...il fronte della Sforzesca quel giorno era sostenuto da tutti i reparti e bisogna che chi fece parte sia citato, perché i nostri figli leggendo un giorno possono anche dire, quel giorno c’era anche mio padre, su quel fronte c’era anche mio padre. In 16 mesi di mia vita passata sul fronte russo, di ricordo mi restò ciò che ho passato, e la ferita […] senza alcuna riconoscenza da parte del governo italiano… Dalle parole di questo Sergente, le parole di un soldato, un reduce, uno dei fortunati ad essere tornato dopo aver gloriosamente combattuto per la sua bandiera e i suoi fratelli in armi, si evince come questi nostri eroi siano stati dimenticati e nascosti una volta tornati in Patria. Nascosti prima dal regime fascista, dimenticati poi dal governo repubblicano. Con poche e semplici parole, il Sergente lancia un forte appello affinché la memoria di chi è caduto non sia dimenticata e le generazioni future possano essere fiere di quanto fatto dai loro padri e non provarne ribrezzo o vergogna, così come vorrebbe una narrazione politica, intenta a dimenticare e mistificare il passato in nome di un nuovo equilibrio mondiale, per staccarsi da una certa visione del mondo e favorirne un’altra in cui, forse, non c’è più spazio per martiri ed eroi, così come cantano ancora i nostri soldati. Lo scopo di questa trattazione è quello innanzitutto di ricordare e riabilitare una pagina di storia screditata, che, per troppo tempo, è stata trattata con superficialità e pregiudizio. Inoltre, altra finalità di questo breve trattato sarà quella di rendere onore e gloria ai nostri caduti, caduti per senso di Patria e del dovere, caduti da eroi, così come glorificato dallo stesso nemico. Hanno vissuto, combattuto e sono morti in condizioni estreme e disumane: non possiamo lasciare che una visione politica offuschi il loro sacrificio o lo denigri. La campagna di Russia è stato un avvenimento di grande impatto sulla memoria nazionale italiana vuoi per il suo esito tragico, vuoi perché ha rappresentato un fatto scomodo, che ha coinvolto, nell’unanime giudizio negativo per la politica del regime fascista, anche l’esercito. Ed è proprio l’esercito ad aver pagato, anche in termini numerici, il prezzo più alto: del totale di 229.000 soldati che partirono per la Russia, più di un terzo non fece ritorno; dei 70.000 circa fatti prigionieri, ne tornarono poco più di 10.000.
LA NOSTRA PARTE DI BOTTINO La ritirata di Russia e gli Alpini
DE ANGELIS, FRANCESCO
2021/2022
Abstract
...il fronte della Sforzesca quel giorno era sostenuto da tutti i reparti e bisogna che chi fece parte sia citato, perché i nostri figli leggendo un giorno possono anche dire, quel giorno c’era anche mio padre, su quel fronte c’era anche mio padre. In 16 mesi di mia vita passata sul fronte russo, di ricordo mi restò ciò che ho passato, e la ferita […] senza alcuna riconoscenza da parte del governo italiano… Dalle parole di questo Sergente, le parole di un soldato, un reduce, uno dei fortunati ad essere tornato dopo aver gloriosamente combattuto per la sua bandiera e i suoi fratelli in armi, si evince come questi nostri eroi siano stati dimenticati e nascosti una volta tornati in Patria. Nascosti prima dal regime fascista, dimenticati poi dal governo repubblicano. Con poche e semplici parole, il Sergente lancia un forte appello affinché la memoria di chi è caduto non sia dimenticata e le generazioni future possano essere fiere di quanto fatto dai loro padri e non provarne ribrezzo o vergogna, così come vorrebbe una narrazione politica, intenta a dimenticare e mistificare il passato in nome di un nuovo equilibrio mondiale, per staccarsi da una certa visione del mondo e favorirne un’altra in cui, forse, non c’è più spazio per martiri ed eroi, così come cantano ancora i nostri soldati. Lo scopo di questa trattazione è quello innanzitutto di ricordare e riabilitare una pagina di storia screditata, che, per troppo tempo, è stata trattata con superficialità e pregiudizio. Inoltre, altra finalità di questo breve trattato sarà quella di rendere onore e gloria ai nostri caduti, caduti per senso di Patria e del dovere, caduti da eroi, così come glorificato dallo stesso nemico. Hanno vissuto, combattuto e sono morti in condizioni estreme e disumane: non possiamo lasciare che una visione politica offuschi il loro sacrificio o lo denigri. La campagna di Russia è stato un avvenimento di grande impatto sulla memoria nazionale italiana vuoi per il suo esito tragico, vuoi perché ha rappresentato un fatto scomodo, che ha coinvolto, nell’unanime giudizio negativo per la politica del regime fascista, anche l’esercito. Ed è proprio l’esercito ad aver pagato, anche in termini numerici, il prezzo più alto: del totale di 229.000 soldati che partirono per la Russia, più di un terzo non fece ritorno; dei 70.000 circa fatti prigionieri, ne tornarono poco più di 10.000.File | Dimensione | Formato | |
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