Il presente elaborato nasce dalla volontà di indagare l’interesse nutrito da Alberto Savinio per il cinema, una componente non secondaria del suo bagaglio culturale, rimasta finora in penombra. Artista poliedrico e prolifico, appassionato di musica, letteratura e teatro, Savinio fu anche un assiduo frequentatore delle sale cinematografiche. Ma egli non fu solo un semplice spettatore: riferimenti al cinema sono presenti in quasi tutte le sue opere letterarie, sotto forma di annotazioni, citazioni, curiosità e giudizi. Nel primo capitolo, attraverso un breve excursus sulla storia del cinema americano ed europeo dei primi decenni del XX secolo, con particolare attenzione a quello francese, tedesco e italiano, si è voluto ripercorrere le tappe fondamentali che hanno permesso a Savinio di avvicinarsi a questa arte nascente. Una delle sue prime attività svolte in questo campo fu quella di critico cinematografico. Savinio scrisse recensioni di film per molteplici riviste, tra cui «Galleria» (1924), «L’Ambrosiano» (1931-1933), «La Stampa» (1933-1943), «La Nazione» (1933-1938), «Il Tempo» (1944-1946) e «Il Corriere della Sera» (1946-1952). Nel secondo capitolo, pertanto, è stata posta l’attenzione su due riviste in particolare: «Lavoro Fascista» e «Oggi», a cui Savinio ha collaborato negli anni Trenta con numerosissimi articoli. La prima è una rivista filofascista alla quale Savinio, titolare di ben cinque rubriche, collabora tra il 1936 e il 1939 con circa duecentocinquanta articoli. Per via della natura di questo giornale, è stato necessario introdurre un breve cenno sull’atteggiamento assunto dall’autore nei confronti della politica del regime di quegli anni. «Oggi» è, invece, un settimanale che vede la partecipazione di Savinio soltanto tra il 1939 e il 1940, e che conta ben trentuno articoli dedicati a svariati film, perlopiù francesi, ma anche italiani, tedeschi e inglesi. Attraverso l’analisi dei suoi scritti cinematografici è stato possibile comprendere meglio l’idea che Savinio deve avere avuto di questo nuovo mezzo di comunicazione e la tipologia di film che ha preferito nel corso della sua vita di spettatore e critico. Tuttavia, l’autore non si lasciò mai intrappolare facilmente in una teoria univoca, pertanto risulta complicato definire che tipo di critico fosse e che gusti avesse in ambito cinematografico. Nel corso della sua carriera artistica, Savinio si dedicò anche all’ideazione di alcuni soggetti cinematografici e partecipò alla produzione di alcuni film, per esempio il documentario Andrea Mantegna, insieme al regista Malatesta, unica occasione per l’autore di vedere il proprio nome sul grande schermo. Nel terzo capitolo è stato possibile verificare l’irrealizzabilità delle sue proposte di soggetti cinematografici, di ispirazione surrealista e coerenti con i temi mitici prediletti dall’autore nella sua produzione letteraria, e pertanto anacronistici e inadatti ad essere rappresentati al cinema, soprattutto in un periodo storico in cui si stava sviluppando in Italia la corrente neorealista, che proponeva storie contemporanee basate su eventi reali e drammatici. L’insuccesso di questi suoi soggetti cinematografici portò Savinio ad avvicinarsi, negli ultimi anni della sua vita, nuovamente al teatro, arte per certi versi simile al cinema, a cui l’autore dedica alcuni scritti di riflessione e le ultime energie prima di morire il 5 maggio 1952. L’obiettivo finale di questa tesi è, dunque, quello di presentare un quadro il più possibile chiaro e completo del pensiero saviniano sul cinema, leggendo ed esaminando una cospicua parte dei suoi scritti sul e per il cinema, tenendo anche in considerazione le altre forme d’arte di cui l’autore si è occupato (teatro, pittura, letteratura) e il contesto storico-artistico che lo ha influenzato.

