La caffeina (1,3,7-trimetilxaintina), è una sostanza psicoattiva con effetti stimolanti capace di interagire come antagonista non selettivo con i recettori dell’adenosina A1 e A2A, recettori che agiscono sul sistema cardiovascolare, endocrino e nervoso. Il blocco di tali recettori da parte della caffeina (principalmente sul recettore A2A) induce neuroprotezione. Pertanto, il trattamento a lungo termine con caffeina potrebbe ridurre gli effetti del danno cerebrale causato dalla malattia di Alzheimer. Negli articoli esaminati sono stati studiati gli effetti dell’assunzione della caffeina a lungo termine in gruppi differenti di topi: è stata osservata in vivo e in vitro la produzione di β-amiloide (Aβ) in soggetti transgenici affetti da Alzheimer (AD); sono stati analizzati i livelli di idrolisi di ATP, ADP e AMP in topi giovani adulti e anziani, ed è stata osservata l’espressione dei recettori di adenosina. Sono inoltre stati valutati gli effetti del blocco farmacologico cronico del recettore A2A in seguito a trattamento con l’antagonista selettivo MSX-3. I modelli murini utilizzati sono stati: 1) topi portatori del gene mutante (APPsw) trattati con caffeina (Tg+Caff) o acqua (Tg), e topi non transgenici non trattati (NT); 2) topi giovani adulti e anziani trattati con caffeina o acqua, e 3) modelli murini transgenici trattati con MSX-3 (APP/PS1/MSX-3) o acqua (APP/PS1/H2O) e compagni di cucciolata trattati con MSX-3 (WT/MSX-3) o acqua (WT/H2O). I livelli di Aβ nell'ippocampo hanno mostrato riduzioni significative sia dell'Aβ1–40 solubile che dell'Aβ1–42 insolubile in topi Tg+Caff, suggerendo che una moderata assunzione giornaliera di caffeina può ritardare o ridurre il rischio di AD. È stato osservato che la caffeina induce una riduzione dei recettori A2A nell’ippocampo indipendentemente dall’età, indicando la possibilità di un importante contributo fisiologico all’integrità del cervello durante l’età avanzata. In topi sottoposti a test comportamentali, il trattamento con caffeina li ha protetti in più domini cognitivi (apprendimento/memoria spaziale, riconoscimento, memoria di lavoro). Nel test Morris Water Maze, il blocco del recettore A2A da parte di MSX-3 ha alleviato significativamente la compromissione della memoria spaziale nei topi APP/PS1 rispetto agli stessi non trattati. Inoltre, il blocco precoce e cronico del recettore A2A con MSX-3 ha ridotto lo sviluppo del carico di amiloide corticale nei topi APP/PS1. I risultati ottenuti dimostrano che il consumo moderato e a lungo termine di caffeina apporta benefici terapeutici, e che questa sostanza assume un ruolo neuroprotettivo nei confronti dell’Alzheimer; inoltre, il blocco del recettore A2A potrebbe essere una strategia per prevenirne o ridurne la comparsa.

Effetti benefici della caffeina sulla regolazione dei recettori dell’adenosina A2A e attenuazione dei livelli β-amiloidi in modelli murini

BIASI, CHIARA
2021/2022

Abstract

La caffeina (1,3,7-trimetilxaintina), è una sostanza psicoattiva con effetti stimolanti capace di interagire come antagonista non selettivo con i recettori dell’adenosina A1 e A2A, recettori che agiscono sul sistema cardiovascolare, endocrino e nervoso. Il blocco di tali recettori da parte della caffeina (principalmente sul recettore A2A) induce neuroprotezione. Pertanto, il trattamento a lungo termine con caffeina potrebbe ridurre gli effetti del danno cerebrale causato dalla malattia di Alzheimer. Negli articoli esaminati sono stati studiati gli effetti dell’assunzione della caffeina a lungo termine in gruppi differenti di topi: è stata osservata in vivo e in vitro la produzione di β-amiloide (Aβ) in soggetti transgenici affetti da Alzheimer (AD); sono stati analizzati i livelli di idrolisi di ATP, ADP e AMP in topi giovani adulti e anziani, ed è stata osservata l’espressione dei recettori di adenosina. Sono inoltre stati valutati gli effetti del blocco farmacologico cronico del recettore A2A in seguito a trattamento con l’antagonista selettivo MSX-3. I modelli murini utilizzati sono stati: 1) topi portatori del gene mutante (APPsw) trattati con caffeina (Tg+Caff) o acqua (Tg), e topi non transgenici non trattati (NT); 2) topi giovani adulti e anziani trattati con caffeina o acqua, e 3) modelli murini transgenici trattati con MSX-3 (APP/PS1/MSX-3) o acqua (APP/PS1/H2O) e compagni di cucciolata trattati con MSX-3 (WT/MSX-3) o acqua (WT/H2O). I livelli di Aβ nell'ippocampo hanno mostrato riduzioni significative sia dell'Aβ1–40 solubile che dell'Aβ1–42 insolubile in topi Tg+Caff, suggerendo che una moderata assunzione giornaliera di caffeina può ritardare o ridurre il rischio di AD. È stato osservato che la caffeina induce una riduzione dei recettori A2A nell’ippocampo indipendentemente dall’età, indicando la possibilità di un importante contributo fisiologico all’integrità del cervello durante l’età avanzata. In topi sottoposti a test comportamentali, il trattamento con caffeina li ha protetti in più domini cognitivi (apprendimento/memoria spaziale, riconoscimento, memoria di lavoro). Nel test Morris Water Maze, il blocco del recettore A2A da parte di MSX-3 ha alleviato significativamente la compromissione della memoria spaziale nei topi APP/PS1 rispetto agli stessi non trattati. Inoltre, il blocco precoce e cronico del recettore A2A con MSX-3 ha ridotto lo sviluppo del carico di amiloide corticale nei topi APP/PS1. I risultati ottenuti dimostrano che il consumo moderato e a lungo termine di caffeina apporta benefici terapeutici, e che questa sostanza assume un ruolo neuroprotettivo nei confronti dell’Alzheimer; inoltre, il blocco del recettore A2A potrebbe essere una strategia per prevenirne o ridurne la comparsa.
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