Viviamo in una società della mostrazione dove il bisogno di apparire è diventato primario. Tutti gareggiano contro tutti in una gara contro il tempo, la resa e la sconfitta non sono ammissibili e il fine giustifica i mezzi. Lo spettacolo La merda di Cristian Ceresoli, di cui io propongo uno studio, racconta la storia dell’umiliazione che i figli di questa società sono costretti a subire. La protagonista, di cui non si conosce nome o età, rappresenta l’umanità intera costretta a interagire con i parametri che la società le impone, con la consapevolezza di non essere mai abbastanza. Questo spettacolo, un monologo che rappresenta una confessione urlata da una donna nuda, piccola e con grandi cosce, intende opporsi a tale società dello spettacolo, comandata da un’élite di uomini inetti e disinteressati al bene dei cittadini. L’Italia ha tentato di contrastare la sua rappresentazione con una forte censura fin dai suoi esordi e, successivamente al successo mondiale, fingendo di reintegrarlo continuò una politica di opposizione e isolamento. La Merda è una parabola della vita condizionata da una mentalità capitalista, caratterizzata da una semantica sacrificale, dove il bisogno di farcela risulta insaziabile e per opporsi al sistema ci vuole troppo coraggio. La donna crede che la soluzione finale sia abituarsi: accettare le condizioni imposte, acconsentire ad ogni rinuncia reclamata, resistere ad ogni ingiustizia e continuare a credere che un giorno riuscirà a raggiungere quindici minuti di successo. Attraverso lo studio di questo spettacolo, io domando se ci sia un’alternativa alla soluzione finale prevista dalla società. Questo spettacolo rappresenta un’azione di coraggio e di opposizione, attraverso cui Cristian Ceresoli e la sua attrice e co-autrice Silvia Gallerano comprendono la necessità di una resistenza e rifiuto della strada preimpostata da chi vuole controllarci, cessando di nutrire il loro bisogno di farcela. L’alternativa è possibile.

L'insaziabile bisogno di farcela. Studio sullo spettacolo La Merda di Cristian Ceresoli.

MANCINI, ANASTASIA
2021/2022

Abstract

Viviamo in una società della mostrazione dove il bisogno di apparire è diventato primario. Tutti gareggiano contro tutti in una gara contro il tempo, la resa e la sconfitta non sono ammissibili e il fine giustifica i mezzi. Lo spettacolo La merda di Cristian Ceresoli, di cui io propongo uno studio, racconta la storia dell’umiliazione che i figli di questa società sono costretti a subire. La protagonista, di cui non si conosce nome o età, rappresenta l’umanità intera costretta a interagire con i parametri che la società le impone, con la consapevolezza di non essere mai abbastanza. Questo spettacolo, un monologo che rappresenta una confessione urlata da una donna nuda, piccola e con grandi cosce, intende opporsi a tale società dello spettacolo, comandata da un’élite di uomini inetti e disinteressati al bene dei cittadini. L’Italia ha tentato di contrastare la sua rappresentazione con una forte censura fin dai suoi esordi e, successivamente al successo mondiale, fingendo di reintegrarlo continuò una politica di opposizione e isolamento. La Merda è una parabola della vita condizionata da una mentalità capitalista, caratterizzata da una semantica sacrificale, dove il bisogno di farcela risulta insaziabile e per opporsi al sistema ci vuole troppo coraggio. La donna crede che la soluzione finale sia abituarsi: accettare le condizioni imposte, acconsentire ad ogni rinuncia reclamata, resistere ad ogni ingiustizia e continuare a credere che un giorno riuscirà a raggiungere quindici minuti di successo. Attraverso lo studio di questo spettacolo, io domando se ci sia un’alternativa alla soluzione finale prevista dalla società. Questo spettacolo rappresenta un’azione di coraggio e di opposizione, attraverso cui Cristian Ceresoli e la sua attrice e co-autrice Silvia Gallerano comprendono la necessità di una resistenza e rifiuto della strada preimpostata da chi vuole controllarci, cessando di nutrire il loro bisogno di farcela. L’alternativa è possibile.
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