L’elaborato affronta la tematica dell’esposizione delle donne ai PFAS, analizzando la possibile relazione con la perdita precoce del feto e con il peso del neonato registrato alla nascita. Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS), sono una classe di sostanze chimiche sintetiche che, per le loro proprietà, sono state ampiamente utilizzate negli ultimi decenni in una vasta gamma di prodotti. Poiché i PFAS sono spesso non legati stabilmente ai materiali in cui sono impiegati, il loro rilascio nell’ambiente può verificarsi in modo incontrollato ed è per questa ragione che sono classificati come contaminanti ambientali. Essi sono anche noti come interferenti endocrini, responsabili di alterazioni delle normali funzioni metaboliche ed endocrine dell’uomo. Proprio per questo motivo il loro utilizzo è stato regolamentato ed è stato deciso di eliminare l’impiego di composti PFAS a catena lunga, ritenuti i maggiori responsabili degli effetti negativi, sostituendoli con composti a catena corta, spesso a loro volta non del tutto testati. L’esposizione delle donne ai PFAS, relativamente al sistema riproduttivo, può inficiarne diversi aspetti quali la secrezione e la produzione di ormoni e interferire su organi bersaglio quali il seno e il tessuto placentare. Considerando il ruolo di fattori riproduttivi, tra i quali gravidanza, allattamento al seno e mestruazioni, nella determinazione del carico fisiologico di PFAS e come vie primarie di eliminazione degli stessi, l’esposizione materna può avere ripercussioni sugli esiti neonatali, quali la perdita precoce della gravidanza e il peso del neonato. Il primo degli studi considerati (Hall et al., 2022) si occupa dell’analisi di campioni placentari al fine di indagare il rapporto fra esposizione ai PFAS e conseguenze sul feto. Tra i PFAS, sono stati individuati più frequentemente PFOS, PFOA, PFNA e PFDA, rilevando quantità maggiori nei campioni di donne nullipare. Valutando possibili correlazioni fra le concentrazioni di PFAS nei tessuti placentari e gli esiti neonatali, sono state individuate anche variazioni di peso alla nascita per l’età gestazionale in modo sesso-specifico e in un caso, un periodo di gestazione più breve. Il secondo studio (Mi et al., 2022) ha evidenziato che livelli più elevati di concentrazioni sieriche materne di PFDA e PFUdA sono associati ad un elevato rischio di perdita precoce della gravidanza, così come l’esposizione a livelli elevati di PFCA e sostituti del PFOS. Il terzo studio riportato (Engström et al., 2022) dimostra che un’esposizione elevata e a lungo termine ai PFAS tramite il consumo di acqua potabile può influenzare il peso alla nascita in modo sesso-specifico, con una diminuzione di peso registrata nei neonati maschi e un incremento di peso nei neonati femmina. Ulteriori studi si rendono necessari per ampliare le conoscenze e i dati a disposizione della comunità scientifica circa gli effetti delle numerose sostanze per- e poli-fluoroalchiliche sulla donna e sul feto, in modo da comprendere meglio quali siano i rischi ai quali le persone sono esposte e, di conseguenza, indicare utili strategie per la prevenzione.

Esposizione delle donne ai PFAS: analisi della possibile relazione con la perdita precoce della gravidanza e il peso del neonato

BLENGINO, SARA
2021/2022

Abstract

L’elaborato affronta la tematica dell’esposizione delle donne ai PFAS, analizzando la possibile relazione con la perdita precoce del feto e con il peso del neonato registrato alla nascita. Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS), sono una classe di sostanze chimiche sintetiche che, per le loro proprietà, sono state ampiamente utilizzate negli ultimi decenni in una vasta gamma di prodotti. Poiché i PFAS sono spesso non legati stabilmente ai materiali in cui sono impiegati, il loro rilascio nell’ambiente può verificarsi in modo incontrollato ed è per questa ragione che sono classificati come contaminanti ambientali. Essi sono anche noti come interferenti endocrini, responsabili di alterazioni delle normali funzioni metaboliche ed endocrine dell’uomo. Proprio per questo motivo il loro utilizzo è stato regolamentato ed è stato deciso di eliminare l’impiego di composti PFAS a catena lunga, ritenuti i maggiori responsabili degli effetti negativi, sostituendoli con composti a catena corta, spesso a loro volta non del tutto testati. L’esposizione delle donne ai PFAS, relativamente al sistema riproduttivo, può inficiarne diversi aspetti quali la secrezione e la produzione di ormoni e interferire su organi bersaglio quali il seno e il tessuto placentare. Considerando il ruolo di fattori riproduttivi, tra i quali gravidanza, allattamento al seno e mestruazioni, nella determinazione del carico fisiologico di PFAS e come vie primarie di eliminazione degli stessi, l’esposizione materna può avere ripercussioni sugli esiti neonatali, quali la perdita precoce della gravidanza e il peso del neonato. Il primo degli studi considerati (Hall et al., 2022) si occupa dell’analisi di campioni placentari al fine di indagare il rapporto fra esposizione ai PFAS e conseguenze sul feto. Tra i PFAS, sono stati individuati più frequentemente PFOS, PFOA, PFNA e PFDA, rilevando quantità maggiori nei campioni di donne nullipare. Valutando possibili correlazioni fra le concentrazioni di PFAS nei tessuti placentari e gli esiti neonatali, sono state individuate anche variazioni di peso alla nascita per l’età gestazionale in modo sesso-specifico e in un caso, un periodo di gestazione più breve. Il secondo studio (Mi et al., 2022) ha evidenziato che livelli più elevati di concentrazioni sieriche materne di PFDA e PFUdA sono associati ad un elevato rischio di perdita precoce della gravidanza, così come l’esposizione a livelli elevati di PFCA e sostituti del PFOS. Il terzo studio riportato (Engström et al., 2022) dimostra che un’esposizione elevata e a lungo termine ai PFAS tramite il consumo di acqua potabile può influenzare il peso alla nascita in modo sesso-specifico, con una diminuzione di peso registrata nei neonati maschi e un incremento di peso nei neonati femmina. Ulteriori studi si rendono necessari per ampliare le conoscenze e i dati a disposizione della comunità scientifica circa gli effetti delle numerose sostanze per- e poli-fluoroalchiliche sulla donna e sul feto, in modo da comprendere meglio quali siano i rischi ai quali le persone sono esposte e, di conseguenza, indicare utili strategie per la prevenzione.
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