza e sviluppo di adiposità. L'esposizione materna agli ftalati, per la presenza di mono (2-carbossimetilesil) ftalato e della somma molare di ftalati ad alto peso molecolare nel siero materno, è risultata associata in modo statisticamente significativo ad un ritardo del menarca e solo deboli associazioni sono state riscontrate con la crescita durante l'infanzia e aumento in altezza tra i 2 e i 10 anni di età nella coorte di figlie femmine presa in analisi. Si può concludere che, vista l’ampia distribuzione ambientale degli ftalati, risultati come questi sono fondamentali per aiutare i responsabili politici a stabilire ed aggiornare la soglia di esposizione agli ftalati soprattutto durante periodi critici dello sviluppo. Risulta inoltre essenziale il ruolo della comunità scientifica nell’informare gli individui sui potenziali danni degli ftalati in pre-concepimento e durante il periodo prenatale.

Esposizione agli ftalati nel periodo gestazionale ed effetti sulla salute.

PRIMERANO, GIORGIA
2021/2022

Abstract

Gli ftalati, un particolare gruppo di interferenti endocrini (IE), sono sostanze chimiche utilizzate come plastificanti in una serie di prodotti industriali e di consumo tra cui materiali a contatto con alimenti, come il PVC. La finestra di esposizione più sensibile si colloca durante periodi critici dello sviluppo e gli effetti dell’esposizione possono essere transgenerazionali. Secondo le conoscenze attuali gli IE interferiscono con il metabolismo umano e l'equilibrio ormonale, contribuendo ai fattori di rischio convenzionalmente correlati con la sindrome metabolica (MetS). La MetS è un quadro clinico complesso, determinato dalla presenza simultanea di tre condizioni: diabete, pressione alta e obesità. Per gli ftalati, la letteratura di revisione disponibile supporta associazioni positive con fattori correlati all’obesità, ipertensione e disturbi nel metabolismo del glucosio e dei lipidi. Diversi studi epidemiologici hanno indicato che l'esposizione ad alcuni ftalati sia associata allo sviluppo del diabete mellito, rappresentando dunque un fattore di rischio per tale patologia. La gravidanza induce numerosi cambiamenti cardiovascolari e metabolici. Questi cambiamenti fisiologici possono rappresentare un periodo di maggiore suscettibilità all’esposizione agli IE e alterazioni in questi processi sensibili possono determinare conseguenze sulla salute post-parto a lungo termine. Si può affermare che l'esposizione agli ftalati durante la gravidanza potrebbe essere correlata a biomarker di salute metabolica fino a 8 anni dopo il parto; tutte le associazioni sono state maggiormente osservate con le concentrazioni di mono-2-etil-5-carbossipentil tereftalato, Σdibutilftalato e monoetilftalato. L'esposizione in utero agli ftalati si ritiene sia inoltre associata ai parametri di taglia del feto al momento della nascita e agli esiti della gravidanza. Come matrice biologica per stimare l’esposizione del feto a tali sostanze, uno degli studi analizzati ha preso in considerazione il meconio. L'esposizione agli ftalati durante la gestazione è risultata influire negativamente su alcuni parametri di crescita fetale e diabete gestazionale con un potenziale effetto di genere. Infine, data la caratteristica di tali sostanze di poter indurre effetti anche sulle generazioni future, è stato analizzato uno studio di coorte per individuare le possibili associazioni tra esposizione prenatale agli ftalati ed effetti sullo sviluppo puberale, tra cui età del primo menarca, cambiamenti in altezza e sviluppo di adiposità. L'esposizione materna agli ftalati, per la presenza di mono (2-carbossimetilesil) ftalato e della somma molare di ftalati ad alto peso molecolare nel siero materno, è risultata associata in modo statisticamente significativo ad un ritardo del menarca e solo deboli associazioni sono state riscontrate con la crescita durante l'infanzia e aumento in altezza tra i 2 e i 10 anni di età nella coorte di figlie femmine presa in analisi. Si può concludere che, vista l’ampia distribuzione ambientale degli ftalati, risultati come questi sono fondamentali per aiutare i responsabili politici a stabilire ed aggiornare la soglia di esposizione agli ftalati soprattutto durante periodi critici dello sviluppo. Risulta inoltre essenziale il ruolo della comunità scientifica nell’informare gli individui sui potenziali danni degli ftalati in pre-concepimento e durante il periodo prenatale.
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