La mostra "Arte Programmata", inaugurata il 15 maggio 1962 nel negozio Olivetti della galleria Vittorio Emanuele di Milano, fu la prima mostra di arte cinetica tenutasi in Italia. Nata dalle intuizioni di Bruno Munari e dai gruppi e personalità che in quegli anni realizzavano opere cinetiche che in seguito sarebbero rientrate a pieno titolo nella categoria di “Opera Aperta” di Umberto Eco, la mostra riscosse molto successo e l'Italia divenne officina di innovazioni artistiche nel mondo. Tale movimento artistico però non era una corrente isolata e fine a se stessa, in Europa e nel mondo in generale già dagli anni Cinquanta era iniziata una rincorsa all'arte cinetica. Vari esponenti e gruppi a partire dalla Francia, dalla mostra parigina del 1955 presso la Galleria Denis René, intitolata “Le Mouvement”, si riunirono e collaborarono per la realizzazione di nuove mostre da Zagabria a New York, passando da Roma, Amsterdam, Stoccolma, Londra etc... ma qual era l'elemento che legava tutti questi gruppi, tutte queste mostre? Era la ricerca d'unione di innovazione tecnologica ed estetica, in un magma artistico che mirava al futuro grazie all'innovazione del movimento. Di fatto questa ricerca affondava le sue radici nella Storia: dalle prime invenzioni quali gli ingranaggi e l'argano dell'antica Grecia ai mulini romani, dalle fucine medievali agli automi rinascimentali, dalle macchine a vapore dell'Ottocento alle opere cinetiche del Novecento. Le opere infatti dotate di un gradiente cinetico erano mutevoli e variavano nel tempo presentandosi all'osservatore come sempre nuove, in un continuo divenire. E l'unione del movimento con le nuove tecnologie, i nuovi materiali industriali, facevano di queste opere uno spiraglio che mirava direttamente al divenire, opere che si proiettavano nel domani.
Arte Programmata: la mostra al negozio Olivetti
CARGNINO, SAMUELE
2021/2022
Abstract
La mostra "Arte Programmata", inaugurata il 15 maggio 1962 nel negozio Olivetti della galleria Vittorio Emanuele di Milano, fu la prima mostra di arte cinetica tenutasi in Italia. Nata dalle intuizioni di Bruno Munari e dai gruppi e personalità che in quegli anni realizzavano opere cinetiche che in seguito sarebbero rientrate a pieno titolo nella categoria di “Opera Aperta” di Umberto Eco, la mostra riscosse molto successo e l'Italia divenne officina di innovazioni artistiche nel mondo. Tale movimento artistico però non era una corrente isolata e fine a se stessa, in Europa e nel mondo in generale già dagli anni Cinquanta era iniziata una rincorsa all'arte cinetica. Vari esponenti e gruppi a partire dalla Francia, dalla mostra parigina del 1955 presso la Galleria Denis René, intitolata “Le Mouvement”, si riunirono e collaborarono per la realizzazione di nuove mostre da Zagabria a New York, passando da Roma, Amsterdam, Stoccolma, Londra etc... ma qual era l'elemento che legava tutti questi gruppi, tutte queste mostre? Era la ricerca d'unione di innovazione tecnologica ed estetica, in un magma artistico che mirava al futuro grazie all'innovazione del movimento. Di fatto questa ricerca affondava le sue radici nella Storia: dalle prime invenzioni quali gli ingranaggi e l'argano dell'antica Grecia ai mulini romani, dalle fucine medievali agli automi rinascimentali, dalle macchine a vapore dell'Ottocento alle opere cinetiche del Novecento. Le opere infatti dotate di un gradiente cinetico erano mutevoli e variavano nel tempo presentandosi all'osservatore come sempre nuove, in un continuo divenire. E l'unione del movimento con le nuove tecnologie, i nuovi materiali industriali, facevano di queste opere uno spiraglio che mirava direttamente al divenire, opere che si proiettavano nel domani.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/85743