This thesis introduces the concept of rootstocks, their components, and the techniques used to produce grafted plants. It also examines potential issues arising from improper grafting, such as graft incompatibility, which may cause rapid plant desiccation, stunted growth, or low productivity. Rootstocks significantly affect plant size, influencing planting system designs and various farm management practices. This was notably evident in cherry cultivation in the early 2000s when planting densities were reduced, and manual operations were transformed. Smaller tree sizes and productive wall systems led to more efficient practices and increased profitability. Currently, rootstocks form the critical connection between the cultivated commercial variety and the soil, enabling plants to withstand extreme environmental conditions that are becoming more frequent due to climate change. Research is actively addressing challenges such as kiwi vine decline syndrome, a condition causing rapid desiccation and substantial economic losses. This study investigates the responses of six different rootstock genotypes to the disease, analyzing factors such as root expansion, canopy volume, storage of proteins and mineral elements in roots, total non-structural carbohydrates (TNCs), graphical observations of root systems, and potential correlations with kiwi vine decline symptoms. Samples were evenly collected from four geographically close sites with similar soil structures and textures to ensure consistent results, minimizing the influence of geographic and environmental variability. The findings identified certain genotypes as more resistant to the disease while offering essential insights for ongoing research. These results indicate that tackling this issue may require not only resilient rootstocks but also adjustments in kiwi cultivation methods, such as adopting alternative training systems or pruning techniques.

In questo elaborato finale viene introdotto il portainnesto, le sue varie componenti e le metodologie con cui viene ottenuta una pianta innestata e i vari problemi in cui si può incombere se si sbaglia ad innestare, come la disaffinità d’innesto, che causa un disseccamento rapido della pianta, oppure si può ottenere una crescita stentata della pianta e scarsi risultati produttivi. Il portainnesto inoltre influisce soprattutto sulle dimensioni delle piante, e di conseguenza sulla progettazione del sesto d’impianto e di diverse gestioni aziendali; questo si è riscontrato moltissimo all’inizio degli anni 2000, nel ciliegio, dove i sesti d’impianto vennero sensibilmente ridotti e le lavorazioni manuali stravolte, dato che si riuscì ad ottenere una pianta di ridotte dimensioni e con produzione in parete. Ciò ha ottenuto moltissimi riscontri in agricoltura perché diminuendo le lavorazioni si aumentava il profitto. Attualmente i portainnesti essendo l’anello di congiunzione tra la cultivar commerciale che viene coltivata e il terreno riescono a resistere in estreme condizioni ambientali, che con l’avvento dei cambiamenti climatici sono sempre più frequenti... Ed è per questo che attualmente sono in atto molte ricerche per cercare di ottenere una resistenza contro la moria del kiwi, che comporta un rapido disseccamento delle piante e una conseguente perdita economica. Le ricerche sono ancora da ultimare, ma nell’articolo preso in esame in questo elaborato si sono state analizzate le risposte di sei genotipi differenti in qualità di portainnesto, analizzando aspetti come: espansione delle radici, volume della chioma, contenuto in proteine e di elementi minerali di riserva presenti nelle radici, di TNC (carboidrati non strutturali totali), osservazione grafica delle radici ed eventuale ricollegamento ad un presunto attacco di moria del kiwi. Tutti i campioni analizzati provenivano in parti uguali da quattro diversi siti di studio non distanti tra loro, e con caratteristiche di struttura e tessitura simili, in modo da ottenere i risultati il più simile possibile, così da avere una rappresentazione oggettiva dei risultati, senza l’influenza delle coordinate geografiche, di esposizione o di caratteristiche del terreno. Lo studio ha evidenziato diversi genotipi come induttori di maggiore resistenza, ma ha riportato allo stesso tempo informazioni fondamentali per continuare gli studi contro questa malattia, considerando che il portainnesto da solo non basta, e probabilmente si avranno cambiamenti nel modo di coltivare il kiwi, magari cambiando la forma di allevamento o le metodologie di potatura.

