Nel mondo moderno e di conseguenza nella scuola le tecnologie sono diventate pervasive ed il loro uso ha portato inevitabilmente ad una serie di cambiamenti riguardo il modo di intendere l’istruzione e l’apprendimento. Le nuove tecnologie permettono l’adattamento dei percorsi formativi e dei curricoli scolastici garantendo quella personalizzazione e differenziazione indispensabile per una scuola che voglia dirsi davvero inclusiva. Anche i nostri studenti sono cambiati, elaborano le informazioni in modo completamente diverso rispetto alle generazioni precedenti e sono multitasking: sono i digital natives come li definisce Marc Prensky. Le tecnologie a scuola però non ricoprono sempre un ruolo attivo, ma talvolta vengono vissute dagli allievi in maniera passiva. Bisogna puntare a quelle tecnologie che vengono definite educative, che stimolano la fantasia e che conducono a nuovi scenari per l’apprendimento e per la crescita. L’introduzione dei robot a scuola va proprio in questa direzione, essi forniscono un feedback attivo, un feedback che prevede gratificazione a quella fantasia del bambino sopra citata. I vantaggi dell’utilizzo della robotica a scuola sono svariati, in particolare permette lo sviluppo del pensiero computazionale -Computational Thinking- visto come skill fondamentale per tutti i futuri cittadini e della competenza digitale, ovvero il saper utilizzare con spirito critico e dimestichezza la tecnologia nella società dell’informazione. Pilastro fondamentale della robotica educativa è Seymour Papert, inventore del linguaggio LOGO e del primo robottino programmato con tale linguaggio. Lo studioso propone un modello di apprendimento basato sul problem solving creativo: gli allievi attraverso la manipolazione della realtà diventano osservatori attivi e fanno di queste osservazioni un costrutto dal quale partire per integrare le nuove informazioni all’interno della propria struttura mentale. Ma quindi l’uso della robotica educativa permette il potenziamento cognitivo e l’inclusione? Sembra possibile rispondere in modo affermativo in quanto programmare con i robot richiede la pianificazione mentale di una complessa sequenza di azioni prima che questa venga eseguita e necessita di alcune funzioni cognitive complesse, quali il problem solving, il ragionamento logico e l’astrazione. Inoltre si può notare, in base alle ricerche effettuate, che essa è utile non solo per i bambini a sviluppo tipico ma anche per coloro che hanno Bisogni Educativi Speciali. Il LRE permette condivisione e inclusione nella classe, superando tutti quei pregiudizi e quelle prevenzioni tipiche nei soggetti che non conoscono. Il Laboratorio di Robotica Educativa fornisce un valido aiuto ai bambini in difficoltà, in quanto favorisce lo sviluppo di quelle competenze che spesso vengono sottovalutate durante le lezioni standard.
La robotica educativa: uno strumento a servizio dell'apprendimento e dell'inclusione
CAVALLO, ELEONORA
2021/2022
Abstract
Nel mondo moderno e di conseguenza nella scuola le tecnologie sono diventate pervasive ed il loro uso ha portato inevitabilmente ad una serie di cambiamenti riguardo il modo di intendere l’istruzione e l’apprendimento. Le nuove tecnologie permettono l’adattamento dei percorsi formativi e dei curricoli scolastici garantendo quella personalizzazione e differenziazione indispensabile per una scuola che voglia dirsi davvero inclusiva. Anche i nostri studenti sono cambiati, elaborano le informazioni in modo completamente diverso rispetto alle generazioni precedenti e sono multitasking: sono i digital natives come li definisce Marc Prensky. Le tecnologie a scuola però non ricoprono sempre un ruolo attivo, ma talvolta vengono vissute dagli allievi in maniera passiva. Bisogna puntare a quelle tecnologie che vengono definite educative, che stimolano la fantasia e che conducono a nuovi scenari per l’apprendimento e per la crescita. L’introduzione dei robot a scuola va proprio in questa direzione, essi forniscono un feedback attivo, un feedback che prevede gratificazione a quella fantasia del bambino sopra citata. I vantaggi dell’utilizzo della robotica a scuola sono svariati, in particolare permette lo sviluppo del pensiero computazionale -Computational Thinking- visto come skill fondamentale per tutti i futuri cittadini e della competenza digitale, ovvero il saper utilizzare con spirito critico e dimestichezza la tecnologia nella società dell’informazione. Pilastro fondamentale della robotica educativa è Seymour Papert, inventore del linguaggio LOGO e del primo robottino programmato con tale linguaggio. Lo studioso propone un modello di apprendimento basato sul problem solving creativo: gli allievi attraverso la manipolazione della realtà diventano osservatori attivi e fanno di queste osservazioni un costrutto dal quale partire per integrare le nuove informazioni all’interno della propria struttura mentale. Ma quindi l’uso della robotica educativa permette il potenziamento cognitivo e l’inclusione? Sembra possibile rispondere in modo affermativo in quanto programmare con i robot richiede la pianificazione mentale di una complessa sequenza di azioni prima che questa venga eseguita e necessita di alcune funzioni cognitive complesse, quali il problem solving, il ragionamento logico e l’astrazione. Inoltre si può notare, in base alle ricerche effettuate, che essa è utile non solo per i bambini a sviluppo tipico ma anche per coloro che hanno Bisogni Educativi Speciali. Il LRE permette condivisione e inclusione nella classe, superando tutti quei pregiudizi e quelle prevenzioni tipiche nei soggetti che non conoscono. Il Laboratorio di Robotica Educativa fornisce un valido aiuto ai bambini in difficoltà, in quanto favorisce lo sviluppo di quelle competenze che spesso vengono sottovalutate durante le lezioni standard.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/85758