Questa tesi nasce con l’intento di approfondire la personalità e il percorso artistico di un argentiere astigiano, Giovanni Tommaso Groppa, attivo, in base alle opere finora identificate, almeno dal 1693 al 1718. Come vale per il resto dell’argenteria in confronto alle arti maggiori, l’operato di Giovanni Tommaso è stato poco esaminato: grazie solo a studi recenti sono emersi tanti nuovi dettagli insieme al corpus assestato delle sue opere. Durante il controllo e l’analisi di una serie di testi mirati, in prevalenza riguardanti il contesto astigiano, si è notato che il nome dell’artista non è stato poi del tutto trascurato. Giovanni Tommaso fu l’esponente più celebre della famiglia Groppa, presente ad Asti già dagli anni dieci del Seicento, e guidò la bottega fondata dal bisnonno Giovanni Andrea. Giovanni Tommaso si affermò nella produzione di argenterie di carattere religioso, realizzate prevalentemente per la committenza ecclesiastica, in particolare per il vescovo di Asti, Innocenzo Milliavacca. L’argentiere astigiano ottenne grande approvazione, raggiungendo anche un buon riconoscimento al livello sociale. La sua produzione interessò non solo l’astigiano ma anche Fossano, Torino e Alba. Tra le opere più rilevanti giunte fino a noi spiccano per qualità e documentazione la statua dell’Assunta, l’ostensorio di Abramo e Melchisedech, il calice della Flagellazione, l’ostensorio della Santissima Trinità, il calice con i putti della chiesa di San Paolo, il reliquiario di San Lorenzo, l’ostensorio di San Secondo, la prima opera sulla quale fu identificato il marchio di Giovanni Tommaso e collegato all’argentiere astigiano per la prima volta in relazione all’ostensorio dell’Immacolata Concezione. Il figlio di Groppa, Giovanni Battista, a cui oggi sono attribuite due opere, non pare aver raggiunto la qualità artistica del padre e i nipoti non sembrano aver intrapreso il mestiere familiare. L’elaborato finale è articolato in quattro capitoli. Nel primo si dà un breve accenno sull’argenteria piemontese e sullo stato degli studi a riguardo. Il secondo invece è incentrato su Giovanni Tommaso Groppa: si è riesaminata la fortuna critica attraverso le fonti, che riunite insieme permettono di dare una visione più ampia sugli studi; si è ricostruita la storia della vita dell’argentiere astigiano; si sono analizzati i committenti conosciuti, le caratteristiche del suo stile, le nuove opere identificate grazie alle ricerche svolte sul sito BeWeb, che raccoglie i beni artistici schedati di 2 proprietà ecclesiastica, e si sono approfonditi i problemi che riguardano il suo marchio distintivo e alcune opere attribuite a lui o alla sua bottega. Il terzo capitolo è dedicato alla figura di Innocenzo Milliavacca, abate cistercense di origini milanesi, poi vescovo di Asti dal 1693 al 1714, nonché principale committente di Groppa, attraverso tre paragrafi che oltre le commissioni all’argentiere astigiano, affrontano la vita del prelato, la sua personalità, le opere commissionate agli artisti nel periodo carmagnolese e in quello astigiano. L’ultimo riunisce le schede delle opere di Giovanni Tommaso.

Giovanni Tommaso Groppa (1654-1741). Aggiornamenti su di un protagonista dell’argenteria astigiana

SKLIAR, VALENTINAS
2021/2022

Abstract

Questa tesi nasce con l’intento di approfondire la personalità e il percorso artistico di un argentiere astigiano, Giovanni Tommaso Groppa, attivo, in base alle opere finora identificate, almeno dal 1693 al 1718. Come vale per il resto dell’argenteria in confronto alle arti maggiori, l’operato di Giovanni Tommaso è stato poco esaminato: grazie solo a studi recenti sono emersi tanti nuovi dettagli insieme al corpus assestato delle sue opere. Durante il controllo e l’analisi di una serie di testi mirati, in prevalenza riguardanti il contesto astigiano, si è notato che il nome dell’artista non è stato poi del tutto trascurato. Giovanni Tommaso fu l’esponente più celebre della famiglia Groppa, presente ad Asti già dagli anni dieci del Seicento, e guidò la bottega fondata dal bisnonno Giovanni Andrea. Giovanni Tommaso si affermò nella produzione di argenterie di carattere religioso, realizzate prevalentemente per la committenza ecclesiastica, in particolare per il vescovo di Asti, Innocenzo Milliavacca. L’argentiere astigiano ottenne grande approvazione, raggiungendo anche un buon riconoscimento al livello sociale. La sua produzione interessò non solo l’astigiano ma anche Fossano, Torino e Alba. Tra le opere più rilevanti giunte fino a noi spiccano per qualità e documentazione la statua dell’Assunta, l’ostensorio di Abramo e Melchisedech, il calice della Flagellazione, l’ostensorio della Santissima Trinità, il calice con i putti della chiesa di San Paolo, il reliquiario di San Lorenzo, l’ostensorio di San Secondo, la prima opera sulla quale fu identificato il marchio di Giovanni Tommaso e collegato all’argentiere astigiano per la prima volta in relazione all’ostensorio dell’Immacolata Concezione. Il figlio di Groppa, Giovanni Battista, a cui oggi sono attribuite due opere, non pare aver raggiunto la qualità artistica del padre e i nipoti non sembrano aver intrapreso il mestiere familiare. L’elaborato finale è articolato in quattro capitoli. Nel primo si dà un breve accenno sull’argenteria piemontese e sullo stato degli studi a riguardo. Il secondo invece è incentrato su Giovanni Tommaso Groppa: si è riesaminata la fortuna critica attraverso le fonti, che riunite insieme permettono di dare una visione più ampia sugli studi; si è ricostruita la storia della vita dell’argentiere astigiano; si sono analizzati i committenti conosciuti, le caratteristiche del suo stile, le nuove opere identificate grazie alle ricerche svolte sul sito BeWeb, che raccoglie i beni artistici schedati di 2 proprietà ecclesiastica, e si sono approfonditi i problemi che riguardano il suo marchio distintivo e alcune opere attribuite a lui o alla sua bottega. Il terzo capitolo è dedicato alla figura di Innocenzo Milliavacca, abate cistercense di origini milanesi, poi vescovo di Asti dal 1693 al 1714, nonché principale committente di Groppa, attraverso tre paragrafi che oltre le commissioni all’argentiere astigiano, affrontano la vita del prelato, la sua personalità, le opere commissionate agli artisti nel periodo carmagnolese e in quello astigiano. L’ultimo riunisce le schede delle opere di Giovanni Tommaso.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/85177