Geopolitics is the discipline that studies the relationship between statehood and space. Defined as a pseudo-science with an imperial and bellicose character at the end of the Second World War and condemned to the damnatio memoriae for almost half a century, since the 1990s it has come back into the limelight thanks to ingenious minds committed to rediscovering its cardinal precepts. Today, the concept is highly inflated, moreover emptied of its original meaning due to its repeated misuse in journalistic reporting. This has not only caused a decay in the original value and meaning of the subject, but has often led to confusion by considering it synonymous with foreign policy. Mind you, in investigating the inclinations of communities pertaining to specific territorial spheres, it inevitably studies and formulates conjectures regarding international relations, but it is not limited to them. Rather, geopolitics proposes to raise the observer's point of view so as to investigate a phenomenon as if it were living matter in perpetual motion, and from this elevated and comprehensive perspective it allows us to question the causes and modalities in which the aforementioned phenomenon manifests itself, from what elements it draws strength and, above all, where it is directed. The ideal way to recover its primordial and constitutive afflatus is inevitably to investigate how it manifested itself, with its own contradictions and similarities, in the studies of the first geopolitical thinkers proper, those we might call the fathers of the discipline. It is within this logic that the present research dedicated to the strategic conceptions of Sir Halford John Mackinder, one of the most representative theorists of so-called classical geopolitics, fits in. Based on the analysis of the British historian's celebrated literary contributions, with a particular and constant focus on the coeval international scenario, this historiographical thesis sets itself the task of summarising the evolution of Mackinder's thought between the beginning of the 20th century and the Second Post-War period, defining its instruments, peculiarities and objectives. In particular, ample space will be given in the discussion to the role of the duality between the telluric element and the maritime element, that is to say, that antithesis between peoples of the land and peoples of the sea that has characterised Mackinder's entire intellectual production from the very beginning, magnifying its potential and, at the same time, decreeing its limits.
La geopolitica è la disciplina che studia il rapporto tra statualità e spazio. Definita una pseudo-scienza dal carattere imperiale e bellicista alla fine della Seconda Guerra Mondiale e condannata alla damnatio memoriae per quasi mezzo secolo, a partire dagli anni Novanta è tornata alla ribalta per merito di menti ingegnose ed impegnate a riscoprirne i precetti cardinali. Oggi il concetto risulta essere molto inflazionato, peraltro svuotato del suo iniziale significato per via del reiterato abuso che se ne fa nella cronaca giornalistica. Ciò non solo ha causato un decadimento del valore e del significato originario della materia, ma spesso ha portato a confonderla considerandola sinonimica di politica estera. Intendiamoci, nell’indagare le inclinazioni delle collettività afferenti ad ambiti territoriali specifici essa inevitabilmente studia e formula congetture riguardo le relazioni internazionali, ma ad esse non si limita. Piuttosto, la geopolitica si propone di innalzare il punto di vista dell’osservatore in modo da indagare un fenomeno come fosse materia viva in perenne movimento, e da questa prospettiva sopraelevata e complessiva ci permette di interpellarla riguardo le cause e le modalità in cui l’anzidetto fenomeno si manifesta, da quali elementi trae forza e, soprattutto, dove è diretto. Il modo ideale per recuperarne il primigenio e costitutivo afflato è inevitabilmente indagare come essa si sia manifestata, con le proprie contraddizioni e similitudini, negli studi dei primi pensatori propriamente detti geopolitici, coloro che potremmo chiamare i padri della disciplina. In questa logica si inserisce la presente ricerca dedicata alle concezioni strategiche di Sir Halford John Mackinder, uno dei teorici più rappresentativi della geopolitica cosiddetta classica. Basata sull’analisi dei celeberrimi contributi letterari dello storico britannico, con un’attenzione particolare e costante per il coevo scenario internazionale, questa tesi storiografica si prefigge il compito di riassumere l’evoluzione del pensiero di Mackinder tra gli inizi del Novecento fino al Secondo Dopoguerra, definendone strumenti, peculiarità ed obiettivi. In particolare, sarà dato ampio spazio nella trattazione al ruolo della dualità tra l’elemento tellurico e quello marittimo, vale a dire quell’antitesi tra popoli di terra e popoli di mare che ha caratterizzato fin dagli albori l’intera produzione intellettuale mackinderiana, magnificandone le potenzialità e, al tempo stesso, decretandone i limiti.
La dicotomia geopolitica terra-mare nel pensiero di Sir Halford John Mackinder
ACERBIS, PIETRO
2021/2022
Abstract
La geopolitica è la disciplina che studia il rapporto tra statualità e spazio. Definita una pseudo-scienza dal carattere imperiale e bellicista alla fine della Seconda Guerra Mondiale e condannata alla damnatio memoriae per quasi mezzo secolo, a partire dagli anni Novanta è tornata alla ribalta per merito di menti ingegnose ed impegnate a riscoprirne i precetti cardinali. Oggi il concetto risulta essere molto inflazionato, peraltro svuotato del suo iniziale significato per via del reiterato abuso che se ne fa nella cronaca giornalistica. Ciò non solo ha causato un decadimento del valore e del significato originario della materia, ma spesso ha portato a confonderla considerandola sinonimica di politica estera. Intendiamoci, nell’indagare le inclinazioni delle collettività afferenti ad ambiti territoriali specifici essa inevitabilmente studia e formula congetture riguardo le relazioni internazionali, ma ad esse non si limita. Piuttosto, la geopolitica si propone di innalzare il punto di vista dell’osservatore in modo da indagare un fenomeno come fosse materia viva in perenne movimento, e da questa prospettiva sopraelevata e complessiva ci permette di interpellarla riguardo le cause e le modalità in cui l’anzidetto fenomeno si manifesta, da quali elementi trae forza e, soprattutto, dove è diretto. Il modo ideale per recuperarne il primigenio e costitutivo afflato è inevitabilmente indagare come essa si sia manifestata, con le proprie contraddizioni e similitudini, negli studi dei primi pensatori propriamente detti geopolitici, coloro che potremmo chiamare i padri della disciplina. In questa logica si inserisce la presente ricerca dedicata alle concezioni strategiche di Sir Halford John Mackinder, uno dei teorici più rappresentativi della geopolitica cosiddetta classica. Basata sull’analisi dei celeberrimi contributi letterari dello storico britannico, con un’attenzione particolare e costante per il coevo scenario internazionale, questa tesi storiografica si prefigge il compito di riassumere l’evoluzione del pensiero di Mackinder tra gli inizi del Novecento fino al Secondo Dopoguerra, definendone strumenti, peculiarità ed obiettivi. In particolare, sarà dato ampio spazio nella trattazione al ruolo della dualità tra l’elemento tellurico e quello marittimo, vale a dire quell’antitesi tra popoli di terra e popoli di mare che ha caratterizzato fin dagli albori l’intera produzione intellettuale mackinderiana, magnificandone le potenzialità e, al tempo stesso, decretandone i limiti.File | Dimensione | Formato | |
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