Il biopotenziamento morale è una delle questioni in primo piano all’interno dei dibattiti bioetici attuali e si connota, in particolare, per il suo carattere controverso e divisorio. La polemica relativa all’auspicabilità dell’enhancement in ambito morale è alimentata dalle costanti innovazioni mediche e tecnologiche che segnano la contemporaneità e sottolineano l’inadeguatezza delle bussole morali di cui attualmente disponiamo. La questione che tale studio intende trattare è di ordine preliminare e prescinde da qualsiasi considerazione di valore e presa di posizione all’interno di questo ampio dibattito in corso. L’obiettivo è, infatti, quello di chiarire in quali termini e a quali condizioni sia effettivamente possibile parlare di un biopotenziamento morale. Essendo la problematica, nella sua formulazione generale, sfaccettata e articolata, si è selezionato un caso pragmatico ed emblematico – che è stato ed è tuttora oggetto di studio da parte della comunità scientifica – da analizzare analiticamente, ossia l’impiego del neurotrasmettitore della serotonina per regolare alcuni aspetti del comportamento degli individui. Per rispondere alla quaestio, dunque, sono stati considerati, innanzitutto, gli studi della neuroscienziata americana Molly J. Crockett, i quali suggeriscono una correlazione diretta tra i livelli di serotonina e una linea di condotta definibile come “morale”; i relativi risultati e il loro impiego nell’enhancement sono stati, poi, esaminati in relazione alla prospettiva critica di Harris Wiseman. Considerare i possibili effetti sulla condotta umana dell’alterazione dell’ormone della serotonina e i loro potenziali impieghi, in una prospettiva di perfezionamento morale degli individui, consente di illustrare praticamente in quale forma e secondo quali limiti è realizzabile un biopotenziamento morale. Soltanto una volta che è stato chiarito cosa sia effettivamente perseguibile e realizzabile tramite gli strumenti che il progresso scientifico ci dispone, è possibile domandarsi se tali fini siano moralmente auspicabili o deprecabili.

Biopotenziamento e neuroscienze: il caso della serotonina

CASTELLANA, GIULIA
2021/2022

Abstract

Il biopotenziamento morale è una delle questioni in primo piano all’interno dei dibattiti bioetici attuali e si connota, in particolare, per il suo carattere controverso e divisorio. La polemica relativa all’auspicabilità dell’enhancement in ambito morale è alimentata dalle costanti innovazioni mediche e tecnologiche che segnano la contemporaneità e sottolineano l’inadeguatezza delle bussole morali di cui attualmente disponiamo. La questione che tale studio intende trattare è di ordine preliminare e prescinde da qualsiasi considerazione di valore e presa di posizione all’interno di questo ampio dibattito in corso. L’obiettivo è, infatti, quello di chiarire in quali termini e a quali condizioni sia effettivamente possibile parlare di un biopotenziamento morale. Essendo la problematica, nella sua formulazione generale, sfaccettata e articolata, si è selezionato un caso pragmatico ed emblematico – che è stato ed è tuttora oggetto di studio da parte della comunità scientifica – da analizzare analiticamente, ossia l’impiego del neurotrasmettitore della serotonina per regolare alcuni aspetti del comportamento degli individui. Per rispondere alla quaestio, dunque, sono stati considerati, innanzitutto, gli studi della neuroscienziata americana Molly J. Crockett, i quali suggeriscono una correlazione diretta tra i livelli di serotonina e una linea di condotta definibile come “morale”; i relativi risultati e il loro impiego nell’enhancement sono stati, poi, esaminati in relazione alla prospettiva critica di Harris Wiseman. Considerare i possibili effetti sulla condotta umana dell’alterazione dell’ormone della serotonina e i loro potenziali impieghi, in una prospettiva di perfezionamento morale degli individui, consente di illustrare praticamente in quale forma e secondo quali limiti è realizzabile un biopotenziamento morale. Soltanto una volta che è stato chiarito cosa sia effettivamente perseguibile e realizzabile tramite gli strumenti che il progresso scientifico ci dispone, è possibile domandarsi se tali fini siano moralmente auspicabili o deprecabili.
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