Alice Ceresa. La scrittura come decostruzione e reintepretazione dell''ovvio'

The present work arises from the desire to investigate the literature of Alice Ceresa, an Italian-Swiss writer of the second half of the 20th century. In particular, this research analyzes her three main texts, the novels La figlia prodiga (Einaudi, 1967) and Bambine (Einaudi, 1990) and the short story La morte del padre, published in the magazine "Nuovi Argomenti" in 1979. Her complex, artificial, and at times ironic writing opens up the possibility for the female character to exist and her works give voice to the desperate attempt of the characters to fill the gaps in their existence. The overall result proposes enigmatic and surreal effects, as the writer does not intend to lead to a synthesis of the objects of her reflection, and in particular the conflictual relationship between the individual and society, between the freedom of the former and the rules of the latter. The act of writing becomes precisely the act of unveiling and deconstructing this conflict that cannot be resolved. Her narrative elements are commonplaces, literally: the "obvious", the sedimentation of social practices, what immediately comes to mind, from which one must distance oneself with a detached gaze in order to see its pitfalls and thus be able to give voice to the subject in its individuality. And this is the task of writing. The following work analyzes the three aforementioned texts in an order that takes into account the evolution and unveiling of the female character in the family and social context in which she lives: the revelation, the growth, the deflagration.

Il presente lavoro nasce dalla volontà d’indagare la letteratura di Alice Ceresa, scrittrice italosvizzera della seconda metà del Novecento. In particolare in questa ricerca si analizzano i suoi tre testi principali, i romanzi La figlia prodiga (Einaudi, 1967) e Bambine (Einaudi, 1990) e il racconto La morte del padre, pubblicato sulla rivista «Nuovi Argomenti» nel 1979. La sua scrittura complessa, artificiosa e a tratti ironica apre la possibilità al personaggio femminile di esistere e le sue opere danno voce al tentativo disperato dei personaggi di colmare le lacune della loro esistenza. Il risultato complessivo propone effetti enigmatici e surreali, in quanto la scrittrice non intende condurre a sintesi gli oggetti della sua riflessione, e in particolare il rapporto conflittuale tra individuo e società, tra la libertà del primo e le regole della seconda. L’atto di scrittura diventa precisamente l’atto del disvelamento e della decostruzione di tale conflitto che non può essere risolto. I suoi elementi narrativi sono luoghi comuni, letteralmente: l’“ovvio”, la sedimentazione delle pratiche sociali, ciò che si presenta subito alla mente, da cui è necessario allontanarsi con uno sguardo distaccato per poterne vedere le insidie e quindi poter dare voce al soggetto nella sua individualità. E questo è il compito della scrittura. Il lavoro che segue analizza i tre testi sopracitati secondo un ordine che tiene conto dell’evoluzione e del disvelamento del personaggio femminile nel contesto familiare e sociale in cui vive: la rivelazione, la crescita, la deflagrazione.