Alberto Savinio critico e soggettista cinematografico (1931-1949)

LISCIO, ANGELICA
2021/2022

Abstract

Il presente elaborato nasce dalla volontà di indagare l’interesse nutrito da Alberto Savinio per il cinema, una componente non secondaria del suo bagaglio culturale, rimasta finora in penombra. Artista poliedrico e prolifico, appassionato di musica, letteratura e teatro, Savinio fu anche un assiduo frequentatore delle sale cinematografiche. Ma egli non fu solo un semplice spettatore: riferimenti al cinema sono presenti in quasi tutte le sue opere letterarie, sotto forma di annotazioni, citazioni, curiosità e giudizi. Nel primo capitolo, attraverso un breve excursus sulla storia del cinema americano ed europeo dei primi decenni del XX secolo, con particolare attenzione a quello francese, tedesco e italiano, si è voluto ripercorrere le tappe fondamentali che hanno permesso a Savinio di avvicinarsi a questa arte nascente. Una delle sue prime attività svolte in questo campo fu quella di critico cinematografico. Savinio scrisse recensioni di film per molteplici riviste, tra cui «Galleria» (1924), «L’Ambrosiano» (1931-1933), «La Stampa» (1933-1943), «La Nazione» (1933-1938), «Il Tempo» (1944-1946) e «Il Corriere della Sera» (1946-1952). Nel secondo capitolo, pertanto, è stata posta l’attenzione su due riviste in particolare: «Lavoro Fascista» e «Oggi», a cui Savinio ha collaborato negli anni Trenta con numerosissimi articoli. La prima è una rivista filofascista alla quale Savinio, titolare di ben cinque rubriche, collabora tra il 1936 e il 1939 con circa duecentocinquanta articoli. Per via della natura di questo giornale, è stato necessario introdurre un breve cenno sull’atteggiamento assunto dall’autore nei confronti della politica del regime di quegli anni. «Oggi» è, invece, un settimanale che vede la partecipazione di Savinio soltanto tra il 1939 e il 1940, e che conta ben trentuno articoli dedicati a svariati film, perlopiù francesi, ma anche italiani, tedeschi e inglesi. Attraverso l’analisi dei suoi scritti cinematografici è stato possibile comprendere meglio l’idea che Savinio deve avere avuto di questo nuovo mezzo di comunicazione e la tipologia di film che ha preferito nel corso della sua vita di spettatore e critico. Tuttavia, l’autore non si lasciò mai intrappolare facilmente in una teoria univoca, pertanto risulta complicato definire che tipo di critico fosse e che gusti avesse in ambito cinematografico. Nel corso della sua carriera artistica, Savinio si dedicò anche all’ideazione di alcuni soggetti cinematografici e partecipò alla produzione di alcuni film, per esempio il documentario Andrea Mantegna, insieme al regista Malatesta, unica occasione per l’autore di vedere il proprio nome sul grande schermo. Nel terzo capitolo è stato possibile verificare l’irrealizzabilità delle sue proposte di soggetti cinematografici, di ispirazione surrealista e coerenti con i temi mitici prediletti dall’autore nella sua produzione letteraria, e pertanto anacronistici e inadatti ad essere rappresentati al cinema, soprattutto in un periodo storico in cui si stava sviluppando in Italia la corrente neorealista, che proponeva storie contemporanee basate su eventi reali e drammatici. L’insuccesso di questi suoi soggetti cinematografici portò Savinio ad avvicinarsi, negli ultimi anni della sua vita, nuovamente al teatro, arte per certi versi simile al cinema, a cui l’autore dedica alcuni scritti di riflessione e le ultime energie prima di morire il 5 maggio 1952. L’obiettivo finale di questa tesi è, dunque, quello di presentare un quadro il più possibile chiaro e completo del pensiero saviniano sul cinema, leggendo ed esaminando una cospicua parte dei suoi scritti sul e per il cinema, tenendo anche in considerazione le altre forme d’arte di cui l’autore si è occupato (teatro, pittura, letteratura) e il contesto storico-artistico che lo ha influenzato.
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