I portainnesti come base evolutiva delle colture frutticole

GIOLITTI, SIMONE
2023/2024

Abstract

In questo elaborato finale viene introdotto il portainnesto, le sue varie componenti e le metodologie con cui viene ottenuta una pianta innestata e i vari problemi in cui si può incombere se si sbaglia ad innestare, come la disaffinità d’innesto, che causa un disseccamento rapido della pianta, oppure si può ottenere una crescita stentata della pianta e scarsi risultati produttivi. Il portainnesto inoltre influisce soprattutto sulle dimensioni delle piante, e di conseguenza sulla progettazione del sesto d’impianto e di diverse gestioni aziendali; questo si è riscontrato moltissimo all’inizio degli anni 2000, nel ciliegio, dove i sesti d’impianto vennero sensibilmente ridotti e le lavorazioni manuali stravolte, dato che si riuscì ad ottenere una pianta di ridotte dimensioni e con produzione in parete. Ciò ha ottenuto moltissimi riscontri in agricoltura perché diminuendo le lavorazioni si aumentava il profitto. Attualmente i portainnesti essendo l’anello di congiunzione tra la cultivar commerciale che viene coltivata e il terreno riescono a resistere in estreme condizioni ambientali, che con l’avvento dei cambiamenti climatici sono sempre più frequenti... Ed è per questo che attualmente sono in atto molte ricerche per cercare di ottenere una resistenza contro la moria del kiwi, che comporta un rapido disseccamento delle piante e una conseguente perdita economica. Le ricerche sono ancora da ultimare, ma nell’articolo preso in esame in questo elaborato si sono state analizzate le risposte di sei genotipi differenti in qualità di portainnesto, analizzando aspetti come: espansione delle radici, volume della chioma, contenuto in proteine e di elementi minerali di riserva presenti nelle radici, di TNC (carboidrati non strutturali totali), osservazione grafica delle radici ed eventuale ricollegamento ad un presunto attacco di moria del kiwi. Tutti i campioni analizzati provenivano in parti uguali da quattro diversi siti di studio non distanti tra loro, e con caratteristiche di struttura e tessitura simili, in modo da ottenere i risultati il più simile possibile, così da avere una rappresentazione oggettiva dei risultati, senza l’influenza delle coordinate geografiche, di esposizione o di caratteristiche del terreno. Lo studio ha evidenziato diversi genotipi come induttori di maggiore resistenza, ma ha riportato allo stesso tempo informazioni fondamentali per continuare gli studi contro questa malattia, considerando che il portainnesto da solo non basta, e probabilmente si avranno cambiamenti nel modo di coltivare il kiwi, magari cambiando la forma di allevamento o le metodologie di potatura.
Rootstocks as the evolutionary basis of fruit crops
This thesis introduces the concept of rootstocks, their components, and the techniques used to produce grafted plants. It also examines potential issues arising from improper grafting, such as graft incompatibility, which may cause rapid plant desiccation, stunted growth, or low productivity. Rootstocks significantly affect plant size, influencing planting system designs and various farm management practices. This was notably evident in cherry cultivation in the early 2000s when planting densities were reduced, and manual operations were transformed. Smaller tree sizes and productive wall systems led to more efficient practices and increased profitability. Currently, rootstocks form the critical connection between the cultivated commercial variety and the soil, enabling plants to withstand extreme environmental conditions that are becoming more frequent due to climate change. Research is actively addressing challenges such as kiwi vine decline syndrome, a condition causing rapid desiccation and substantial economic losses. This study investigates the responses of six different rootstock genotypes to the disease, analyzing factors such as root expansion, canopy volume, storage of proteins and mineral elements in roots, total non-structural carbohydrates (TNCs), graphical observations of root systems, and potential correlations with kiwi vine decline symptoms. Samples were evenly collected from four geographically close sites with similar soil structures and textures to ensure consistent results, minimizing the influence of geographic and environmental variability. The findings identified certain genotypes as more resistant to the disease while offering essential insights for ongoing research. These results indicate that tackling this issue may require not only resilient rootstocks but also adjustments in kiwi cultivation methods, such as adopting alternative training systems or pruning techniques.
Autorizzo consultazione esterna dell'elaborato
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Relazione finale-GiolittiSimone.pdf

non disponibili

Dimensione 2.2 MB
Formato Adobe PDF
2.2 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/8563